Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Terapia Sperimentale attraversa barriera sanguigna del cervello per curare malattie neurologiche

Barriera emato-encefalica - da WikipediaRicercatori del Medical Center del Children's Hospital di Cincinnati hanno superato una sfida importante per il trattamento di malattie del cervello, progettando una terapia molecolare sperimentale che attraversa la barriera emato-encefalica per invertire la malattia neurologica da accumulo lisosomiale nei topi.

"Questo studio fornisce una procedura non invasiva che punta alla barriera emato-encefalica e trasporta agenti terapeutici a grandi molecole per il trattamento di malattie neurologiche da accumulo lisosomiale. I risultati permetteranno lo sviluppo di farmaci che possono essere testati per le malattie cerebrali come il Parkinson e l'Alzheimer", scrive Dao Pan, PhD, ricercatore principale dello studio e ricercatore del Cancer and Blood Diseases Institute nel Children's di Cincinnati.


Pubblicato on-line nell'edizione di PNAS del 4 Febbraio, lo studio è stato condotto dai ricercatori che hanno assemblato gli agenti di grandi dimensioni molecolari, fondendo parte di una proteina grassa chiamata apolipoproteina E (APOE), con un enzima terapeutico lisosomiale chiamato aL-idurondase (IDUA). Chamandoli IDUAe1 e IDUAe2, i ricercatori hanno inizialmente usato gli agenti per trattare cellule umane della malattia mucopolisaccaridosi tipo I (MPS I) in coltura in laboratorio. Hanno anche testato gli agenti su modelli murini di MPS I.


La MPS I è una delle più comuni malattie da accumulo lisosomiale che influenzano il sistema nervoso centrale, che in forma grave può diventare la sindrome di Hurler. Negli esseri umani, i pazienti possono soffrire di idrocefalo, ritardi di apprendimento e altri deficit cognitivi. Se non trattata, molti pazienti muoiono all'età di 10 anni.


I lisosomi fanno parte dei meccanismi interni della cellula, e servono come sistema di smaltimento dei rifiuti che aiuta le cellule a liberarsi dei detriti per mantenere la normale funzione. Nelle malattie da accumulo lisosomiale come la MPS I, mancano gli enzimi necessari per sciogliere i residui, permettendo ai detriti di accumularsi nelle cellule fino a quando non funzionano più correttamente. Nella MPS I, cellule mancano dell'enzima IDUA, consentendo un accumulo anomalo di un gruppo di grandi molecole chiamate glicosaminoglicani nel cervello e in altri organi.


I ricercatori di questo studio hanno usato la nuova procedura terapeutica per portare IDUA alle cellule cerebrali. Ma prima hanno dovuto progettare, riuscendoci, la terapia per portare IDUA attraverso la barriera emato-encefalica alle cellule cerebrali malate.


Un micro vaso sanguigno corticale
colorato nella proteina ZO-1 della
barriera emato-encefalica


La barriera ematoencefalica è un blocco fisiologico che altera la permeabilità dei piccolissimi vasi sanguigni, chiamati capillari, nel cervello. Il suo scopo è proteggere il cervello, impedendo ad alcuni farmaci, agenti patogeni e altre sostanze estranee di entrare nei tessuti cerebrali. La barriera è stata finora un impedimento insormontabile al trattamento di malattie del cervello con farmaci.


Gli scienziati hanno sperimentato un insieme di componenti derivati dalla proteina grassa apoE, che si lega ai recettori grassi sulle cellule endoteliali che formano la superficie interna dei capillari nella barriera emato-encefalica. Hanno scoperto che, codificando alcuni dei componenti dell'apoE nell'enzima IDUA, si permette alla proteina modificata di attaccarsi alle cellule endoteliali e di attraversarle per raggiungere i tessuti cerebrali.


I ricercatori hanno iniettato IDUAe1 sperimentale nelle vene della coda di modelli murini di MPS I. I test hanno mostrato che (a differenza dei trattamenti enzimatici non-modificati attualmente disponibili) l'enzima modificato penetra la barriera emato-encefalica ed entra nei neuroni e negli astrociti in modo proporzionale alla dose.


I ricercatori riferiscono anche che le cellule cerebrali dei topi trattati presentano livelli normalizzati di glicosaminoglicani e dell'enzima lisosomiale beta-esosaminidasi. Continuando il trattamento con terapia genica via cellule staminali ematopoietiche, i livelli normalizzati sono durati fino al termine di un periodo di cinque mesi di osservazione, dicono i ricercatori.


Gli scienziati continuano gli studi preclinici per verificare ulteriormente l'uso degli agenti sperimentali a base di IDUA per il trattamento della MPS I, avvertendo che può essere difficile traslare i risultati sui topi di laboratorio in applicazioni cliniche sull'uomo. I ricercatori stanno anche verificando se la procedura terapeutica a grandi molecole usata in questo studio può essere sfruttata per sviluppare altri agenti neuroterapeutici che attraversano la barriera emato-encefalica.


Ha collaborato allo studio anche Roscoe O. Brady, MD, ricercatore e scienziato emerito dell'Istituto Nazionale dei Disordini Neurologici e Ictus. Il sostegno finanziario per lo studio è stato fornito dal National Institutes of Health.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale del Cincinnati Children's Hospital Medical Center.

Riferimento:
Daren Wang, Salim S. El-Amouri, Mei Dai, Chia-Yi Kuan, David Y. Hui, Roscoe O. Brady, and Dao Pan. Engineering a lysosomal enzyme with a derivative of receptor-binding domain of apoE enables delivery across the blood–brain barrier. PNAS, February 4, 2013 DOI: 10.1073/pnas.1222742110.

Pubblicato in Science Daily il 4 Febbraio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari - Immagine: Wikipedia

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)