Un farmaco approvato dalla FDA, inizialmente usato per trattare l'insulino-resistenza nei diabetici, ha mostrato risultati promettenti nel migliorare le prestazioni cognitive in alcune persone con malattia di Alzheimer.
Lavorando con topi geneticamente modificati destinati a servire da modello per l'Alzheimer, ricercatori del Medical Branch dell'Università del Texas di Galveston hanno trovato che il trattamento con il farmaco anti-insulino-resistenza rosiglitazone ha migliorato apprendimento e memoria oltre che normalizzato l'insulino-resistenza.
Gli scienziati ritengono che il farmaco abbia indotto la risposta riducendo l'influenza negativa dell'Alzheimer sul comportamento di una molecola cruciale di segnalazione del cervello. La molecola, chiamata kinase regolata dalla segnalazione extracellulare (ERK), diventa iperattivo sia nel cervello dei malati di Alzheimer che nei topi in una fase della malattia corrispondente al decadimento cognitivo lieve nell'Alzheimer umano. Questo eccessiva attività porta a una trasmissione sinaptica impropria tra i neuroni, interferendo con l'apprendimento e la memoria.
Il Rosiglitazone porta l'ERK di nuovo in linea, attivando ciò che è noto come percorso del recettore gamma attivato dalla proliferazione dei perossisomi (PPARγ), che interagisce con i geni che rispondono sia PPARγ e ERK. "L'uso di questo farmaco sembra ripristinare la segnalazione neuronale necessaria per una corretta funzione cognitiva", ha detto il professore Larry Denner (foto) della UTMB, l'autore principale di un documento che descrive questo lavoro, pubblicato ora online sul Journal of Neuroscience. "Ci dà la possibilità di provare diversi farmaci approvati dalla FDA per normalizzare la resistenza all'insulina nei pazienti di Alzheimer e forse anche migliorare la memoria, e ci dà anche uno strumento formidabile da utilizzare nei modelli animali per comprendere i meccanismi molecolari che sono alla base problemi cognitivi dell'Alzheimer".
La disfunzione dell'ERK nel modello animale dell'Alzheimer è stata scoperta alcuni anni fa dal professore associato Dineley Kelly dell'UTMB, autore senior del documento nel Journal of Neuroscience. Ma mettere insieme i pezzi del puzzle come proteine, geni e memoria ha richiesto un team multidisciplinare di ricerca traslazionale tra neuroscienziati cognitivi animali, biochimici, biologi molecolari, spettrometristi di massa, statistici e bioinformatici. "Siamo stati estremamente fortunati ad avere questo gruppo eterogeneo di esperti proprio qui nel nostro campus alla UTMB che coalizzandosi ha portato tanti diversi modi di pensare per affrontare un problema comune" ha detto Denner. "E' stata una bella sfida indurre tutti questi esperti a comunicare con un linguaggio scientifico comune. Ma ora che abbiamo questo lavoro di gruppo, siamo in grado di passare a questioni ancora più dettagliate e difficili".
Ora il team di ricerca della UTMB e altri ricercatori di tutto il mondo stanno iniziando studi clinici per indagare il valore delle terapie per l'insulino-resistenza nelle fasi inizali dell'Alzheimer nell'uomo.
Altri autori dell'articolo del Journal of Neuroscience comprendono Jennifer Rodriguez-Rivera e Jordan Jahrling, l'associato di ricerca Sigmund Haidacher, il ricercatore Russ Carmichael, i professori assistenti Rovshan Sadygov, Jonathan Starkey e Heidi Spratt, e i professori Bruce Luxon e Thomas Wood. La ricerca è stata finanziata dal National Institutes of Health, dall'American Health Assistance Foundation, dalla Sealy Foundation for Biomedical Research, dalla Emmett and Miriam McCoy Foundation, dal Cullen Trust for Health Care e da Jerry and Winkie Mohn.
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Fonte: Materiale della University of Texas Medical Branch at Galveston.
Pubblicato in ScienceDaily il 20 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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