Studi scientifici hanno suggerito che una mente errante indica infelicità, mentre una mente presente nel momento indica benessere.
Ora, uno studio preliminare della University of California SanFrancisco (UCSF) suggerisce un possibile legame tra la mente vagante e l'invecchiamento, cercando una misura biologica della longevità.
Essere presenti nel momento è stata definita come la tendenza a concentrarsi sulle attività in corso, mentre la mente vagante è stata definita come la voglia di avere pensieri su cose diverse da quella attuale o di essere altrove. I telomeri sono i tappi del DNA che proteggono le estremità dei cromosomi, impedendo loro di deteriorarsi o fondersi con i cromosomi vicini (nella foto Wikipedia i cromosomi umani con le estremità chiuse da telomeri). I telomeri si accorciano di solito con l'età e in risposta a stress psicologico e fisiologico. Nella ricerca pioneristica della UCSF, gli scienziati hanno scoperto che la brevità dei telomeri prevede con precocità la malattia e la mortalità.
Nello studio è stata valutata la lunghezza dei telomeri (un biomarcatore emergente dell'invecchiamento cellulare e generale del corpo), in associazione con la tendenza ad essere presente nel momento, contro la tendenza della mente di vagare, nella ricerca su 239 donne sane di mezza età, da 50 a 65 anni.
Secondo i risultati, pubblicati online il 15 novembre su Clinical Psychological Science, la nuova rivista della Association for Psychological Science, coloro che hanno riferito di avere una mente più vagante avevano telomeri più corti, mentre coloro che hanno segnalato di essere più presenti nel momento, o che hanno una maggiore attenzione e impegno nelle loro attività correnti, avevano telomeri più lunghi, anche dopo l'aggiustamento per lo stress del momento. Poichè lo studio ha valutato allo stesso tempo sia la mente errante che i telomeri, i ricercatori non sanno ancora se la mente vagante porta a telomeri più corti, o se avviene il contrario, o qualche fattore terzo comune contribuisce ad entrambi.
Gli interventi di meditazione consapevole, che promuovono l'attenzione sul presente con un atteggiamento compassionevole di accettazione, provocano il miglioramento di alcuni aspetti della salute. Studi precedenti hanno dimostrato che essi sono associati a una maggiore attività di un enzima chiamato telomerasi, che è responsabile della protezione e, in alcuni casi, del reintegro dei telomeri.
Insieme al nuovo studio della UCSF, questi risultati supportano la possibilità che essere concentrati sul presente può essere parte di ciò che promuove la salute misurabile a livello cellulare, hanno detto i ricercatori. "Il nostro stato attenzionale - dove risiedono i nostri pensieri in qualsiasi momento - risulta essere una finestra affascinante nel nostro benessere. Può essere influenzato dal nostro stato emotivo come pure modellare il nostro stato emotivo", ha detto Elissa Epel, PhD, professore associato di psichiatria e autore principale dello studio. "Nel nostro campione sano, le persone che riferiscono di essere più impegnate nelle loro attività reali tendono ad avere telomeri più lunghi. Noi non sappiamo ancora quanto è generalizzabile o importante questo rapporto".
Andando avanti, la Epel, insieme a Eli Puterman, PhD, psicologo del Dipartimento di Psichiatria della UCSF e i colleghi, stanno sviluppando una serie di corsi per promuovere una maggiore presenza consapevole, per vedere se questo intervento di manutenzione dei telomeri protegge o addirittura allunga i telomeri.
In questo studio, i partecipanti hanno auto-riferito una tendenza alla mente vagante, e sono state misurati negli aspetti di disagio psicologico e benessere. Il campione era molto colto e aveva una gamma ristretta sia di età cronologiche che di stress psicologico (la maggior parte avevano stress basso), ognuno dei quali potrebbe aver contribuito alla capacità di rilevare questo rapporto, ha detto la Epel, aggiungendo che lo studio è il primo a collegare lo stato attenzionale alla lunghezza dei telomeri e a controllare lo stress e la depressione. Studi precedenti hanno dimostrato il legame tra la lunghezza dei telomeri e particolari tipi di stress e depressione. Dal momento che questo studio si è basato sullo stato attenzionale auto-riferito, ha detto, saranno necessari ulteriori studi che misurano direttamente la presenza e la mente vagante.
"Questo studio è stato un primo passo e suggerisce che vale la pena scavare per comprendere il legame tra mente errante e la salute delle cellule per ottenere una migliore comprensione della causalità e reversibilità", ha detto la Epel. "Per esempio, riducendo la mente vagante può promuovere una migliore salute delle cellule? Oppure queste relazioni riflettono solo alcune caratteristiche sottostanti di lunga data di una persona? I risultati suggeriscono la possibilità che l'atteggiamento di accettazione delle esperienze negative possa essere uno dei fattori che promuovono una maggiore capacità di essere più presente - essere a posto con la propria esperienza attuale e non evitare gli aspetti spiacevoli delle esperienze di tutti i giorni", ha detto.
"Un certo numero di teorie emozionali suggeriscono che un maggiore controllo attenzionale porta a una minore soppressione delle emozioni negative, e quindi un minore effetto di rimbalzo della soppressione senza successo", ha dichiarato Wendy Berry Mendes, PhD, professore associato e docente Sarlo/Ekman di Emozioni alla UCSF e co-autore di questo studio. "In alternativa, il controllo dell'attenzione può aiutarci a interpretare le emozioni in modo più costruttivo, quelle che noi chiamiamo 'rivalutazioni positive'. Tali stili di pensiero sono stati associati a stati fisiologici sani".
Oltre a Epel, Mendes e Puterman, i co-autori di questo studio comprendono Jue Lin, biochimico di ricerca della UCSF nel Dipartimento di Biochimica e Biofisica; Elizabeth Blackburn, PhD, biologo molecolare dellaUCSF e Alanie Lazaro, responsabile del laboratorio della UCSF nel Dipartimento di Psichiatria. La ricerca sui telomeri, e l'enzima che li produce, è stata introdotta da tre americani, compreso Blackburn, che ha contribuito a scoprire l'enzima telomerasi nel 1985. Gli scienziati hanno ricevuto il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2009 per questo lavoro. Epel, Blackburn e Lin sono co-fondatori di Telome Health Inc, una società di misurazione dei telomeri. Questo studio è stato finanziato dalla Fondazione Baumann e dalla Fondazione Barney & Barbro.
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Fonte: Materiale della University of California, San Francisco (UCSF).
Riferimento: ES Epel, E. Puterman, J. Lin, E. Blackburn, A. Lazaro, WB Mendes. Wandering Minds and Aging Cells. Clinical Psychological Science, 2012; DOI: 10.1177/2167702612460234.
Pubblicato in ScienceDaily il 16 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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