Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le cellule gliali alimentano le fibre nervose con prodotti del metabolismo ricchi di energia

GGNB NaveCirca 100 miliardi di neuroni nel cervello umano ci permettono di pensare, sentire e agire. Essi trasmettono gli impulsi elettrici in parti remote del cervello e del corpo attraverso lunghe fibre nervose note come assoni.

Questa comunicazione richiede enormi quantità di energia, che si ritiene i neuroni generano dallo zucchero. Gli assoni sono strettamente associati con le cellule gliali che, da un lato, li circondano con una guaina mielinica elettricamente isolante e, dall'altro sostengono la loro funzione a lungo termine.


Il Prof. Klaus-Armin Nave (foto in alto) e il suo gruppo di ricerca del Max Planck Institute di Medicina Sperimentale in Göttingen hanno ora scoperto un possibile meccanismo attraverso il quale queste cellule gliali del cervello sono in grado di supportare i loro assoni associati e tenerli in vita nel lungo termine. Gli oligodendrociti sono un gruppo di cellule gliali altamente specializzate nel sistema nervoso centrale. Essi sono responsabili della formazione della guaina mielinica ricca di grasso che circonda le fibre nervose, come uno strato isolante. Il confronto con il rivestimento dei cavi elettrici è ovvio, e tuttavia, la mielina può fare molto di più che agire come strato isolante sui cavi di energia elettrica: aumenta la velocità di trasmissione degli assoni e riduce anche il consumo continuo di energia. L'estrema importanza della mielina per un sistema nervoso funzionante è mostrato dalle malattie che derivano da uno strato isolante difettoso, come la sclerosi multipla.

 


Immagine al microscopio elettronico della sezione
delle fibre nervose (assoni) del nervo ottico. Gli
assoni sono circondati da speciali cellule gliali, gli
oligodendrociti, che si avvolgono attorno agli
assoni in diversi strati. Tra gli assoni, ci sono
estensioni di astrociti, un altro tipo di cellule gliali.
Credit: © K.-A.Nave/MPI f. Experimental Medicine

È interessante notare che la funzione degli oligodendrociti va ben oltre la mera fornitura di mielina. Klaus-Armin Nave e il suo team del Max Planck Institute di Göttingen sono già riusciti a dimostrare anni fa che le cellule gliali sane sono essenziali anche per la funzionalità e la sopravvivenza a lungo termine degli stessi assoni, a prescindere dalla mielinizzazione. "Il modo in cui gli oligodendrociti sostengono funzionalmente i loro assoni associati non era chiaro fino ad oggi", dice Nave.


In un nuovo studio, i ricercatori sono stati in grado di mostrare che le cellule gliali sono coinvolte, tra le altre cose, nel rifornimento di energia alle fibre nervose. "Potrebbero essere descritte come le stazioni di servizio sull'autostrada dei dati degli assoni", dice Nave, spiegando i risultati. Ma come funziona il rifornimento di energia? C'è un legame metabolico tra gli oligodendrociti e gli assoni? Per scoprirlo, Ursula Fünfschilling ha generato topi geneticamente modificati: la funzione dei mitocondri è stata deliberatamente interrotta negli oligodendrociti attraverso la disattivazione del gene COX10.


Questo influenza le fasi finali della scomposizione dello zucchero che si svolgono nei mitocondri, dove viene accumulata l'energia - un processo noto come catena respiratoria. Se viene a mancare un collegamento in questa catena (in questo caso il citocromo ossidasi, che funziona solo quando le cellule hanno l'enzima COX10), le cellule gliali perdono gradualmente la capacità di respirazione cellulare nei loro mitocondri. "Senza un respiro indipendente, le cellule gliali manipolate del sistema nervoso hanno dovuto morire", spiega lo scienziato ... a meno che non sia sufficiente per loro il basso livello di energia generata dalla scissione del glucosio per formare acido piruvato o latte, un processo noto come glicolisi. E questo è esattamente ciò che gli scienziati hanno osservato nel topi: la mielina degli animali è stata inizialmente formata in modo normale. La perdita della catena respiratoria mitocondriale, che è iniziata a questo punto, non è sembrata in grado di influenzare le cellule gliali del sistema nervoso centrale. Anche un anno più tardi, non ci sono stati cambiamenti neurodegenerativi nel cervello da osservare.


Gli scienziati ipotizzano che nelle prime settimane di vita, una fase caratterizzata dalla richiesta massima di energia - gli oligodendrociti mutati contano ancora su molti mitocondri intatti. Tutti gli oligodendrociti più maturi, in seguito sembrano ridurre la respirazione mitocondriale e impostano la generazione di energia attraverso l'aumento di glicolisi. Questo è un vantaggio per le cellule gliali sane che possono utilizzare i prodotti metabolici che si manifestano durante la rottura del glucosio come componenti per la sintesi della mielina. Inoltre, l'acido lattico che nasce nei oligodendrociti può essere somministrato agli assoni dove può essere utilizzato per produrre energia con l'aiuto dei mitocondri propri dell'assone.


"La perdita completa della catena respiratoria nei oligodendrociti deliberatamente modificati eleva probabilmente un passaggio evolutivo che si dispiega naturalmente", spiega Nave. In questo modo la perdita di mitocondri gliali non comporta il deterioramento della fornitura di energia agli assoni, ma, al contrario, un eccesso di acido lattico sfruttabile. Gli stessi percorsi nervosi interessati non hanno alcun problema dimostrabile nel metabolizzare l'acido lattico dai oligodendrociti. Le proteine di trasporto assicurano il trasferimento rapido dell'acido lattico tra gli oligodendrociti e i loro assoni mielinizzati.


Questa scoperta fornisce una nuova comprensione del ruolo degli oligodendrociti: in aggiunta al loro significato noto per la mielinizzazione, possono fornire direttamente agli assoni il glucosio da utilizzare come combustibile con l'aiuto dei mitocondri assonali in periodi di alta attività. Questo accoppiamento di cellule gliali potrebbe spiegare, tra le altre cose, perché in molte malattie della mielina (per esempio la sclerosi multipla) gli assoni demielinizzati colpiti spesso subiscono danni irreversibili.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale del Max-Planck-Gesellschaft, via AlphaGalileo.

Riferimento:
Ursula Fünfschilling, Lotti M. Supplie, Don Mahad, Susann Boretius, Aiman S. Saab, Julia Edgar, Bastian G. Brinkmann, Celia M. Kassmann, Iva D. Tzvetanova, Wiebke Möbius, Francisca Diaz, Dies Meijer, Ueli Suter, Bernd Hamprecht, Michael W. Sereda, Carlos T. Moraes, Jens Frahm, Sandra Goebbels, Klaus-Armin Nave. Glycolytic oligodendrocytes maintain myelin and long-term axonal integrity. Nature, 2012; DOI: 10.1038/nature11007.

Pubblicato in ScienceDaily il 10 Maggio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.