Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cattiva salute dentale collegata a insorgenza di demenza

Una nuova ricerca mostra che la scarsa salute dentale si collega a un maggiore rischio di demenza.

In uno studio su più di 4000 anziani in Giappone, quelli che avevano pochi denti e che non usano protesi o che non avevano visitato un dentista regolarmente avevano un rischio significativamente più elevato di insorgenza di demenza rispetto ai partecipanti che praticavano migliori pratiche di salute dentale.


"Il numero di pazienti con demenza è in aumento, ma non ci sono trattamenti efficaci e metodi di prevenzione. Di conseguenza, trovare i fattori di rischio contribuisce a risolvere il problema dal punto di vista della prevenzione", ha detto a Medscape Medical News il co-autore Yukio Hirata (foto a sinistra), PhD, DDS, professore della Divisione di Approccio Sociologico in Odontoiatria al Dental College di Kanagawa in Giappone. "E' sorprendente che i soggetti che hanno pochi denti ma non utilizzando protesi sono a rischio di insorgenza della demenza, ma quelli che hanno pochi denti e utilizzano le protesi non lo sono. I risultati suggeriscono che il trattamento per le protesi ai pazienti che hanno pochi denti potrebbe prevenire la demenza", ha detto il Dott. Hirata.

Lo studio è pubblicato nel numero di aprile di Psychosomatic Medicine.


La gengivite è
il probabile colpevole

Lo studio si basa sui dati provenienti da un sistema pubblico di assicurazione sanitaria a lungo termine in vigore in Giappone, che supporta i pazienti affetti da demenza. "La certificazione per ricevere le prestazioni assicurative si basa su una valutazione standardizzata multistadio di compromissione funzionale e cognitiva. Se esiste un'associazione tra scarso stato di salute dentale e l'insorgenza della demenza, tali informazioni possono contribuire a nuove pratiche nelle politiche sanitarie", scrivono i ricercatori.


Il Dr. Hirata ha riferito che alcuni ultimi studi "di base" hanno suggerito che la parodontite e le sue conseguenze, tra cui la perdita dei denti, potrebbe essere un fattore di rischio per la demenza. Per questo studio, hanno cercato di approfondire l'ipotesi in una coorte più ampia. Sono stati valutati i dati di 4.425 anziani oltre 65 anni (55% donne) dall'Aichi Gerontological Evaluation Study (AGES). Tutti i partecipanti al progetto AGES hanno compilato dei questionari nel 2003, che comprendevano domande sul numero di denti e / o sull'utilizzo di protesi, sulla capacità di masticare, sulla presenza di un dentista regolare, e in generale sull'atteggiamento della salute dentale. L'insorgenza delle demenza tra il 2003 e il 2007 è stata determinata dal database pubblico di assicurazione a lungo termine per i 6 comuni della regione di Aichi in Giappone.

I risultati hanno mostrato che 220 dei partecipanti hanno sperimentato insorgenza di demenza durante il periodo successivo 2003-2007. I partecipanti che avevano pochi denti senza protesi avevano un rischio significativamente maggiore di sviluppare demenza rispetto a coloro che avevano 20 o più denti (hazard ratio aggiustato [HR] 1,85 - intervallo di confidenza al 95% [CI] 1,04-3,31 - P=0,04). Anche non avere un dentista regolare si è rivelato un fattore di rischio significativo per l'insorgenza di demenza (HR, 1,44 - 95% CI 1,04-2,01 - P=.03) rispetto a coloro che avevano regolari appuntamenti con il dentista. Altri fattori di rischio in tendenza, anche se non considerati statisticamente significativi, includono il non prendersi cura della salute dentale generale (HR, 1,76) e non essere in grado di masticare bene (HR, 1.25).


Il Dr. Hirata osserva che il messaggio principale per i medici che esce dallo studio è "l'importanza per la prevenzione della demenza che viene dalla salute dentale, compresa la prevenzione della perdita dei denti e dal trattamento per le protesi". I ricercatori suggeriscono che ci sono diversi percorsi possibili tra la perdita dei denti e l'insorgenza di demenza. "Una prima possibilità è che la malattia parodontale ... aumenta le concentrazioni di marcatori infiammatori circolanti [che] possono essere coinvolti nella patogenesi della demenza. Una seconda possibilità è che cattiva alimentazione, con minore assunzione di vitamine, può derivare dalla perdita dei denti e dall'insorgenza di demenza", scrivono.


Potenziale meccanismo

"Come dicono gli autori, ci sono stati diversi studi, tra cui il mio lavoro, che hanno suggerito che la scarsa salute orale può essere un fattore di rischio per la demenza", ha detto a Medscape Medical News Robert Stewart (foto a sinistra), MD, MRCPsych, professore di epidemiologia psichiatrica e informatica clinica all'Istituto di Psichiatria del King College di Londra nel Regno Unito. "Tuttavia, è difficile dire qualcosa di definitivo quando la salute orale è misurata allo stesso tempo del deficit cognitivo o demenza perché è ugualmente possibile che persone che sviluppano la demenza possano trascurare la loro salute orale".


Il dottor Stewart e colleghi hanno pubblicato uno studio in PsychosomaticMedicine nel 2010 che ha dimostrato che cattive condizioni di salute orale sono collegate a una funzione cognitiva ridotta in età adulta. "L'attuale studio fornisce informazioni utili perché ha seguito la gente nel corso del tempo. Quindi è più probabile che una cattiva salute orale sia in realtà una causa della demenza, piuttosto che il contrario. I risultati sono interessanti anche perché l'effetto sembra più forte se la gente non utilizza protesi, qualcosa di simile ai risultati di uno studio nel quale sono stato coinvolto alcuni anni per una popolazione coreana", ha detto. "Sappiamo che la perdita dei denti ha un effetto più profondo sulla dieta e la nutrizione della gente, se non usano protesi, così da suggerire che l'associazione con la demenza potrebbe essere spiegata con l'assunzione di nutrienti piuttosto che con altri meccanismi".


Il dottor Stewart ha detto che, indipendentemente dalla direzione della causa e dell'effetto, è importante per i medici riconoscere la co-presenza di demenza e scarsa salute orale. "Entrambi sono noti come causa di indebolimento sostanziale in materia di salute e qualità della vita, per cui sarebbe utile se i servizi [sanitari] potessero individuare di routine le persone con la contemporanea presenza dei due problemi, compresi i controlli dentali di routine per le persone affette da demenza e le valutazioni cognitive per gli anziani che partecipano, con scarsa salute orale", ha detto.


Lo studio è stato finanziato in parte del Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia in Giappone e da una sovvenzione del Health Labor Sciences Research del Ministero Giapponese della Sanità, Lavoro e Welfare. Gli autori dello studio e il dottor Stewart non hanno rivelato alcuna relazione finanziaria rilevante.

 

 

 

 

 

*************************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

************************
Fonte: Psychosom Med. 2012;74:241-248. Abstract

Pubblicato da
Deborah Brauser in MedScapeToday il 13 Aprile 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.