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Le creme solari possono causare l'Alzheimer?

L'Alzheimer ha attualmente proporzioni epidemiche, con 5,4 milioni di americani - una persona ogni otto oltre i 65 anni - che vivono con la malattia, secondo il rapporto Alzheimer's Disease Facts and Figures 2011 dell'Alzheimer's Association i .

Entro il 2050, si prevede che questo numero passerà a 16 milioni, e nei prossimi 20 anni si prevede che l'Alzheimer interesserà un americano su quattro. Tuttavia non ci si deve sentire impotenti contro questa malattia; poichè anche se non c'è cura conosciuta, ci sono semplici strategie disponibili per abbassare il rischio in modo significativo.


Il fattore di rischio dell'Alzheimer di cui probabilmente non hai ancora sentito parlare ...

Hai fatto attenzione ai consigli dei funzionari della sanità pubblica che consigliano di mettere la crema solare ogni volta che si esce al sole? Questo potrebbe benissimo aumentare il rischio di Alzheimer perché blocca non solo la capacità del corpo di produrre vitamina D, ma anche la produzione di solfato di colesterolo. Purtroppo la maggior parte di voi che state leggendo qui, ha probabilmente sentito parlare del colesterolo solo in modo negativo, ma in realtà il colesterolo adeguato è essenziale per una buona salute.


Ad esempio, il 25 per cento del colesterolo nel corpo è nel cervello, anche se il cervello è solo il 2 per cento del peso del corpo. Il colesterolo è assolutamente essenziale per il trasporto dei neuroni, che è il motivo per cui la mancanza di colesterolo può influenzare negativamente la funzione cerebrale. Ma i problemi di memoria e la demenza sono solo la punta dell'iceberg quando si tratta di basso impatto del colesterolo nel cervello. Avere troppo poco di questo composto benefico, ha anche il risultato di:

  • aumentare il rischio di depressione;
  • essere causa di suicidio;
  • portare a comportamenti violenti e aggressivi;
  • aumentare il rischio di cancro e morbo di Parkinson.

Stephanie SeneffDr Stephanie SeneffQueste sono alcune informazioni per suscitare l'idea che il colesterolo è un amico, non un nemico. Ora, tornando alla protezione solare e l'Alzheimer, usare questi prodotti renderanno praticamente impossibile al corpo di fare ciò che è stato progettato per fare: produrre importanti sostanze che lottano contro le malattie, come la vitamina D e il solfato di colesterolo quando si è esposti al sole. La Dssa Stephanie Seneff ii (foto a sinistra), ricercatrice senior del MIT, che ha un quantità di informazioni sull'importanza dello zolfo, spiega:"... l'esaurimento dell'assunzione di solfato al cervello è un altro importante fattore di Alzheimer, e penso inoltre che il solfato viene fornito al cervello principalmente dai solfati steroli, come i solfati del colesterolo e i loro derivati, come il solfato di vitamina D3. Sia il solfato di colesterolo che il solfato di vitamina D3 sono sintetizzati nella pelle dopo l'esposizione alla luce solare, ed è teorizzato che la pelle è il principale fornitore di questi nutrienti al corpo. Per questo motivo ritengo che l'uso eccessivo di creme solari e l'evitare eccessivo di sole sono altri fattori principali scatenanti nell'Alzheimer".

 

Perché il solfato del colesterolo è così importante?

La pelle produce grandi quantità di solfato di colesterolo, che è solubile in acqua e fornisce una barriera salutare contro batteri e altri agenti patogeni potenzialmente causa di malattie, che altrimenti potrebbero entrare nel corpo attraverso la pelle. E, grazie alla sua polarità, esso può entrare sia nelle cellule adipose che in quelle muscolari con la stessa facilità. La Dssa Seneff propone che, a causa di questo, il solfato del colesterolo può essere in grado di proteggere cellule adipose e muscolari dai danni del glucosio e dell'ossigeno.


Lei sostiene anche che quando si è carenti di solfato di colesterolo, il muscolo e le cellule adipose diventano più soggette a danni, fatto che successivamente può portare a intolleranza al glucosio, una condizione in cui i muscoli non sono in grado di elaborare il glucosio come combustibile. Come risultato, le cellule adipose devono immagazzinare più grasso per fornire combustibile ai muscoli e il grasso in eccesso si accumula con l'aumento dei danni. Lo zolfo ha anche un ruolo importante nel metabolismo del glucosio. Lei ipotizza iii che se è disponibile una quantità sufficiente di zolfo, fungerà da esca al glucosio, dirottandolo efficacemente per ridurre lo zolfo invece che glicare e causare danni. Ciò avrebbe l'effetto benefico di ridurre l'infiammazione, poichè lo zucchero (glucosio) è altamente infiammatorio e semina caos nel corpo.


Che cosa ha tutto ciò a che fare con il cervello? Il processo si applica non solo alle cellule adipose e a quelle muscolari, ma anche alle cellule nel cervello (e, in effetti, a tutte le cellule del corpo). La Dssa Seneff spiega: "In sostanza tutte le cellule del corpo sono circondate da uno strato esterno formato da molecole complesse chiamate "GAG", glicosaminoglicani. Contengono zuccheri, proteine, e una vasta popolazione di ioni collegati, in particolare anioni solfati. Questi hanno, credo, un ruolo importante nel contribuire a decomporre in modo sicuro lo zucchero. Detto in modo semplice, l'atomo di zolfo devia le azioni riducenti dello zuccheri lontano dalle proteine vulnerabili.

Gli anioni solfati forniscono anche un campo negativa intorno alla cellula, che è molto utile per tenere fuori i batteri, poiché anche i batteri sono caricati negativamente, e pertanto sono respinti dal campo elettrico negativo della cellula. Quindi alle cellule con molto solfato attorno è garantita una protezione dai batteri invasivi. Se un batterio entra, la cellula dovrà rilasciare agenti ossidanti per ucciderlo, e la cellula stessa subirà danni dall'esposizione al suo stesso sistema di difesa. I grassi della membrana cellulare sono più vulnerabili al danno ossidativo quando non c'è colesterolo sufficiente a tutelarli".


Ciò significa che la riduzione della fornitura di solfato al cervello potrebbe lasciare le cellule cerebrali più vulnerabili ai danni e può aumentare il rischio di Alzheimer. La Dssa Seneff si riferisce pure ad articoli recenti che hanno collegato il colesterolo insufficiente all'Alzheimer e al declino mentale:

  • I livelli sierici di colesterolo, nonché la capacità di sintetizzare colesterolo sono associati inversamente al deterioramento mentale iv negli anziani;
  • Uno studio di confronto diretto tra i malati di Alzheimer con i controlli di pari età ha mostrato un livello ridotto di siero di LDL nei pazienti di Alzheimer v, e i casi più gravi mostrano un'ulteriore riduzione del LDL.


Anche la carenza di vitamina D aumenta il rischio di Alzheimer

Le creme solari sono una spada a doppio taglio, quando si tratta della salute del cervello, in quanto, a parte bloccare la capacità di produrre solfato di colesterolo, blocca anche la produzione di vitamina D - e c'è abbondanza di ricerche che collegano la vitamina D alla salute del cervello. Uno di questi studi è stato effettivamente lanciato dopo che i familiari dei malati di Alzheimer che erano stati trattati con dosi elevate prescritte di vitamina D hanno segnalato che [i malati] agivano e avevano migliori risultati di prima.

Sono stati rivelati forti legami tra bassi livelli di vitamina D nei pazienti di Alzheimer vi e scarsi risultati nei test cognitivi. I ricercatori ritengono che livelli ottimali di vitamina D possono aumentare la quantità di sostanze chimiche importanti nel cervello e proteggere le cellule cerebrali. La vitamina D può anche esercitare alcuni dei suoi effetti benefici sull'Alzheimer attraverso le sue proprietà anti-infiammatorie e immunostimolanti. Una quantità sufficiente di vitamina D è indispensabile per il corretto funzionamento del sistema immunitario, per combattere l'infiammazione che è pure associata all'Alzheimer.

Esposizione sicura al sole senza protezione di crema solare

Certe creme solari disponibili in alcuni negozi di alimentari, e su Healthy Skin Sunscreen, sono sicure da usare in caso di necessità: se il proprio lavoro costringe a lavorare all'aperto tutto il giorno, o se si ha bisogno di tutelare le aree sensibili del viso, come il contorno degli occhi, che sono particolarmente sensibili al fotoinvecchiamento e con una superficie non abbastanza grande da influenzare i livelli di vitamina D se bloccato con la protezione solare. Tuttavia, io personalmente uso e raccomando di indossare un cappello quando si è al sole poichè questo in genere può ombreggiare la pelle delicata intorno agli occhi.


Io eviterei di applicare la protezione solare regolarmente perchè la maggior parte di quelle commerciali hanno sostanze chimiche tossiche a cui non si dovrebbe essere esposti. If you do use a sunscreen make sure it is safe and natural. Se si utilizza una crema solare assicurarsi che sia sicura e naturale. Ricorda che, appena la pelle diventa della tonalità più chiara del rosa (se sei di razza caucasica), è il momento di ritirarsi dal sole. Passato questo punto di esposizione il corpo non produce più vitamina D e si inizierà ad avere danni dal sole. E le scottature, in qualsiasi parte del corpo, non fanno bene alla salute.


Se dovete abbronzarvi, a causa dell'inverno o del lavoro, è possibile ottenere molti degli stessi benefici utilizzando lampade abbronzanti sicure (con reattori elettronici anziché reattori magnetici, per evitare l'inutile esposizione ai campi elettromagnetici). Le lampade abbronzanti sicure hanno anche meno UVA pericolose della luce solare, mentre quelle non sicure hanno più UVA della luce solare.


In termini di vitamina D, è particolarmente importante ottenerla dall'esposizione al sole o da lampade abbronzanti, piuttosto che da integratori di vitamina D3, se possibile, perché quando si espone la pelle al sole il corpo produce solfato di vitamina D3. Questa forma di vitamina D è solubile in acqua, a differenza della vitamina D3 orale, che non è sulfata. La forma solubile in acqua può viaggiare liberamente nel sangue, mentre la forma non sulfata ha bisogno di LDL (il cosiddetto colesterolo "cattivo") come veicolo di trasporto. La Dssa Seneff ritiene che la forma di vitamina D non-solfata per via orale, non può fornire tutti gli stessi benefici che la vitamina D crea nella pelle con l'esposizione al sole, perché non può essere convertita in solfato di vitamina D.

 

L'olio di cocco offre benefici profondi al cervello

L'olio di cocco può contribuire a proteggere dall'Alzheimer, fornendo al cervello un rifornimento di carburante supplementare. Il cervello produce in realtà la sua insulina per convertire il glucosio nel carburante di cui ha bisogno, ma recenti scoperte indicano che il cervello può in sostanza diventare "diabetico". Come forse saprete, il diabete è la condizione in cui si indebolisce la risposta del corpo all'insulina a causa della "resistenza all'insulina"; il corpo infine smette di produrre l'insulina necessaria per regolare lo zucchero nel sangue.

Proprio come con il diabete, il cervello può diventare resistente all'insulina. Se questo accade, il cervello perde la capacità di convertire il glucosio in energia, portando essenzialmente ad uno stato di fame, e questo può causare atrofia cerebrale. Questo è ciò che accade ai malati di Alzheimer: porzioni del loro cervello iniziano ad atrofizzarsi, o morire di fame, con conseguente funzionamento alterato e eventuale perdita di memoria, parola, movimento e personalità. Detto questo, è ora possibile capire perché i diabetici hanno un maggiore rischio del 65 per cento di diagnosi anche di Alzheimer: perchè ENTRAMBE le condizioni sono legate alla resistenza all'insulina.

Questo è dove l'olio di cocco può aiutare. L'olio di cocco fornisce chetoni al cervello, e i chetoni sembrano essere la fonte preferita di cibo per la mente nei pazienti con diabete e / o di Alzheimer. L'olio di cocco è una fonte primaria di chetoni, in quanto contiene il 66 per cento di trigliceridi a catena media (MCT), un tipo di grasso che il corpo può facilmente e rapidamente convertire in chetoni. In effetti, l'olio di cocco è un grasso che si comporta come un carboidrato nel corpo, e i carboidrati sono il cibo preferito del cervello. [...] Si possono raggiungere livelli terapeutici di MCT prendendo poco più di due cucchiai di olio di cocco al giorno (circa 35 ml o 7 cucchiaini da tè), ma vi consiglio di trovare la propria misura fino a 4 cucchiai al giorno, gradualmente, iniziando con un solo cucchiaino al mattino, durante un pasto per ridurre al minimo il rischio di disturbi di stomaco.

 

Altri importanti suggerimenti per la prevenzione dell'Alzheimer

Al fine di prevenire efficacemente una malattia, è necessario affrontare i fattori eziologici. Anche se non abbiamo la "prova" definitiva di ciò che specificamente provoca l'Alzheimer, una serie di fattori sono stati associati ad un maggiore rischio di demenza, e ne sappiamo abbastanza per formulare raccomandazioni plausibili per prevenire questo tipo di deterioramento del cervello. Alcune delle migliori strategie di prevenzione dell'Alzheimer, oltre a un'adeguata esposizione alla luce solare, sono:

Fruttosio. Si deve semplicemente mantenere il livello sotto i 25 grammi al giorno. Questa influenza tossica è il principale regolatore della tossicità cerebrale. Dato che la persona media supera tale raccomandazione del 300% questo è un problema diffuso e grave. Credo che in questo sia il passo più importante da fare. Inoltre, quando il fegato è occupato ad elaborare il fruttosio (che il fegato trasforma in grasso), ostacola seriamente la sua capacità di produrre colesterolo. Questo è un altro aspetto importante che spiega come e perché un eccessivo consumo di fruttosio è così dannoso per la salute.

Mantenere il livello di insulina a digiuno inferiore a 3. Questo è indirettamente collegato al fruttosio, in quanto può portare chiaramente all'insulino-resistenza. Tuttavia influiscono anche altri zuccheri, cereali e mancanza di esercizio fisico.

Vitamina B12: Secondo un piccolo studio finlandese recentemente pubblicato sulla rivista Neurology vii , le persone che consumano alimenti ricchi di B12 possno ridurre il rischio di Alzheimer negli anni successivi. Per ogni unità di aumento del marcatore di vitamina B12 (holotranscobalamin) il rischio di sviluppare Alzheimer è stato ridotto del 2 per cento. Si è anche scoperto che dosi molto elevate di vitamine del gruppo B trattano l'Alzheimer e riducono la perdita di memoria.

Avere una dieta nutriente, ricca di folati, come quella descritta nel mio piano nutrizionale. Rigorose diete vegetariane viii hanno dimostrato di aumentare il rischio di Alzheimer, mentre le diete ad alto contenuto di omega-3 lo riducono ix. Tuttavia, le verdure, senza dubbio, sono la migliore forma di folato, e tutti dovremmo mangiare molte verdure fresche crude ogni giorno.

Grassi omega-3 animali di alta qualità, come l'olio krill. (Raccomando di evitare la maggior parte dei pesci perché anche se il pesce è naturalmente ad alto contenuto di omega-3, la maggior parte dei pesci sono oggi gravemente contaminati da mercurio.) L'assunzione elevata di acidi grassi Omega-3 DHA aiuta, prevenendo i danni cellulari causati dall'Alzheimer, rallentando di conseguenza la sua progressione, e riducendo il rischio di sviluppare la malattia. I ricercatori hanno anche detto che il DHA "riduce drasticamente l'impatto del gene dell'Alzheimer".

Evitare ed eliminare il mercurio dal corpo. Le amalgame dentali sono tra le principali fonti di mercurio, tuttavia si dovrebbe essere in buona salute prima di rimuoverli. Dopo aver regolato la propria dieta seguendo il mio piano di alimentazione ottimizzato, è possibile seguire il protocollo di disintossicazione del mercurio e poi trovare un dentista biologico che rimuove le amalgame.

Evitare l'alluminio, come ad esempio antitraspiranti, pentole antiaderenti, i coadiuvanti dei vaccini, ecc.

Fare esercizio fisico regolarmente. E' stato suggerito che l'esercizio può innescare un cambiamento nel modo in cui è metabolizzato il precursore della proteina amiloidex, rallentando quindi l'insorgenza e la progressione dell'Alzheimer. L'esercizio fisico aumenta anche i livelli della proteina PGC-1alfa. Una nuova ricerca ha dimostrato che le persone con Alzheimer hanno meno PGC-1alfa nel cervello xi, e le cellule che contengono più di questa proteina producono meno amiloide tossico associato all'Alzheimer. Raccomando caldamente di rivedere la Peak Fitness Technique per le raccomandazioni specifiche.

Evitare i vaccini per l'influenza poichè la maggior parte contengono sia mercurio che alluminio!

Mangiare molti mirtilli. I mirtilli selvatici, che hanno alto contenuto di antocianine e antiossidanti, sono noti per proteggere contro l'Alzheimer e le altre malattie neurologiche.

Sfida la tua mente tutti i giorni. La stimolazione mentale, soprattutto imparare qualcosa di nuovo, come imparare a suonare uno strumento o una nuova lingua, è associata ad un ridotto rischio di Alzheimer. I ricercatori sospettano che la stimolazione mentale aiuta a rafforzare il cervello, rendendolo meno suscettibile alle lesioni associate all'Alzheimer.

Evitare anticolinergici e statine. I farmaci che bloccano l'acetilcolina, un neurotrasmettitore del sistema nervoso, hanno dimostrato di aumentare il rischio di demenza. Questi farmaci comprendono alcuni antidolorifici notturni, antistaminici, aiuti al sonno, alcuni antidepressivi, farmaci per controllare l'incontinenza, e alcuni antidolorifici narcotici. Uno studio ha trovato che coloro che hanno preso i farmaci classificati come 'anticolinergici precisi' hanno un'incidenza quattro volte maggiore di deterioramento cognitivo xii . L'assunzione regolare di due di questi farmaci aumenta ulteriormente il rischio di deterioramento cognitivo. Le statine sono particolarmente problematiche perché sopprimono la sintesi del colesterolo. Come riferisce la Dssa Seneff: "Le statine interferiscono con la sintesi del colesterolo nel fegato, ma i farmaci con statine lipofiliche (come lovastatina e simvastatina) interferiscono anche con la sintesi del colesterolo nel cervello. Questo avrebbe quindi un impatto diretto sulla capacità dei neuroni di mantenere un colesterolo adeguato nelle loro membrane. Infatti, uno studio basato sulla popolazione ha mostrato che le persone che avevano sempre preso statine avevano un maggiore rischio di Alzheimer xiii , un rapporto di rischio del 1,21. Più allarmante, le persone che prendevano regolarmente statine avevano un rapporto di rischio del 2,54 (oltre due volte e mezzo il rischio di Alzheimer) rispetto alle persone che non hanno mai preso le statine". Per ulteriori informazioni, leggere il saggio della Dssa Seneff sulle statine e l'Alzheimer xiv .

 

 

 

Riferimenti:

  • i 2011 Alzheimer's Diseases Facts and Figures (PDF)
  • ii A Recipe for Alzheimer's Disease, Spacedoc, Stephanie Seneff, PhD.
  • iii Sulfur Deficiency, Weston A. Price Foundation, July 2, 2011: Stephanie Seneff, PhD.
  • iv Prognostic Significance of Serum Cholesterol, Lathosterol, and Sitosterol in Old Age; A 17-Year Population Study, Annals of Medicine, June 2011: 43(4); 292-301, RS Tilvis, et al.
  • v Serum Lipid Levels in Patients with Alzheimer's Disease, Collegium Antropologicum, January 2011: 115-20, P. Presecki, et al.
  • vi Is Vitamin D Important for Preserving Cognition? A Positive Correlation of Serum 25-Hydroxyvitamin D Concentration with Cognitive Function, Archives of Biochemistry and Biophysics, April 15, 2007: 460(2); 202-205, Robert J. Przybelski and Neil C. Binkley.
  • vii Beauty and the Beast: B12, Homocysteine, and the Brain: A Bemusing Saga!, Neurology, October 19, 2010: 75(16); 1402-3, S. Seshadri.
  • viii Vitamin B12 and Folate in Relation to the Development of Alzheimer's Disease, Neurology, May 8, 2001: 56(9); 1188-1194, HX. Wang, BA, et al.
  • ix A Diet Enriched with the Omega-3 Fatty Acid Docosahexaenoic Acid Reduces Amyloid Burden in an Aged Alzheimer Mouse Model, Journal of Neuroscience, March 23, 2005: 25(12); 3032-40, GP Lim, et al.
  • x Voluntary Exercise Decreases Amyloid Load in a Transgenic Model of Alzheimer's Disease, Journal of Neuroscience, April 27, 2005: 25(17); 4217-4221, Paul A. Adlard, et al.
  • xi PPARγ Co-activator-1α (PGC-1α) Reduces Amyloid-β Generation through a PPARγ-Dependent Mechanism, Journal of Alzheimer's Disease, 2011: 25(1); 151-62, L. Katsouri, et al.
  • xii Use of Anticholinergics and the Risk of Cognitive Impairment in an African American Population, Neurology, July 13, 2010: 75(2); 152-9, NL Campbell, et al.
  • xiii Statin Use and the Risk of Incident Dementia, Archives of Neurology, July 2005: 62(7); 1047-51, TD Rea, et al.
  • xiv APOE-4: The Clue to Why Low Fat Diet and Statins May Cause Alzheimer's, Stephanie Seneff, PhD.

 

 

 

 

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Fonte: Space Doc October 2011

Pubblicato da Dr Mercola in Mercola.com il 3 marzo 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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