Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Atrofia cerebrale diffusa rilevata nel Parkinson con nuovi modelli strutturali

Nei pazienti con Parkinson (PD) e in quelli con deficit cognitivo, compreso il declino precoce noto come decadimento cognitivo lieve (MCI), è evidente una atrofia dell'ippocampo, la regione del cervello conosciuta per la formazione e immagazzinamento della memoria, secondo uno studio condotto da ricercatori della Scuola di Medicina Perelman dell'Università della Pennsylvania.

Lo studio è pubblicato nel numero di dicembre di Archives of Neurology, una rivista dei JAMA / Archives.

All'inizio, attraverso analisi tradizionali di visualizzazione, i ricercatori hanno scoperto che i malati di Parkinson con MCI avevano più atrofia dell'ippocampo, dei gangli della base, dell'amigdala e dell'insula rispetto ai pazienti di Parkinson con funzioni cognitive normali, mentre i malati di Parkinson con funzioni cognitive normali non mostrano alcuna significativa perdita di volume cerebrale rispetto con controlli sani.

Nei pazienti con Parkinson con vera e propria demenza, l'atrofia era presente non solo nell'ippocampo, ma anche nel territorio del lobo temporale mediale, anch'esso cruciale per la memoria e le altre capacità cognitive.

Poi i ricercatori hanno generato il primo modello strutturale per classificare l'atrofia cerebrale associata a demenza nel Parkinson, analizzando le scansioni del PD sia con demenza sia con cognizione normale. "Quando sovrapponiamo le informazioni raccolte da diverse risonanze magnetiche strutturali e generiamo un modello strutturale che pesa diverse regioni del cervello secondo la capacità di distinguere i pazienti di PD con demenza da quelli con funzioni cognitive normali, possiamo vedere un modello di materia grigia diffusa e l'atrofia della sostanza bianca nel cervello di pazienti Parkinson con declino cognitivo", spiega l'autore principale dello studio, Daniel Weintraub, MD, professore associato di psichiatria geriatrica alla Scuola di Medicina Perelman della Penn e al Philadelphia Veterans Affairs Medical Center. "Questa analisi complessa dei dati di imaging cerebrale suggerisce che è possibile rilevare una vasta gamma di atrofia cerebrale nelle fasi iniziali del declino cognitivo nei pazienti con malattia di Parkinson, che non era segnalata in precedenza".

Poichè il deterioramento cognitivo lieve (PD-MCI) legato al Parkinson è sempre più riconosciuto come una sindrome clinica importante precursore possibile di demenza di Parkinson, i biomarcatori con buona vagliatura o validità diagnostica possono aiutare a classificare i livelli di deficit cognitivo, possono prevedere il futuro declino cognitivo, e possono in ultima analisi, contribuire a informare le decisioni terapeutiche. La neurodegenerazione che contribuisce al declino cognitivo visto nel Parkinson, in particolare nelle regioni del cervello note per il loro ruolo nell'Alzheimer, come l'ippocampo, è probabilmente dovuta ad una "complessa interazione di patologie di malattie diverse", hanno detto i ricercatori. Circa l'80 per cento dei pazienti con malattia di Parkinson alla fine sviluppano la demenza.

I malati di Parkinson con funzioni cognitive normali non hanno mostrato atrofia e avevano il volume del cervello simile ai controlli sani senza Parkinson o deterioramento cognitivo. Pertanto, i ricercatori ritengono che l'atrofia cerebrale significativa nelle aree che sottendono la cognizione non si verifica nel Parkinson senza comorbidità con la compromissione cognitiva.

Ottantaquattro malati del Parkinson's Disease and Movement Disorders Center della Penn e 23 controlli sani sono stati sottoposti a risonanza magnetica del cervello. Degli 84 pazienti di Parkinson, 61 avevano cognizione normale, 12 erano classificati come affetti da decadimento cognitivo lieve, e 11 hanno avuto diagnosi di demenza di Parkinson.

Il team comprendeva il Dott. Weintraub, Jimit Doshi, MS, Deepthi Koka, MS, Christos Davatzikos, PhD, Andrew Siderowf, MD, MSCE, John Duda, MD, David Wolk, MD, Paul Moberg, PhD, Sharon Xie, PhD, e Christopher Clark, MD, in rappresentanza del Penn Udall Center for Parkinson's Research e dei reparti di Psichiatria, Neurologia, Radiologia, Biostatistica ed Epidemiologia della Scuola di Medicina Perelman. I Dott. Weintraub e Dr. Duda sono anche al Philadelphia Veterans Affairs Medical Center. Il dr Clark è con AVID Radiopharmaceuticals.

Lo studio è stato finanziato da sovvenzioni del National Institute of Neurological Disorder and Strokes dei National Institutes of Health e dal National Institute of Aging, così come una sovvenzione concessa dal Dipartimento della Salute del Commonwealth della Pennsylvania dal Settlement Agreement Tobacco Master.

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

 


Fonte: Materiali della University of Pennsylvania School of Medicine.

Pubblicato in ScienceDaily il 12 Dicembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.