Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cellule T specializzate nel cervello rallentano la progressione dell'Alzheimer

Scienziati del St. Jude Children's Research Hospital hanno scoperto che un sottoinsieme di cellule T CD8+ nel cervello riduce l'attivazione delle microglia e limita la patologia in topi modello di Alzheimer.

Circa 5,8 milioni di americani hanno attualmente il morbo di Alzheimer (MA), una condizione neurodegenerativa associata al progressivo declino cognitivo, con perdita di memoria. Nel cervello di individui con MA si formano degli aggregati proteici, composti da amiloide-beta (Aβ) o altre proteine. Queste placche Aβ sembrano contribuire significativamente alla malattia.


Gli scienziati del St. Jude Children’s Research Hospital hanno scoperto un sottoinsieme di cellule immunitarie che sembra rallentare questo accumulo di placca Aβ e delle proteine chiave coinvolte nel processo. I risultati sono stati pubblicati su Nature Immunology.


"Le persone in genere pensano al ruolo unico del sistema immunitario di difesa dall'infezione batterica o virale, sebbene vi sia un crescente interesse per il suo contributo nelle malattie neurodegenerative", ha affermato il primo coautore Jordy Saravia PhD del dipartimento di immunologia. "Abbiamo scoperto un importante asse di comunicazione delle cellule immunitarie che è protettivo in un modello di MA".


Le microglia sono cellule immunitarie nel cervello responsabili [anche] della pulizia delle placche di Aβ. Man mano che la malattia avanza, le microglia possono perdere la capacità di rimuovere queste placche e invece producono mediatori infiammatori che possono accelerare la progressione della placca Aβ.


Il team del St. Jude ha scoperto che l'accumulo di un altro sottotipo di cellule immunitarie, chiamate cellule T CD8+, è essenziale per rallentare questo processo, interagendo con le microglia. Questa interazione, a sua volta, è importante per limitare il carico di Aβ e preservare la memoria nei topi modello della malattia.


"Il nostro studio è il primo a dimostrare che una sottopopolazione di cellule T CD8+ può essere protettiva in topi modello del MA"
, ha dichiarato l'altra prima coautrice Wei Su PhD del St. Jude. "Nel proseguo, potremmo essere in grado di estendere questo lavoro per trovare un intervento efficace per le malattie neurodegenerative".

 

Ruoli opposti delle cellule immunitarie nel MA

Ricerche precedenti avevano stabilito ruoli complessi per le cellule T e per altre cellule del sistema immunitario nel MA. In particolare, i gruppi di ricerca hanno suggerito, con altri sistemi sperimentali, che alcune cellule T con funzioni infiammatorie, peggiorano la malattia. Tuttavia, gli scienziati di St. Jude hanno dimostrato che cellule T CD8+ con caratteristiche soppressive si accumulano nel cervello dei topi modello e dei pazienti con MA, evidenziando che le cellule T hanno un ruolo complesso in questa malattia.


"Abbiamo dimostrato che le cellule T CD8+ possono avere un ruolo protettivo contro la patogenesi della malattia di Alzheimer, sebbene ci siano anche prove di un ruolo opposto"
, ha affermato l'autore senior Hongbo Chi PhD, del dipartimento di immunologia del St. Jude. "I nostri risultati dimostrano la necessità di comprendere meglio queste complesse interazioni neuroimmunitarie per migliorare gli esiti per questa malattia neurodegenerativa".


Per capire come le cellule T ritardano la progressione dei sintomi nei topi modello di MA, il gruppo del St. Jude ha cercato l'interazione molecolare più abbondante tra le cellule T CD8+ e le microglia, trovando una proteina sulla superficie delle cellule T CD8+, la CXCR6, che interagisce con la proteina CXCL16 espressa dalle microglia.

 

Una stretta di mano molecolare rallenta il MA

Le due proteine di superficie, CXCR6 e CXCL16, hanno essenzialmente messo in contatto le due cellule, comunicando in entrambe le direzioni. Proprio come la fermezza di una stretta di mano umana può trasmettere informazioni, così fa anche l'interazione di queste due proteine all'esterno delle rispettive cellule.


"Abbiamo scoperto che le cellule T CD8+ usano le CXCR6 per interagire con le CXCL16 delle microglia"
, ha detto Chi. "Inoltre, l'accumulo di cellule T CD8+, la loro localizzazione e funzione nel cervello sono regolate dalla CXCR6".


Gli scienziati hanno determinato come avviene la stretta di mano e come ritarda l'insorgenza delle patologie legate al MA. Le cellule T CD8+ si spostano prima accanto alle microglia, che sono localizzate accanto alle placche Aβ. Quindi, le cellule T CD8+ usano la stretta di mano per segnalare alle microglia di smettere di causare infiammazione incontrollata, il che, a sua volta, rallenta la crescita della placca e i sintomi nei topi modello.


Quando gli scienziati hanno eliminato il gene della proteina CXCR6 dalla cellula T CD8+, i topi hanno sviluppato sintomi peggiori legati al MA. Questo effetto dipendeva in parte dal fatto che le cellule T CD8+ senza CXCR6 non si accumulavano nel cervello vicino al sito delle microglia o delle placche. Inoltre, queste cellule non hanno acquisito la funzione soppressiva appropriata. Pertanto, interrompere la capacità della cellula T CD8+ di eseguire la stretta di mano ha impedito il suo effetto protettivo dal MA.


"Abbiamo due scoperte importanti", ha detto Chi. "Una è il ruolo cruciale delle cellule T CD8+ nel mantenere l'omeostasi del cervello, fornendo così un ruolo protettivo nel MA". [L'omeostasi è il processo che mantiene un sistema in uno stato relativamente stabile: in questo caso, le cellule T CD8+ tentano di limitare le distruzioni causate dalla disfunzione delle microglia e dalle placche correlate al MA.]

"L'altra scoperta importante è aver identificato l'importanza centrale della proteina CXCR6 delle cellule T per l'accumulo e la funzione delle cellule T CD8+ nel cervello", ha continuato Chi. “Dobbiamo davvero caratterizzare meglio questo tipo di interazioni neuroimmunitarie. Solo comprendendo questa biologia di base possiamo far avanzare il campo e trovare nuovi trattamenti".

 

 

 


Fonte: St. Jude Children's Research Hospital (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Wei Su, [+25], H Chi. CXCR6 orchestrates brain CD8+ T cell residency and limits mouse Alzheimer’s disease pathology. Nature Immunology, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.