Una ricerca eseguita alla Florida State University di Tallahassee e pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease ha identificato un potenziale metodo economico per prevedere se una persona ha un rischio di sviluppare la demenza.
Analizzando i dati di quasi 13.000 soggetti che hanno partecipato a uno studio di lungo termine sull'invecchiamento, i ricercatori hanno scoperto che la valutazione dell'intervistatore sulla memoria di una persona cognitivamente sana ha predetto con successo la probabilità di sviluppare la demenza su un periodo di 15 anni.
"I nostri risultati mostrano che gli intervistatori sono riusciti a rilevare i deficit nella memoria che hanno previsto un rischio più alto di sviluppare la demenza nel tempo", ha affermato la prima autrice della ricerca Angelina Sutin, prof.ssa di scienze comportamentali e di medicina sociale. "Le valutazioni sulla memoria da parte degli intervistatori erano particolarmente importanti per i partecipanti che ottenevano i migliori risultati sui test della memoria oggettiva".
I risultati mostrano che le valutazioni delle prestazioni di memoria di una persona da parte di un intervistatore potrebbero essere una preziosa alternativa, o integrazione, ad altri metodi di rilevamento, come l'auto riferimento o i test cognitivi.
Il team della Sutin ha analizzato 15 anni di dati per quasi 13.000 persone senza compromissione cognitiva al basale, iscritte all'Health and Retirement Study (HRS) dell'Università del Michigan, la cui memoria è stata valutata dal loro intervistatore. Lo studio longitudinale esamina un campione rappresentativo di over-50 per salute, situazione finanziaria e benessere ogni due anni fintanto che scelgono di rimanere nello studio.
Il campione della Sutin includeva partecipanti che sono stati intervistati nel 2006 e hanno ottenuto un punteggio all'interno della gamma normale di funzionalità cognitiva durante la prima intervista e hanno avuto almeno una valutazione di controllo della cognizione tra il 2008 e il 2020.
Gli intervistatori erano assistenti di ricerca addestrati che, lavorando per l'HRS, hanno condotto le interviste di 2-3 ore e hanno valutato la domanda "Quanta difficoltà ha il soggetto a ricordare le cose che gli hai chiesto?" con un punteggio da 1 (nessuna difficoltà) a 5 (non è riuscito del tutto).
La memoria classificata dall'intervistatore è stata inserita come predittore di demenza incidente durante il periodo di studio di 15 anni. I ricercatori hanno scoperto che ogni aumento di 1 punto di memoria scadente classificata dall'intervistatore (sulla scala 1-5) era associato ad un aumento del 40% del rischio di sviluppare la demenza a un certo punto durante il periodo di studio.
Questa associazione era evidente anche dopo aver tenuto conto di potenziali fattori influenti come la depressione e l'udito scadente. Che l'intervista fosse stata faccia a faccia o al telefono non ha avuto alcun effetto sui risultati.
In particolare, l'associazione era ancora più forte tra i partecipanti con le prestazioni migliori di memoria oggettiva (ricordare molte parole da un lungo elenco di parole) e memoria soggettiva (come la persona percepisce la propria memoria). La memoria oggettiva e soggettiva è utile nel rilevare i deficit cognitivi che precedono una diagnosi di demenza.
Di particolare interesse, ha affermato la Sutin, è che i risultati erano coerenti anche tra i partecipanti che hanno ottenuto un punteggio nel quartile più alto della memoria al basale. Tali prestazioni su un test di memoria obiettiva suggeriscono in genere che l'individuo ha una buona funzione cognitiva e non è a rischio di compromissione.
Fonte: Doug Carlson in Florida State University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: AR Sutin, [+3], A Terracciano. A Simple Single Item Rated by an Interviewer Predicts Incident Dementia Over 15 Years. J Alz Dis, 2023, DOI
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