Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'istruzione potrebbe non salvarti dal declino cognitivo, secondo un nuovo studio

Dai un'occhiata a un qualsiasi elenco di fattori di rischio del declino cognitivo e di sicuro tra di essi troverai 'istruzione'. Si intende che più anni trascorri nell'istruzione, minore è il rischio di declino cognitivo in vecchiaia. La nostra ultima ricerca suggerisce di dissentire.


Il declino cognitivo non compromette solo gli scacchi o il sudoku, ma può raggiungere un punto in cui influisce fortemente sulle attività quotidiane. Quando ciò accade, i medici iniziano a parlare di demenza.


Per quanto incredibile possa sembrare, nel Regno Unito, la demenza è il più maggiore assassino. Uccide più persone del cancro o delle malattie cardiache, e inizia con il declino cognitivo, un peggioramento della capacità delle persone di pensare, ragionare e ricordare. Quindi scoprire cosa causa il declino cognitivo è un obiettivo importante e urgente della ricerca scientifica.


Si è scoperto che avere un livello di istruzione inferiore è associato a un rischio maggiore di demenza. Si pensa che l'istruzione consenta a una persona di costruire una 'riserva cognitiva', una sorta di cuscinetto contro il declino cognitivo.


Degli studi hanno scoperto che l'istruzione è associata a una riduzione più lenta legata all'età in alcune capacità cognitive importanti, come il ragionamento e le capacità verbali. Tuttavia, i risultati recenti sono meno incoraggianti.


Una meta-analisi (i risultati combinati di numerosi studi correlati) ha scoperto che l'effetto medio dell'educazione sul declino cognitivo è zero. È interessante notare che questa meta-analisi evidenzia che l'«eterogeneità tra gli studi» - ovvero quanto sono incoerenti i risultati nei vari studi inclusi - è sostanziale e in gran parte inspiegabile. In breve, l'effetto medio è zero, ma i risultati differiscono in modo massiccio da uno studio all'altro. E non sappiamo perché.


Questi risultati, in qualche modo sconcertanti, possono in parte derivare da come sono stati progettati e condotti gli studi. Possono passare anni prima che il declino cognitivo sia evidente, soprattutto nelle persone sotto i 60 anni. Per stimare in modo affidabile il tasso di declino, sono necessari dati che coprono decenni. Solo pochi studi nel settore hanno seguito i partecipanti per così tanto tempo.


Il nostro studio è uno di questi: include circa 2.000 adulti giapponesi, che avevano da 40 a 79 anni all'inizio della ricerca, seguiti per circa 25 anni. Sono stati testati più volte su intelligenza cristallizzata (la capacità di accumulare conoscenze, fatti e abilità) e intelligenza fluida (la capacità di ragionare e pensare in modo flessibile). Con i miei colleghi ho scoperto che, in entrambi i test, l'istruzione non ha influenza sui tassi di declino cognitivo.


Questo risultato sembra controintuitivo. Come abbiamo visto, le persone più istruite hanno meno probabilità di sviluppare la demenza. Allora perché l'educazione non ha alcun impatto sul declino cognitivo? Dopotutto, la demenza insorge quando una persona non è più cognitivamente funzionale.

 

Possibile spiegazione

Potrebbero esserci due meccanismi in gioco. Primo, mentre l'istruzione non ha alcun effetto sul declino cognitivo, spesso è stata trovata associata a capacità cognitive di base leggermente più elevate, cioè prima che inizi il declino legato all'età. Di solito, le persone con titoli più alti si comportano un po' meglio nei compiti cognitivi all'inizio del tipo di studi che seguono le persone per molti anni. Lo stesso modello di risultati è presente nel nostro studio.


Tutti sperimentano un calo della funzione cognitiva mentre invecchiano. Ma se inizi da una base più alta, il declino cognitivo impiega più tempo per raggiungere la soglia della demenza. In una certa misura, ciò può spiegare i tassi più elevati di demenza nelle persone con un livello di istruzione inferiore.


L'altro potenziale meccanismo è probabilmente più significativo. La demenza è associata a fattori come obesità, inquinamento atmosferico e lesioni alla testa e queste cose aumentano la possibilità di sviluppare la demenza causando danni cerebrali. Fondamentalmente, sono tutti legati all'istruzione.


Ad esempio, le persone con livelli più alti di istruzione sono, in media, più ricchi e quindi di solito possono permettersi di vivere in aree meno inquinate. E il legame tra stato socioeconomico e obesità è tragicamente noto. Infine, i più istruiti hanno meno probabilità di fare lavori manuali, alcuni dei quali comportano un rischio di lesioni alla testa.


L'istruzione può quindi contribuire a prevenire indirettamente la demenza. Anche se l'istruzione non ti salverà dal declino cognitivo, potrebbe comunque darti un vantaggio contro la demenza.

 

 

 


Fonte: Giovanni Sala (docente di psicologia, Università di Liverpool) in The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)