Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Depressione in mezza età e Alzheimer sono associate geneticamente

Usando un grande gruppo di partecipanti, dei ricercatori hanno trovato un'associazione tra il punteggio di rischio poligenico dell'Alzheimer e della depressione, che non è spiegata dalla presenza dell'ApoEε4.

L'analisi dei dati della coorte Health and Retirement Study ha scoperto che la predisposizione genetica al morbo di Alzheimer (MA), dimostrata dai punteggi più elevati di rischio poligenico (PRS, polygenic risk scores), ha contribuito alla probabilità di depressione in mezza età. Gli investigatori hanno concluso che merita studiare ulteriormente se esiste una base genetica condivisa tra la depressione in mezza età e il MA.


Dopo aver aggiustato i dati per il sesso, per 10 componenti genetici principali e per la matrice di genotipizzazione, quelli con PRS del MA più elevato avevano maggiori probabilità di sperimentare la depressione dopo i 50 anni (P=1.5x10-4; permuted P=.003; soglia GWAS P=.0583501). Questa associazione è rimasta significativa dopo aver aggiustato simultaneamente i dati per sesso, età, istruzione, 10 componenti genetici principali e matrice di genotipizzazione (β=1627; p=.00086; soglia GWAS P=.0583501).


"Questi risultati suggeriscono che la depressione che si manifesta all'età di 50 anni nelle persone cognitivamente normali può rappresentare uno dei primi segni prodromomici (= che precedono e preannunciano) del declino cognitivo futuro e può segnalare un aumento del rischio di sviluppo successivo del MA", hanno concluso il primo autore Thomas Wingo MD, assistente professore della Emory University e i suoi colleghi. "Inoltre, solleva l'importante questione se trattare la manifestazione della depressione dopo i 50 anni nelle persone cognitivamente normali può alterare il rischio di sviluppo del MA in seguito".


L'analisi ha considerato 6.656 partecipanti con cognizione normale al basale e con genotipizzazione disponibile, che sono stati seguiti per una mediana di 16 anni (intervallo 2-21). Ogni 2 anni i pazienti hanno avuto la valutazione del funzionamento cognitivo con una Telephone Interview for Cognitive Status modificata, e dei sintomi depressivi con la scala a 8 punti del Center for Epidemiologic Studies of Depression.


Nel corso dello studio, l'1,3% e il 2,0% dei partecipanti hanno sviluppato un deterioramento cognitivo rispettivamente alla 1a e alla 2a visita di controllo, e cumulativamente, il 15,6% ha sviluppato una compromissione cognitiva all'ultima visita. Coerentemente con i precedenti dati sulla storia naturale, il 9,4% dei partecipanti ha soddisfatto i criteri della depressione clinicamente significativa per tutta la durata di controllo.


Per calcolare i PRS del MA, gli investigatori hanno usato gli studi di associazione dell'intero genoma (GWAS) del MA per 21.982 casi di MA e 41.944 controlli cognitivamente normali con antenati europei, che avevano 11.480.633 polimorfismi a singolo nucleotide, come dati di base. Poiché l'obiettivo dello studio era studiare l'associazione tra onere genetico e depressione che si manifestava a, o dopo, i 50 anni nelle persone cognitivamente normali, Wingo e colleghi hanno escluso dall'analisi i partecipanti con depressione e deterioramento cognitivo.


Tra i partecipanti cognitivamente normali, quelli con PRS di depressione più elevato avevano maggiori probabilità di sperimentare la depressione dopo i 50 anni, dopo aver tenuto conto degli effetti del sesso e della struttura della popolazione (p=6,2x10-11; permuted P=1,0x10-4; Soglia GWAS P=.0131001). Inoltre, quelli con PRS di MA più elevato avevano maggiori probabilità di sviluppare una compromissione cognitiva (lieve deterioramento cognitivo o demenza probabili) durante gli anni di controllo, dopo aver tenuto conto degli effetti di sesso, età, istruzione e sottostruttura della popolazione (β=17,8; p=7,5x10-10; permuted P=1,0x10-4).


La presenza dell'allele ε4 dell'apolipoproteina E (ApoEε4), il fattore di rischio genetico più forte per il MA, non era associato alla depressione (P=0,08) nonostante fosse correlato con il PRS del MA (correlazione p=0,14; P=1,0x10-30). In particolare, in questi casi i PRS del MA e della depressione erano correlati solo modestamente (ρ=0,03; P=.008). Gli autori dello studio hanno scritto che "insieme, questi risultati suggeriscono che la responsabilità genetica cumulativa per il MA contribuisce alla depressione dopo i 50 anni nelle persone cognitivamente normali, indipendentemente dalla loro responsabilità genetica per la depressione".


Per determinare la specificità dell'associazione tra PRS della depressione e quello del MA, gli investigatori hanno esaminato l'associazione tra depressione e responsabilità genetica per altri tratti neurologici e psichiatrici, tra cui la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), il morbo di Parkinson (MP), l'aneurisma intracranico e il nevroticismo.


Non c'era alcuna associazione tra i PRS della SLA e della depressione (p=.05; permuted P=.41), nessuna associazione tra PRS del MP e della depressione (p=.05; permuted P=.42) e nessuna associazione tra PRS di aneurisma intracranico e depressione (p=.01; permuted P=.13).


Al contrario, c'era una forte associazione tra i PRS del nevroticismo e della depressione (P=9,3x10-8; permuted P=9,9x10-5), che secondo gli investigatori era previsto, perché il nevroticismo è un tratto della personalità che predispone alla depressione.

 

 

 


Fonte: Emory University via Neurology Live (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Thomas Wingo, ...[+4], Aliza P. Wingo. Alzheimer’s disease genetic burden is associated with mid-life depression among persons with normal cognition. Alzhimer's & Dementia, 21 Jun 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)