Una tecnica innovativa di scansione cerebrale può potenzialmente essere usata per i test su larga scala dell'Alzheimer, fornendo al contempo possibili approfondimenti sulle prime fasi della malattia, molto prima che emergano i sintomi.
Il morbo di Alzheimer (MA) è la forma più comune di demenza, una delle principali cause di dipendenza e disabilità negli anziani. Sebbene siano stati fatti progressi nella comprensione della malattia cerebrale straziante, i test diagnostici sono attualmente limitati e non ci sono trattamenti.
Ora, un assistente professore di medicina dell'Università di Ottawa e il suo team di collaboratori hanno pubblicato nuove ricerche che suggeriscono che si può potenzialmente impiegare una nuova tecnica di scansione per testare su larga scala il MA. Può anche fornire possibili approfondimenti sulle prime fasi della malattia, molto prima che emergano i sintomi.
I risultati potrebbero aiutare a guidare la progettazione di farmaci mirati e forse aprire la strada a un modo pratico e meno invasivo di rilevare il MA, che può portare a un declino cognitivo così grave che i malati perdono la capacità di riconoscere i loro cari o addirittura di comunicare al livello più elementare.
Pubblicato di recente su Neuropsychopharmacology, lo studio degli scienziati suggerisce che l'uso di un metodo di scansione ad alta risoluzione chiamato 'risonanza magnetica sensibile alla neuromelanina' potrebbe essere promettente per prevedere il rischio di sintomi o per guidare il trattamento futuro.
"Ci sono prove che l'area noradrenergica del cervello è la parte dove in realtà parte l'accumulo della tau, anni prima dell'emergere di eventuali sintomi", ha dichiarato il dott. Clifford Cassidy, assistente professore nel dipartimento di medicina cellulare e molecolare, primo autore dello studio.
I risultati della ricerca confermano i dati precedenti che il sistema noradrenergico del cervello degenera progressivamente con il MA. Questo sistema cerebrale è di vitale importanza perché può essere la prima area colpita dal MA e la sua patologia è correlata ai sintomi del disturbo.
“Non capiamo ancora perché alcune persone contraggano il MA e altre no. Non sappiamo perché alcune persone sono protette e altre sono vulnerabili. Quindi la domanda è: cosa ti rende vulnerabile?", dice il dott. Cassidy. "Ciò apre davvero le porte all'esame di questi sistemi cerebrali nell'uomo, in vivo, in qualsiasi disturbo in cui può essere rilevante".
Fonte: David McFadden in University of Ottawa (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti CM Cassidy, ...[+15], Pedro Rosa-Neto. Association of locus coeruleus integrity with Braak stage and neuropsychiatric symptom severity in Alzheimer’s disease. Neuropsychopharmacol., 2022, DOI
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