Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le pieghe cerebrali formate in grembo potrebbero influire sull'inizio della demenza frontotemporale

La demenza frontotemporale inizia relativamente presto rispetto ad altre forme di demenza. Sappiamo ancora relativamente poco sulle cause della malattia, e tuttavia una nuova ricerca svolta all'Università di Lund in Svezia mostra che le pieghe nel cervello che si formano nelle ultime fasi della gravidanza potrebbero avere un impatto sull'età in cui prende piede la malattia.

Le persone colpite dalla demenza frontotemporale di solito sperimentano un esordio precoce, spesso mentre sono ancora in età lavorativa. Inoltre, la progressione della malattia è rapida e il tempo medio di sopravvivenza dopo la diagnosi è di otto anni.


“Non esiste una cura o un trattamento per rallentare la progressione, pertanto qualsiasi nuova conoscenza della malattia è preziosa", afferma Alexander Santillo, professore associato di psichiatria all'Università di Lund e consulente di psichiatria.


In uno studio con 307 partecipanti (27-87 anni), di cui 92 con Alzheimer, 105 con demenza frontotemporale (nota anche come demenza del lobo frontale) e un gruppo di controllo di 110 persone, Alexander Santillo e i suoi colleghi hanno esaminato il cervello dei pazienti con la risonanza magnetica.


Hanno scoperto che le pieghe cerebrali che si formano durante lo sviluppo fetale possono avere un impatto sull'età in cui gli individui iniziano a soffrire di demenza frontotemporale. In coloro che soffrono di Alzheimer, sembra che ciò non avesse un impatto sulla malattia.


“L'area specifica che abbiamo studiato è chiamata giro cingolato, che si trova nel lobo frontale del cervello. I partecipanti allo studio che avevano una piega extra in quest'area nell'emisfero cerebrale destro hanno sviluppato sintomi di demenza frontotemporale in media 3 anni dopo rispetto agli individui senza questa piega", afferma Luke Harper, residente di neurologia, dottorato dell'Università di Lund e primo autore dello studio.


I ricercatori dietro lo studio affermano che i risultati contribuiscono a un drastico aumento della comprensione della malattia. Era già noto che la genetica influisce sulla possibilità di sviluppare la demenza, però non era stato finora analizzato il legame con il modo in cui si sviluppa il cervello nella fase fetale.


“Durante questo periodo, il cervello è particolarmente sensibile ai fattori ambientali. In passato, non era possibile stabilire connessioni tra sviluppo fetale e malattie che colpiscono il cervello 60-70 anni dopo la nascita. Pertanto, riteniamo che i risultati possano essere rilevanti anche per le altre malattie neurologiche", spiega Alexander Santillo.


Non è del tutto chiaro perché questa variazione anatomica influenza l'emisfero cerebrale destro e non il sinistro, e tuttavia, coloro che soffrono di demenza frontotemporale sperimentano cambiamenti comportamentali che coinvolgono il lato destro del cervello. È anche noto che la parte anteriore del giro cingolato nella corteccia cerebrale è influenzata da questo tipo specifico di demenza.


“Sappiamo che alcune persone sono colpite dalla malattia cognitiva frontotemporale a causa di una mutazione genetica, tuttavia, per la stragrande maggioranza delle persone la causa è sconosciuta, così come i fattori che influenzano la progressione della malattia. I nostri risultati indicano anche che si devono prendere in considerazione le variazioni delle pieghe cerebrali quando si sviluppano nuovi trattamenti. Tuttavia, i nostri risultati devono essere confermati prima in altri studi", afferma Alexander Santillo.


Luke Harper ha iniziato a lavorare per confermare i risultati in collaborazione con dei team di ricerca americani e olandesi. L'obiettivo è anche capire se le pieghe in questa regione del cervello influenzano il tasso di progressione della malattia e quanto tempo i pazienti sopravvivono dopo una diagnosi.

 

 

 


Fonte: Lund University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Luke Harper, Martina Bocchetta, ...[+9], Alexander Santillo. Prenatal Gyrification Pattern Affects Age at Onset in Frontotemporal Dementia. Cerebral Cortex, 2022, hDOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.