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L'aspettativa di vita sale in tutto il mondo, ma le persone passano più anni con malattie e disabilità

L'aspettativa di vita sale in tutto il mondo, ma le persone passano più anni con malattie e disabilitàL'aumento (o la diminuzione) dell'aspettativa nelle varie aree del mondo dal 1970 al 2010. (Clicca per ingrandire)

L'aspettativa di vita globale è aumentata di più di 6 anni dal 1990 al 2013, assieme all'aspettativa di vita in buona salute; cardiopatia ischemica, infezioni delle basse vie respiratorie e ictus causano la maggior parte delle perdite di salute nel mondo.


In tutto il mondo si vive più a lungo, anche in alcuni dei paesi più poveri, ma un mix complesso di disturbi fatali, e non, provoca una enorme quantità di perdite di salute, secondo una nuova analisi di tutte le principali malattie e lesioni in 188 paesi.


Grazie ai marcati cali di morti e malattie causate dal virus HIV/AIDS e dalla malaria negli ultimi dieci anni, e ai significativi progressi fatti nell'affrontare i disturbi trasmissibili, materni, neonatali e alimentari, la salute è migliorata in modo significativo in tutto il mondo.


La speranza globale di vita alla nascita per entrambi i sessi è aumentata di 6,2 anni (da 65,3 del 1990 ai 71,5 del 2013), mentre la speranza di vita in buona salute (HALE) alla nascita è aumentata di 5,4 anni (da 56,9 del 1990 ai 62,3 del 2013).


La speranza di vita in buona salute prende in considerazione non solo la mortalità, ma anche l'impatto delle condizioni non fatali e riassume gli anni vissuti con disabilità e gli anni persi a causa di mortalità prematura. L'aumento della speranza di vita in buona salute non è stata così drastica come la crescita della speranza di vita, e, di conseguenza, le persone vivono più anni con malattie e disabilità.


Lo studio «Global, regional, and national disability-adjusted life years (DALYs) for 306 diseases and injuries and healthy life expectancy (HALE) for 188 countries, 1990-2013: quantifying the epidemiological transition» esamina le perdite fatali e non fatali di salute nei vari paesi ed è pubblicato in The Lancet dal 27 agosto 2015. E' stato condotto da un consorzio internazionale di ricercatori che lavorano allo studio «Global Burden of Disease» [Onere Globale delle Malattie] ed è guidato dall'«Institute for Health Metrics and Evaluation» (IHME) dell'Università di Washington.


"Il mondo ha compiuto grandi progressi nel campo della salute, ma ora la sfida è investire nella ricerca dei modi più efficaci per prevenire o curare le principali cause di malattia e disabilità", ha detto il professor Theo Vos dell'IHME, autore principale dello studio.


Per la maggior parte dei paesi, i cambiamenti nella speranza di vita in buona salute per i maschi e le femmine tra il 1990 e il 2013 sono stati significativi e positivi, ma in decine di paesi, tra cui Botswana, Belize e Siria la speranza di vita in buona salute nel 2013 non è stata significativamente superiore rispetto al 1990. In alcuni dei questi paesi, tra cui Sudafrica, Paraguay e Bielorussia, la speranza di vita in buona salute è in realtà diminuita dal 1990.


Le persone nate in Lesotho e Swaziland nel 2013 possono aspettarsi di vivere almeno 10 anni in buona salute meno delle persone nate in quei paesi due decenni prima. Le persone di paesi come il Nicaragua e la Cambogia hanno subito un drastico incremento della speranza di vita in buona salute dal 1990: 14,7 anni e 13,9 anni, rispettivamente. Il contrario è successo per le persone di Botswana e Belize, che hanno visto cali di 2 anni e 1,3 anni, rispettivamente.


Le differenze tra i paesi con aspettativa di vita sana più alta e quella più bassa è enorme. Nel 2013, il Lesotho ha avuto quella più bassa (42 anni), e il Giappone quella più alta a livello mondiale (73,4 anni). Anche a livello regionale, ci sono variazioni significative. Cambogiani e laotiani nati nel 2013 hanno avuto speranza di vita sana di soli 57,5 ​​anni e 58,1 anni, rispettivamente, ma le persone nate nei vicini Thailandia e Vietnam potevano vivere quasi 67 anni in buona salute.


Poiché aumentano sia ​​la speranza di vita totale che quella in buona salute, le variazioni dei tassi di perdite di salute diventano sempre più cruciali. I ricercatori dello studio utilizzano il DALY (anni di vita corretti per disabilità), per confrontare la salute delle diverse popolazioni e le condizioni di salute nel tempo. Un DALY equivale a un anno di vita sana perduto e si misura con la somma degli anni di vita persi per morte prematura e gli anni vissuti con disabilità.


Le principali cause di perdita di salute a livello mondiale, misurate in DALY, nel 2013 sono state: cardiopatia ischemica, infezioni delle basse vie respiratorie, ictus, dolore alla parte bassa della schiena e al collo, e incidenti stradali. Queste cause differivano per sesso: per i maschi, gli infortuni stradali erano al quinto posto come causa di perdita di salute, ma non erano nelle prime 10 per le femmine, che perdono sostanzialmente più salute per disturbi depressivi rispetto ai loro colleghi maschi.


[...] In tutti i paesi, i modelli di perdita di salute variano notevolmente. I paesi con i tassi DALY più alti sono tra i più poveri del mondo, e ne comprendono diversi in Africa sub-sahariana: Lesotho, Swaziland, Repubblica Centrafricana, Guinea-Bissau, e Zimbabwe. I paesi con i tassi più bassi di perdita di salute sono l'Italia, la Spagna, la Norvegia, la Svizzera e Israele.


Anche le variazioni a livello nazionale hanno un ruolo importante nel cambiamento del carico di malattia, in particolare per le malattie non trasmissibili. Per i disturbi trasmissibili, materni, neonatali e nutrizionali, i numeri DALY globali e i tassi standardizzati per età sono diminuiti tra il 1990 e il 2013. Mentre il numero di DALY per le malattie non trasmissibili sono aumentati in questo periodo, i tassi standardizzati per età sono diminuiti.


Il numero di DALY a causa di disturbi trasmissibili, materni, neonatali e della nutrizione è diminuito costantemente, da 1,19 miliardi nel 1990 a 769,3 milioni nel 2013, mentre il DALY da malattie non trasmissibili è aumentato costantemente, passando da 1.080 a 1.430 milioni nello stesso periodo.


Lo studio esamina anche il ruolo che ha lo status socio-demografico (una combinazione di reddito pro capite, età della popolazione, tassi di fertilità e anni di scuola) nel determinare la perdita di salute. I risultati dei ricercatori sottolineano che questo rappresenta più della metà delle differenze viste tra i paesi e nel tempo per alcune cause di DALY, compresi i disturbi materni e neonatali. Ma lo studio rileva che lo status socio-demografico è molto meno responsabile della variazione vista per disturbi che comprendono le malattie cardiovascolari e il diabete.


"Fattori come reddito e istruzione hanno un impatto importante sulla salute, ma non raccontano tutta la storia", ha detto il dottor Christopher Murray, direttore dell'IHME. "Guardare alla speranza di vita in buona salute e alle perdite di salute a livello nazionale può contribuire a guidare le politiche per garantire che le persone possano avere ovunque una vita lunga e sana, non importa dove esse vivono".

Paesi con l'aspettativa più alta di vita in buona salute, di entrambi i sessi, 2013 Paesi con la speranza di vita sana più bassa, di entrambi i sessi, 2013 Cause principali di DALY, o perdita di salute nel mondo, per entrambi i sessi, 2013
1 Giappone
2 Singapore
3 Andorra
4 Islanda
5 Cipro
6 Israele
7 Francia
8 Italia
9 Corea del Sud
10 Canada
1 Lesotho
2 Swaziland
3 Repubblica Centrafricana
4 Guinea Bissau
5 Zimbabwe
6 Mozambico
7 Afghanistan
8 Ciad
9 Sud Sudan
10 Zambia
1 Cardiopatia ischemica
2 Infezione respiratorio inferiore
3 Ictus
4 Dolori bassa schiena e al collo
5 Infortuni stradali
6 Malattie diarroiche
7 Broncopneumopatia cronica ostruttiva
8 Complicazioni neonatali alla nascita pretermine
9 HIV / AIDS
10 Malaria

 

 

 


Fonte: The Lancet via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Murray CJL et al. Global, regional, and national disability-adjusted life years (DALYs) for 306 diseases and injuries and healthy life expectancy (HALE) for 188 countries, 1990–2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013. The Lancet, 2015 DOI: 10.1016/S0140-6736(15)61340-X

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