La comunità di ricerca ora ha un nuovo quadro per lo sviluppo di una definizione del morbo di Alzheimer (MA) basata sulla biologia. Questa proposta di "costrutto biologico" si basa su cambiamenti misurabili nel cervello e dovrebbe facilitare una migliore comprensione del processo patologico e della sequenza di eventi che portano ai disturbi cognitivi e alla demenza.
Con questo costrutto, i ricercatori possono studiare il MA, dalle sue primissime basi biologiche ai segni esteriori di perdita di memoria e altri sintomi clinici, che potrebbero risultare in un approccio più preciso e più veloce alla sperimentazione di farmaci e altri interventi.
Il National Institute on Aging (NIA) e l'Alzheimer's Association (AA) hanno promosso il lavoro, apparso oggi 10 aprile 2018 su Alzheimer & Dementia: the Journal of the Alzheimer's Association. Le bozze sono state presentate a diversi incontri scientifici e online, dove sono stati raccolti commenti e idee integrati nel documento finale pubblicato. Il lavoro verrà aggiornato in futuro, mentre viene sottoposto a test e man mano che saranno disponibili nuove conoscenze.
I suoi autori, osservando che la struttura si applicherà alle sperimentazioni cliniche e può essere usata anche per studi osservazionali e di storia naturale, immaginano che questo approccio linguistico comune unificherà il modo in cui vengono misurate le diverse fasi della malattia, in modo che gli studi possano essere confrontati facilmente e presentati più chiaramente al campo medico e al pubblico.
"Nel contesto della continua evoluzione della ricerca e delle tecnologie di MA, il quadro di ricerca proposto è un logico passo successivo per aiutare la comunità scientifica a progredire nella lotta contro il MA", ha detto Richard J. Hodes, direttore del NIA. "Più sarà accurata la caratterizzazione del processo patologico specifico, definito come MA, maggiori sono le nostre possibilità di intervenire in qualsiasi punto di questo continuum, dal prevenire la malattia al ritardarne la progressione".
Evoluzione nel pensiero
Questa struttura riflette le ultime conoscenze della malattia, che inizia forse vent'anni prima che appaiano in un individuo i segni esteriori di declino e di perdita della memoria. Nel 2011, la collaborazione NIA-AA ha iniziato a riconoscere ciò, creando serie separate di linee guida diagnostiche che includevano il riconoscimento di uno stadio preclinico dell'MA e la necessità di sviluppare interventi il più presto possibile nel processo. Il quadro di ricerca offerto oggi si basa sull'idea del 2011 di tre stadi (pre-clinica, decadimento cognitivo lieve e demenza) di un continuum di malattia basato su biomarcatori.
Gli autori del quadro di ricerca NIA-AA, che comprendevano 20 esperti accademici, attivisti, governativi e del settore, hanno notato quanto è confusa la distinzione tra sintomi clinici e cambiamenti misurabili nel cervello. Il nuovo quadro di ricerca si concentra sui biomarcatori raggruppati in diversi processi patologici del MA che possono essere misurati nelle persone viventi con tecnologie di scansione e analisi di campioni di liquido spinale cerebrale. Incorpora anche misure di gravità usando i biomarcatori e un sistema di classificazione del deterioramento cognitivo.
"Dobbiamo concentrarci su obiettivi biologici o fisici per arrivare a potenziali trattamenti per il MA", ha spiegato Eliezer Masliah MD, direttore della Divisione di Neuroscienze del NIA. "Spostando la discussione sui cambiamenti neuropatologici rilevati nei biomarcatori per definire il MA, mentre osserviamo i sintomi e la gamma di influenze sullo sviluppo della malattia, penso che abbiamo una possibilità migliore di trovare terapie, e prima".
In un editoriale di accompagnamento, i colleghi di Masliah e del NIA, incluso il dott. Hodes, hanno evidenziato quanto è sia promettente che limitato l'approccio biologico. Hanno notato che sono necessarie migliori definizioni operative dell'MA per aiutare a comprendere meglio la sua storia naturale e l'eterogeneità, compresa la prevalenza delle condizioni che lo imitano. Hanno inoltre sottolineato che il quadro di ricerca deve essere ampiamente testato in diverse popolazioni e con biomarcatori più sensibili.
Raggruppare e far corrispondere i biomarcatori
Il quadro di ricerca NIA-AA propone tre gruppi generali di biomarcatori (amiloide-beta, tau e neurodegenerazione o danno neuronale) e lascia spazio ad altri, futuri biomarcatori. L'amiloide-beta è una proteina presente in natura che si accumula per formare placche nel cervello. La tau, un'altra proteina, si accumula anormalmente formando grovigli neurofibrillari che bloccano la comunicazione tra i neuroni. La neurodegenerazione o il danno neuronale possono derivare da molte cause, come l'invecchiamento o il trauma, e non necessariamente dal MA.
I ricercatori possono usare i valori di un partecipante allo studio e identificare l'amiloide-beta (A), la tau (T) o la neurodegenerazione o danno neuronale (N) per caratterizzare la combinazione di biomarcatori di quella persona in uno degli 8 profili. Per esempio, se una persona ha un biomarcatore amiloide-beta positivo (A+) ma non ha tau (T-), verrebbe classificato con "cambiamenti patologici di MA". Solo quelli con entrambi i biomarcatori A e T sarebbero considerati affetti da MA, lungo un continuum. Il gruppo di biomarcatori N fornisce importanti informazioni sullo stadio patologico per fattori spesso associati allo sviluppo del MA o al peggioramento dei sintomi.
Quadro solo per determinate ricerche
Gli autori hanno sottolineato che il quadro di ricerca NIA-AA non è né un criterio diagnostico né una linea guida per i medici. È destinato a scopi di ricerca, richiedendo ulteriori test prima che possa essere considerato per la pratica clinica generale, hanno notato.
Hanno anche sottolineato che l'approccio biologico al MA non intende soppiantare altre misure, come i test neuropsicologici, per studiare aspetti importanti della malattia come i suoi esiti cognitivi. In alcuni casi, sottolinea l'articolo, i biomarcatori potrebbero non essere disponibili o richiederli sarebbe controproducente per particolari tipi di ricerca.
Gli autori riconoscono che il quadro di ricerca può sembrare complesso, ma sottolineano che è flessibile e può essere impiegato per rispondere a molte domande di ricerca, come il modo in cui i risultati cognitivi differiscono tra i vari profili dei biomarcatori e quale influenza ha l'età su tali relazioni.
Nei suoi commenti, la direzione del NIA ha sviluppato una tabella per aiutare a spiegare come il quadro proposto potrebbe essere usato e dove potrebbe non essere applicato:
Il quadro di ricerca è ...
- un'ipotesi verificabile,
- un approccio che facilita la segnalazione standardizzata della ricerca,
- un linguaggio comune e un punto di riferimento per i ricercatori per studi longitudinali e studi clinici,
- un benvenuto per altri approcci,
- un benvenuto per altri indicatori di MA e comorbidità;
... mentre NON è ...
- un requisito per la presentazione delle sovvenzioni NIH,
- una dichiarazione sulla patogenesi o eziologia del MA,
- politica, linee guida o criterio della NIA per documenti o borse di studio,
- una definizione di malattia per uso medico standard,
- una nozione fissa di MA.
Fonte: NHS/NIA via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti:
- Jack CR et al. NIA-AA Research Framework: Towards a Biological Definition of Alzheimer's Disease. Alzheimers Dement. 2018 Apr 10. doi: 10.1016/j.jalz.2018.02.018
- Silverberg N et al. NIA commentary on the NIA-AA research framework: Towards a biological definition of Alzheimer's disease. Alzheimers Dement. 2018 Apr 10. doi: 10.1016/j.jalz.2018.03.004
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