Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Approvazione aducanumab: cosa sappiamo finora e perché serve più ricerca

Per la prima volta dal 2003, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato un nuovo trattamento per il morbo di Alzheimer (MA) negli Stati Uniti, a condizione che abbia successo in un altro esperimento. Il farmaco, chiamato aducanumab, ha il potenziale teorico di rallentare il deterioramento cognitivo tipico del MA.


L'approvazione del farmaco ha generato molto dibattito, molti scienziati hanno espresso preoccupazione per la mancanza di evidenze dalla sperimentazione clinica del farmaco. Altri sono preoccupati perché il farmaco in precedenza aveva fallito in due studi clinici, e sono stati usati i dati di questi esperimenti falliti per chiedere l'approvazione del farmaco.


Ciò ha indotto molti a chiedersi perché il farmaco è stato approvato tanto per cominciare, e su quali basi, poiché le prove attuali non sembrano suggerire in modo conclusivo che può dare miglioramenti alle persone con MA.

 

Placche di amiloide-beta

Ogni persona ha Aβ nel cervello. Questo peptide ha un ruolo importante in molte funzioni benefiche del cervello, come la promozione della sua guarigione, la funzione sinaptica (che consente ai neuroni cerebrali di comunicare), e persino la soppressione dei tumori.


Ma l'Aβ può diventare tossica quando si raggruppa insieme e forma placche nel cervello. Queste placche interrompono la funzione delle cellule cerebrali e la capacità di comunicare l'una con l'altra, causando problemi cognitivi, come la perdita di memoria.


Eppure le placche di Aβ non sono l'unica causa del MA, né sono l'unica causa del declino cognitivo. La malattia è complessa e può essere causata da fattori di rischio sia genetici che non genetici (compresi determinati farmaci, stile di vita e anche fattori ambientali, come l'inquinamento atmosferico).


Accanto all'Aβ, sono molto coinvolte altre proteine, come la tau. Anche la neuroinfiammazione incontrollabile, che può derivare da molti fattori, tra cui lesioni, malattie o stress, è comune nei pazienti con MA e può promuovere lo sviluppo della malattia.


È importante sottolineare che le placche di Aβ sono state trovate persino in persone altrimenti sane, fatto che contraddice la teoria che le placche sono la causa del MA, e che eliminarle fermerà del tutto la malattia. Detto questo, dato che l'Aβ è coinvolta in molte funzioni cerebrali importanti collegate al MA, puntarla potrebbe rivelarsi benefico, ma sarà necessaria più ricerca che lo dimostri definitivamente.

 

Aducanumab

Il nuovo farmaco aducanumab è un anticorpo. Gli anticorpi sono proteine ​​immunitarie speciali che il nostro corpo produce, che si legano a obiettivi specifici presenti nei patogeni (come batteri o virus), o anche in altre proteine. Ad esempio, nelle malattie autoimmuni, il nostro corpo produce anticorpi contro le nostre stesse proteine, portando a sintomi spesso devastanti. Gli anticorpi che puntano proteine ​​o peptidi specifici (parti di una proteina) possono anche essere prodotte in laboratorio.


In questo caso, l'aducanumab funziona puntando le placche Aβ nel cervello, legandosi a loro. Questo segnala una minaccia alle cellule immunitarie del cervello, che poi arrivano e rimuovono le placche. In studi sia umani che animali, l'aducanumab ha dimostrato di ridurre la quantità di placca nel cervello.


Ma l'unico obiettivo dell'aducanumab è la placca, il che significa che altri aspetti del MA (come la neuroinfiammazione, o la morte delle cellule cerebrali) rimangono invariati. Per questo, anche se è stata vista una riduzione delle placche, l'aducanumab non ha dimostrato di rallentare il declino cognitivo, anche se c'è stato un accenno. In passato, esperimenti precedenti dell'aducanumab sono stati fermati in anticipo perché gli sviluppatori hanno ritenuto che fosse improbabile vedere miglioramenti del declino cognitivo o un suo rallentamento.


Tuttavia, dopo aver riesaminato un sottoinsieme dei dati da questi esperimenti precedenti, la Biogen (il produttore dell'aducanumab) ha affermato di aver trovato prove che in alcuni casi le alte dosi del farmaco potrebbero ridurre il declino cognitivo. Questo riesame alla fine ha portato all'approvazione della FDA, che però ha posto la condizione che sia condotto un ulteriore studio in cui siano replicati questi risultati. I risultati devono anche mostrare un significativo vantaggio clinico per i pazienti.


Quindi questo è davvero un passo positivo nella scoperta di trattamenti per il MA?


Mentre ci sono alcuni indizi che una dose elevata dell'anticorpo presa per 18 mesi può ridurre il declino cognitivo in alcuni pazienti, non c'è modo di sapere quali pazienti potrebbero trarre benefici più di altri a causa della complessità della malattia. Ciò significa che mentre alcuni possono avere benefici dall'aducanumab, altri avranno ancora un deterioramento nella loro qualità della vita e della loro memoria nonostante il farmaco. E il farmaco può causare gravi effetti collaterali, tra cui delirio, emorragia cerebrale e gonfiore del cervello.


Dato che il farmaco costa $ 56.000 all'anno per paziente, procedere per tentativi ed errori con questo farmaco specifico non è opportuno e può costituire un costo enorme per tutti quelli coinvolti. E, poiché è il primo farmaco approvato in oltre 20 anni, potrebbe incoraggiare altre società farmaceutiche a generare la propria versione dell'anticorpo, allontanandosi dalla ricerca focalizzata su nuovi obiettivi farmaceutici.


Soprattutto, non c'è alcuna garanzia che il farmaco rallenterà il declino cognitivo, che potrebbe essere devastante per i pazienti in più di un modo.

 

 

 


Fonte: Eleftheria Kodosaki (ricercatrice di neuroimmunologia) e Aurora Veteleanu (dottoranda di neuroscienze), Università di Cardiff

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)