Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Vietare le visite nelle case di riposo solleva domande etiche, senza risposte semplici

Fisicamente, gli anziani sono tra i più vulnerabili al coronavirus. E quelli isolati nelle case di riposo o in comunità, senza dubbio sono anche i più vulnerabili socialmente.


Rapporti dalle case di riposo europee e americane, dove sono stati infettati grandi gruppi di residenti, forniscono un promemoria che fa riflettere sulla necessità di precauzioni. Ma alcune di queste precauzioni, in particolare il divieto di visite, sollevano questioni etiche.


Nessuno ha risposte semplici. In un settore che è già a corto di risorse e sotto-organico, i fornitori di assistenza agli anziani si trovano ad affrontare la sfida di bilanciare la salute e il benessere dei residenti, la salute e la sicurezza sul lavoro e il rischio per la salute pubblica.

 

Chi è autorizzato a visitare?

Il governo australiano consente ancora le visite alle strutture residenziali per anziani a scopo di assistenza e di sostegno.
I visitatori devono avere più di 16 anni, sottoporsi a esame medico, restare solo per un breve periodo di tempo e rimanere ad almeno 1,5 metri di distanza.


È consentita una visita per ospite al giorno, per un massimo di due persone. Ma i visitatori sono invitati a stare fuori se non hanno assolutamente bisogno di essere lì. Ulteriori restrizioni si applicano in Tasmania: sono consentite solo visite per dare sostegno di fine-vita o assistenza sanitaria essenziale.


Ma sempre più strutture di assistenza, sia commerciali che no-profit, scelgono di andare oltre il consiglio del governo e vietano del tutto le visite. Molti di questi fornitori affermano pubblicamente di permettere visite ai loro ospiti nel fine-vita, mentre altri non hanno comunicato le loro politiche in proposito.

 

Un posto di lavoro per alcuni è una casa per altri

Dal punto di vista di infermieri e medici, le strutture per anziani sono luoghi di lavoro e la priorità è prevenire le infezioni. Questo non è il caso dei residenti. Per loro, la struttura è la loro casa, e al fine di mantenere il loro senso di sé, i residenti hanno bisogno di ponti aperti con il mondo esterno. Questo include la famiglia, gli amici e le reti di comunità.


I fornitori devono ricordare che gli anziani da loro assistiti si stanno avvicinando alla fine della vita. Una parte di loro non deve sopravvivere alla crisi del COVID-19, che acquisiscano il virus o meno. Stress, solitudine o isolamento sociale che ne conseguono possono anche determinare una morte accelerata per alcuni di loro.

 

Che dire dei coniugi?

All'inizio della pandemia, il responsabile sanitario nazionale Brendan Murphy ha detto che “non si può negare completamente l'accesso a una persona anziana in una struttura residenziale per il suo parente più prossimo”.


Un divieto generale di visite solleva certamente preoccupazioni etiche. C'è un rischio molto reale che le necessità sociali ed emotive dei residenti siano trascurate. Per esempio, nei casi in cui uno dei coniugi vive in una casa di cura e l'altro no, è etico aspettarsi che le coppie non si vedano per diversi mesi?

 

Famiglia come caregiver

Mentre le visite dei familiari possono portare gioia alle persone che vivono nelle strutture di assistenza, spesso il loro ruolo è più di questo. Molti residenti, per la cura quotidiana, si affidano a coniugi e/o figli adulti. Ciò è particolarmente vero per le persone con demenza, coloro che hanno bisogno di assistenza con il mangiare e quelli con problemi di mobilità che necessitano di assistenza per andare in bagno.


Il presidente della commissione reale sull'assistenza agli anziani (Australia) ha di recente indicato che, se le visite dei familiari devono essere vietate, le strutture devono mettere in atto misure per far fronte alle conseguenze negative. Questo può implicare il ricorrere a personale supplementare per assistere ai bisogni di assistenza integrativa dei residenti, e a fornire soluzioni tecnologiche creative per consentire ai residenti di rimanere in contatto con le loro famiglie e comunità.


Alcune famiglie hanno espresso la preoccupazione che il blocco da COVID-19 possa aumentare il rischio di abbandono e/o di abuso nelle strutture di assistenza agli anziani. In loro assenza, chi fornirà supervisione indipendente sul benessere dei residenti? Nei casi di abbandono o di abuso, chi sarà dalla parte dei residenti? Quali misure possono essere messe in atto per proteggere i residenti?

 

Coinvolgere i residenti e le famiglie

L'approccio più etico per i fornitori è coinvolgere i residenti e le loro famiglie nel processo decisionale. Gli standard qualitativi dell'assistenza agli anziani (che preservano la dignità e le scelte degli utenti) non diventano ridondanti solo perché siamo in una pandemia.


È importante per i fornitori accertare ciò che è importante per i residenti. Per molti, la priorità è probabile che sia la qualità della vita, non la lunghezza della vita. Durante il COVID-19, dobbiamo trovare soluzioni creative che soddisfino le esigenze dei residenti, senza mettere in pericolo gli altri.


Alcune famiglie hanno fatto uscire i loro parenti dalle strutture di assistenza agli anziani in preda alla disperazione. Ma ai residenti è stata data la possibilità di uscire e vivere con la famiglia in un modo ben pianificato? Se le strutture sono in grado di ri-organizzare gli spazi interni, in particolare dove coesistono unità abitative indipendenti e assistenza residenziale, ai residenti e ai familiari è stata data la possibilità di vivere insieme in loco, lontano da altri residenti?


Non ci sono risposte semplici, ma questi possono essere esempi di compromessi praticabili.

 

 

 


Fonte: Alison Rahn, ricercatrice senior, Western Sydney University

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.