Nel precedente articolo, abbiamo visto perché i ricordi di abitudini, abilità e procedure sono relativamente conservati nella demenza. Nell'articolo di questa settimana, daremo un'occhiata a ciò che accade alla memoria nella fase da moderata a grave della demenza.
La memoria può essere variabile nel tempo
Per ragioni che non comprendiamo appieno, nella demenza la capacità di creare e archiviare nuovi ricordi e di recuperare quelli vecchi è spesso piuttosto variabile tra diverse settimane, giorni e persino ore.
Un fenomeno osservato di solito è che le persone con demenza diventano più confuse nel tardo pomeriggio o in prima sera, fenomeno spesso chiamato 'sundowning' o sindrome del tramonto. Le teorie sul perché di questa confusione includono che si stanno stancando, che la loro visione è compromessa dalla luce che diminuisce, causando disorientamento, o che il fenomeno è legato al loro ritmo circadiano.
Durante questo periodo, è più probabile che non riconoscano la loro casa attuale e pensano di dover andare 'a casa', che di solito è quella della loro infanzia.
Il wandering è comune quando qualcuno non riconosce dove si trova
Spesso usiamo il termine 'wandering' (perdersi, vagabondare) per descrivere la situazione di una persona con demenza che lascia la sua casa e inizia a camminare da qualche parte. Il wandering può verificarsi per molte ragioni.
L'individuo con demenza potrebbe cercare di arrivare a un posto del passato, come la casa della sua infanzia. Si alza ed esce di casa per andare al lavoro, dimenticando che non lavora da 20 anni. O forse vuole semplicemente fare una passeggiata intorno all'isolato e si perde nel percorso.
Lo shadowing è solitamente dovuto all'incapacità di formare nuovi ricordi
Un altro fenomeno che si verifica spesso è che la persona cara non vuole che tu esca dalla sua vista. Ti segue come un'ombra ('shadow'), da una stanza all'altra. Hai mai sentito la frase 'Lontano dagli occhi, lontano dalla mente' (in italiano, lontano dagli occhi lontano dal cuore)?
Questo è letteralmente ciò che accade qui. Poiché il suo ippocampo è danneggiato e non può creare nuovi ricordi, se non riesce a vederti, non riesce a ricordare dove sei, quando ti ha visto l'ultima volta, o anche se sei nella stessa casa. Potrebbe pensare che sei stato via per ore quando sei stato in bagno appena per 10 minuti.
Soprattutto se ha problemi a riconoscere la sua casa, può sentirsi ansioso se non riesce a vederti, perché potresti essere l'unica cosa nel suo mondo che sembra familiare. Per questi motivi può tendere a seguirti in giro, diventando la tua ombra.
Falsi ricordi e confabulazioni sono comuni nelle fasi avanzate della demenza
Anche se mescolare elementi di ricordi è frequente negli individui sani, è ancora più comune in quelli con demenza. A volte questi ricordi falsi e distorti possono essere banali, ma comunque importanti, come la persona che crede erroneamente di aver preso le medicine o di aver spento i fornelli, mentre ha solo pensato a queste attività. O, forse, l'ha fatto davvero ieri, ma non oggi.
Altre volte, i falsi ricordi possono essere più insoliti, come ricordare che c'era una festa nella camera da letto che l'ha tenuto sveglio tutta la notte, o ricordare che ha avuto una bella conversazione con i genitori che sono deceduti da molti anni.
Questi falsi ricordi più estremi sono a volte chiamati confabulazioni. Tuttavia, siano essi banali o estremi, l'aumento dei falsi ricordi è semplicemente un'altra manifestazione del danno all'ippocampo e ai lobi frontali che si verifica con la demenza.
Le persone spesso dimenticano di avere la demenza
Una cosa che è difficile per la demenza è che le persone hanno letteralmente difficoltà a ricordare tutte le volte che dimenticano le cose. È per questo motivo che spesso sottovalutano quanto sia danneggiata la loro memoria, o forse non ricordano affatto di essere danneggiati.
Allo stesso modo, mentre il loro ippocampo si deteriora, possono completamente dimenticare di avere la demenza, così ogni volta che viene loro detto che hanno il disturbo, sperimentano la notizia come se la sentissero per la prima volta.
Fonte: Andrew Budson MD, professore di neurologia all'Università di Boston, docente di neurologia ad Harvard
Pubblicato in Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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