La marijuana può prevenire il morbo di Alzheimer (MA)? Sì, ma ci sono alcune cose che devi sapere prima:
- Non usare marijuana quando il cervello è giovane;
- Fumare solo un soffio di marijuana ogni giorno tra i 30 e i 60 anni di età;
- Usa il tipo di marijuana che era popolare negli anni '60, cioè che non è stato geneticamente modificato per migliorare il livello di 1 o 2 ingredienti;
- Se i segni della demenza sono già apparsi, è improbabile che fumare marijuana dia benefici; farlo potrebbe solo peggiorare i sintomi della demenza.
Segue una spiegazione per ciascuno di questi punti.
Di solito, non consideriamo la marijuana una buona cosa per il nostro cervello. In che modo un farmaco che chiaramente altera la memoria, mentre si è sotto la sua influenza, protegge il cervello dalle conseguenze del MA? La risposta è che dipende da una serie di cambiamenti nella chimica del cervello che si verificano durante il normale invecchiamento.
Studi di scansioni PET condotti sull'uomo hanno dimostrato che dopo i trent'anni il cervello mostra gradualmente una evidenza crescente di infiammazione. Con l'avanzare dell'età, l'infiammazione cerebrale continua a peggiorare, portando ad un declino nella produzione di nuovi neuroni (la cosiddetta neurogenesi), che sono importanti per creare nuovi ricordi. Al contrario, il cervello giovane non mostra segni di infiammazione ed è, quindi, più vulnerabile alle conseguenze negative dell'uso di marijuana.
La ricerca del mio laboratorio (copie di pubblicazioni possono essere ottenute qui) ha dimostrato che stimolare i recettori della marijuana del cervello offre una protezione, riducendo l'infiammazione del cervello e ripristinando la neurogenesi. Quindi, più avanti nella vita, la marijuana potrebbe effettivamente aiutare il tuo cervello, piuttosto che danneggiarlo.
Ci vuole pochissima marijuana per produrre benefici nel cervello invecchiato. Il mio laboratorio ha coniato il motto "un soffio è sufficiente" perché sembra che solo un singolo soffio al giorno sia necessario per produrre un beneficio significativo. [Un riassunto di questa ricerca può essere visualizzato nella mia conferenza TED).
Dalla pianta di marijuana sono state isolate almeno 60 molecole biologicamente attive. A seconda della concentrazione dei vari cannabinoidi e di altri componenti vegetali, gli utenti possono essere esposti a vari principi attivi con effetti farmacologici piuttosto diversi. Sempre più piante di marijuana vengono allevate per esprimere concentrazioni molto elevate di tetraidrocannabinolo (THC), il composto psicoattivo primario.
Al contrario, il cannabidiolo (CBD), un cannabinoide non psicoattivo che attenua gli effetti (inclusi gli effetti psicoattivi) del THC e che era presente in quantità significative nella cannabis usata secoli fa, è stato allevato per uscire dalle piante moderne. Però alcuni coltivatori stanno allevando piante di marijuana con livelli significativamente più alti di CBD.
Sia il CBD che il THC sono in grado di interagire con il cervello, però non lo fanno con lo stesso grado di efficacia. Gli scienziati hanno dimostrato che il THC è oltre mille volte più potente del CBD. Ciò significa che la dose di THC richiesta dal cervello per sperimentare un tipico 'picco' è mille volte inferiore rispetto a una dose di CBD. Questa proprietà chimica del CBD ha portato all'affermazione esatta che il CBD non fa sentire 'alti'.
Una persona dovrebbe consumare 1000 'nodi' della pianta di marijuana CBD geneticamente modificata per diventare 'alta'. L'efficacia del CBD al suo recettore è così bassa che si comporta come se stesse bloccando gli effetti del THC. Ciò che è diventato del tutto evidente è che nessun singolo componente della pianta è del tutto buono o cattivo, terapeutico o dannoso, o merita la nostra completa attenzione.
Ad oggi, tutte le evidenze positive a supporto dell'uso della marijuana medica negli esseri umani provengono da studi sull'intera pianta o da indagini sperimentali sul THC.
L'equilibrio tra THC e CBD è importante? Uno studio recente (J of Alzheimers Disease, vol 43, p 977, 2015) suggerisce che entrambi i composti, lavorando insieme, riducono l'infiammazione cerebrale molto più efficacemente rispetto a THC o CBD da soli.
Le evidenze disponibili da studi su uomini e modelli animali del MA indicano che l'esposizione giornaliera a lungo termine a dosi basse, durante la mezza età, alla miscela complessa di composti presenti nella pianta di marijuana può rallentare efficacemente i processi cerebrali alla base dell'Alzheimer.
Fonte: Gary L. Wenk PhD, professore di psicologia, neuroscienze, virologia molecolare, immunologia e genetica medica della Ohio State University.
Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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