Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Donanemab nella fase 3 dimostra di rallentare la progressione dell'Alzheimer

Il donanemab ha dimostrato rilevanza clinica rallentando il declino clinico, stabilizzando i sintomi clinici, riducendo il rischio di avanzamento al successivo stadio clinico e il rischio di cambiamento significativo nel paziente.

EliLilly HQ

Alla Conferenza internazionale dell'Alzheimer's Association 2023 (AAIC), tenutasi dal 16 al 20 giugno ad Amsterdam, i dati completi della Fase 3 dell'esperimento TRAILBLAZER-ALZ-2 hanno evidenziato l'impatto del donanemab di Eli Lilly sulla progressione della malattia negli individui con morbo di Alzheimer (MA) sintomatico iniziale.


I risultati, che sono stati pubblicati anche su JAMA, hanno mostrato che il donanemab, una terapia anti-amiloide, è stato efficace in tutti gli obiettivi secondari, cognitivi e funzionali, e con vari metodi di analisi. Quando sono stati annunciati a maggio 2023 i risultati iniziali dello studio, la Eli Lilly ha comunicato che avrebbe richiesto l'approvazione del farmaco al più presto, con una potenziale richiesta alla FDA in questo trimestre.


Il TRAILBLAZER-ALZ-2, uno studio multicentrico, includeva 1.736 pazienti che hanno ricevuto donanemab (n=860) o un placebo (n=876) somministrati per via endovenosa ogni 4 settimane per un massimo di 72 settimane. L'esito primario dello studio, distribuito su 277 siti medici in 8 paesi, era il cambiamento medio dei minimi quadrati (LSM, least-squares mean) nell'Alzheimer Disease Rating Scale integrata (iADRS), dove punteggi più bassi indicano una maggiore compromissione. Tra i partecipanti all'esperimento, il 68,1% (n=1.182) aveva patologia tau bassa/media e il 31,8% (n=552) aveva patologia tau elevata.


Mark A. Mintun MD di Avid Radiopharmaceuticals, una consociata di Eli Lilly, e diversi altri ricercatori, hanno presentato i dati. Nella popolazione con tau bassa/media, il cambiamento di LSM dal basale nel punteggio iADRS a 76 settimane era -6,02 (IC 95%, -7,01 a -5,03) nel gruppo donanemab e -9,27 (IC 95%, -10,23 a -8,31) nel gruppo placebo, quindi un rallentamento del 35,1% (IC 95%, 10,90-50,23) di progressione della malattia. L'impatto era meno pronunciato nella popolazione complessiva, con una differenza di punteggio tra i gruppi di 2,92 (IC 95%, 1,51-4,33), che rappresenta un 22,3% (IC 95%, 11,38-33,15) di rallentando nella progressione della malattia. [...]


A 76 settimane, i livelli di placca amiloide cerebrale sono diminuiti di 88 centiloidi (IC 95%, -90,20 a -85,87) con  donanemab, e sono aumentati di 0,2 centiloidi (IC 95%, -1,91 a 2,26) nel gruppo placebo nella popolazione con tau bassa/media. In questo gruppo, l'80,1% (IC 95%, 76,12-83,62) dei pazienti trattati con donanemab ha raggiunto l'eliminazione dell'amiloide entro la settimana 76 a fronte di nessun paziente su placebo.


In termini di tau fosforilata nel plasma p-tau217, un esito esplorativo, gli investigatori hanno osservato differenze di -0,25 (IC 95%, -0,28 a -0,22) nel rapporto di assorbimento standardizzato della tau nella popolazione con tau bassa/media rispetto a -0.22 (IC 95%, -0,24 a -0,20) nella popolazione combinata a 76 settimane. In totale, il donanemab ha ottenuto una riduzione relativa del 39% della p-tau217 plasmatica nella popolazione a tau bassa/media e una riduzione del 35% alla fine dell'esperimento.


Attraverso approcci statistici e misure di esito, il trattamento donanemab ha risparmiato 4,4 - 7,5 mesi [di progressione] su 18, nella popolazione a tau bassa/media. Inoltre, nel periodo di trattamento di 76 settimane, le popolazioni di tau bassa/media e quelle combinate sul donanemab hanno avuto una riduzione rispettiva del 21% e del 19% nelle proteine acide fibrillari gliali plasmatiche, rispetto all'aumento dell'8,9% e dell'11,4% di quelli su placebo.


Non c'era alcun modello chiaro di cambiamento del neurofilamento leggero, poiché alcuni pazienti trattati hanno visto cali dei livelli dalle settimane da 24 a 52, ma lievi aumenti in seguito.


In un'analisi post-hoc, quelli con il p-tau217 più bassa hanno avuto un maggiore rallentamento della malattia su iADRS e CDR-SB. Nei terzili inferiori, medi e superiori, alla settimana 76, la progressione della malattia è stata rallentata del 36%, 30% e 21%, rispettivamente, su iADRS. Considerando solo i pazienti con livelli basali alti di tau  (n = 552), la differenza tra i gruppi donanemab e placebo nella variazione dell'LSM a 76 settimane era di 1,26 (IC 95%, -1,77 a 4,28) per il punteggio iADRS e -0,69 (IC 95%, -1.19 a -0,20) nel punteggio CD-SB.


In termini di sicurezza, la terapia ha mostrato un profilo simile ai risultati della Fase 2 e coerente con gli effetti di classe osservati nelle terapie di riduzione della placche amiloide. I cambiamenti medi nei valori di laboratorio clinico, nei segni vitali e nell'ECG erano simili tra i gruppi di trattamento. L'interruzione del trattamento a causa di eventi avversi è avvenuta più di frequente nel gruppo donanemab, a causa di reazioni correlate all'infusione (3,6%), anomalie di scansione correlate all'amiloide (ARIA)-edema (2,5%), ARIA-microemorragie/depositi di emosiderina (0,8%) e ipersensibilità (0,5%).


All'interno della coorte, 3 partecipanti al gruppo donanemab con ARIA gravi sono morti in seguito. Di questi, nessuno aveva prescrizione di farmaci anti-coagulanti o anti-piastrine. Due pazienti hanno sviluppato ARIA-E gravi, uno a seguito di ri-trattamento dopo la risoluzione delle ARIA-E gravi e la stabilizzazione di ARIA-H gravi. Un paziente aveva una siderosi superficiale al basale e in seguito ha sviluppato una grande emorragia intracerebrale.


In totale, il 24% dei pazienti trattati con donanemab ha sperimentato ARIA-E. In un riassunto di ARIA e macroemorragie, gli eventi ARIA-E sono risultati radiograficamente da lievi a moderati (94%). In termini di tempistica, le ARIA-E si sono verificate per la prima volta dopo aver ricevuto fino a 3 infusioni di donanemab nella maggior parte dei casi (58%). I primi eventi ARIA-E si sono risolti radiograficamente nel 98% dei partecipanti, con un tempo medio di risoluzione di circa 10 settimane. Da notare che il 6% dei pazienti in trattamento attivo ha manifestato ARIA-E ricorrente.


Lo studio aveva permesso l'uso di antitrombotici: il 9,8% dei pazienti trattati hanno usato anticoagulanti e il 38,8% di questi ha usato anti-piastrine durante il periodo in doppio cieco. I risultati hanno mostrato che gli eventi ARIA si sono verificati a una frequenza simile con e senza uso di antitrombotici. In termini di immunogenicità, l'87% e l'84% dei pazienti trattati con donanemab, rispettivamente, avevano anticorpi antifarmaco emergenti al trattamento o erano positivi per gli anticorpi neutralizzanti.


A gennaio, quando la FDA ha emesso il suo CRL per il donanemab, l'agenzia pensava che non ci fossero prove sufficienti a lungo termine per approvare l'agente, considerando che la sua domanda era supportata dallo studio TRAILBLAZER-ALZ di Fase 2 di 12 mesi. Poiché i pazienti hanno raggiunto l'obiettivo e quindi è finito il dosaggio già a 6 mesi, meno di 100 pazienti hanno finito per ricevere almeno 12 mesi di terapia. La FDA ha indicato che i dati per soddisfare l'aspettativa di esposizione dovrebbero probabilmente includere i dati di sicurezza controllati in chiaro di TRAILBLAZER-ALZ-2 al completamento.

 

 

 


Fonte: Alzheimer's Association via Neurology Live (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. M Mintun, [+2], S Salloway. Donanemab in early symptomatic Alzheiemr’s disease: efficacy and safety in TRAILBLAZER-ALZ 2, a phase 3 randomized clinical trial.
  2. JR Sims, et al. Donanemab in early symptomatic Alzheimer disease: the TRAILBLAZER-ALZ 2 randomized clinical trial. JAMA, 17 July 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.