Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nanoparticelle d'oro possono salvare dalla morte i neuroni

Brain and neurotransmitters by Alexandr MitiucGrafica: Alexandr Mitiuc

Uno studio coordinato da ricercatori italiani ha sviluppato delle nanoparticelle d'oro con l'obiettivo di ridurre la morte cellulare dei neuroni esposti a sovreccitazione.


Lo studio è il risultato di una collaborazione internazionale, coordinata da Roberto Fiammengo, ricercatore del Centro di Nanotecnologie Biomolecolari dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Lecce, formata da colleghi dell'Università di Genova, dell'Imperial College di Londra, del King College di Londra, del Centro Neuroscienze e Tecnologie Sinaptiche dell'IIT di Genova e dell'Istituto Max Planck di Heidelberg.


L'eccessiva stimolazione dei neuroni da parte del neurotrasmettitore glutammato, che di solito è coinvolto nella comunicazione tra neuroni eccitatori, può danneggiare le cellule nervose e causare la loro degenerazione. Questo fenomeno, chiamato 'eccitotossicità', è comune in molte malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative, come l'Alzheimer e il morbo di Huntington, ma anche in caso di epilessia, traumi cerebrali e ictus.


In particolare, queste nanoparticelle sono state progettate e preparate dal team dell'IIT di Lecce, e agiscono con peptidi che consentono l'inibizione selettiva dei recettori extrasinaptici del glutammato coinvolti nell'eccitotossicità. In effetti, la dimensione delle nanoparticelle é 20 - 50 volte superiore a quella dei farmaci classici, determinando solo il blocco dei recettori situati fuori delle sinapsi. In questo modo, si preserva la neurotrasmissione corretta durante l'attivazione eccessiva, evitando la morte cellulare.


Il meccanismo molecolare alla base dell'effetto neuroprotettivo delle nanoparticelle è stato chiarito dal lavoro sperimentale svolto da Pierluigi Valente dell'Università di Genova, in collaborazione con il gruppo di Fabio Benfenati del Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell'IIT di Genova.


I risultati di questa ricerca stabiliscono la base per il trattamento di malattie neurologiche in cui il rilascio eccessivo di glutammato sottende la patologia. La possibilità di bloccare specificamente i recettori extrasinaptici, responsabili in gran parte della morte cellulare, senza interferire con la trasmissione sinaptica, apre promettenti prospettive per una terapia mirata, senza effetti collaterali importanti.


"Abbiamo sviluppato nanoparticelle con proprietà uniche e necessarie per rispondere alle indicazioni di neurobiologi e fisiologi", dichiara Roberto Fiammengo. "Coordinare un gruppo multidisciplinare di ricercatori è stato un compito estremamente stimolante ed i risultati ottenuti mostrano che questo è l'approccio vincente".


"Anche se, al momento, le nanoparticelle sviluppate non possono essere usate nella terapia", conclude Pierluigi Valente, primo autore del documento, "questo studio dimostra che le nanotecnologie possono fornire indicazioni importanti per il trattamento di molte malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative".

 

 

 


Fonte: IIT-Istituto Italiano di Tecnologia via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Pierluigi Valente, Darya Kiryushko, Silvio Sacchetti, Pedro Machado, Claire Cobley, Vincenzo Mangini, Alexandra Porter, Joachim Spatz, Roland Fleck, Fabio Benfenati, Roberto Fiammengo. Conopeptide-Functionalized Nanoparticles Selectively Antagonize Extrasynaptic N-Methyl-d-aspartate Receptors and Protect Hippocampal Neurons from Excitotoxicity In Vitro, ACS Nano, 8 June 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)