Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il bilinguismo ritarda il processo di invecchiamento del cervello

La prossima volta che ti viene voglia di passare all'inglese mentre conversi in un'altra lingua, cerca di non farlo, e il tuo cervello ti ringrazierà per questo.


I ricercatori dell'Università di Tecnologia e Design di Singapore (SUTD) hanno scoperto che il bilinguismo attivo (l'uso regolare ed equilibrato di due lingue e del cambio di lingua) offre protezione contro il processo di invecchiamento del cervello. Il loro documento è stato pubblicato su Journals of Gerontology: Psychological Sciences.


La letteratura corrente sugli effetti del bilinguismo sul cervello adulto era incoerente e priva di tendenze chiare; alcuni studi hanno riferito che una seconda conoscenza linguistica significa maggiore efficienza neurale, mentre altri hanno concluso che c'è alcuna differenza.


Così i ricercatori della SUTD si sono proposti di studiare i meccanismi del controllo esecutivo e il contesto in cui il bilinguismo può essere una fonte di protezione contro il declino cognitivo nel normale processo di invecchiamento.


Le funzioni esecutive sono processi complessi dell'ordine più elevato, eseguiti dal cervello. Queste funzioni permettono soprattutto alle persone di mantenere l'attenzione, concentrandosi su informazioni pertinenti e ignorando quelle che distraggono, e di trattenere le informazioni fino a quando c'è l'esecuzione e pure la pianificazione motoria.


Nello studio che è stato condotto a Singapore, degli anziani cognitivamente sani da 60 a 84 anni di età che erano bilingue cinese + inglese hanno completato una serie di compiti di controllo esecutivo computerizzati. I compiti selezionati erano comunemente usati negli studi precedenti e riferiti a teorie consolidate che coinvolgono anziani con prestazioni ridotte nell'invecchiamento.


Per un esame più olistico, i ricercatori hanno misurato sei diversi domini del controllo esecutivo, usando 4 compiti diversi, ognuno dei quali era stato associato in precedenza con il bilinguismo, tenendo conto di variabili individuali come l'età, la velocità di elaborazione e l'intelligenza fluida.


Si è constatato che l'uso attivo dei due lingue con cambio meno frequente della lingua ha predetto migliori prestazioni nel mantenere l'obiettivo e negli aspetti di monitoraggio dei conflitti del controllo esecutivo. Ciò suggerisce che il bilinguismo può essere una fonte di protezione contro il declino cognitivo nel normale processo di invecchiamento.


Soprattutto, il bilinguismo attivo può essere visto come un fattore di stile di vita che potrebbe essere un tampone contro il declino cognitivo che è associato con l'invecchiamento normale.


Il professore associato Yow Wei Quin della SUTD, l'autore corrispondente, ha spiegato:

“Lo sforzo coinvolto nel non passare tra lingue diverse e ‘restare’ nella lingua parlata al momento è cognitivamente più impegnativo rispetto al passaggio tra le lingue, mentre si usano attivamente entrambe le lingue.

"Il nostro studio mostra che gli anziani hanno sviluppato un'organizzazione neurale più efficiente nelle regioni del cervello legate al controllo del linguaggio, che peraltro si sovrappongono con le aree coinvolte nel controllo esecutivo“.

 

 

 


Fonte: Singapore University of Technology and Design via Neuroscience News (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Clara Chan, Quin Yow, Adam Oei. Active Bilingualism in Aging: Balanced Bilingualism Usage and Less Frequent Language Switching Relates to Better Conflict Monitoring and Goal Maintenance Ability. The Journals of Gerontology: Series B, 4 May 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.