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L'obesità è collegata alla demenza, ma non alla cattiva alimentazione né all'inattività

Uno studio ampio, che ha seguito più di un milione di donne per quasi due decenni, ha scoperto che l'obesità nella mezza età è legata ad un rischio più alto di demenza più tardi nella vita, mentre questo non è stato valido per la cattiva alimentazione e la mancanza di esercizio fisico. Lo studio è pubblicato on line da ieri 18 dicembre 2019 su Neurology®.


“Alcuni studi precedenti avevano suggerito che una dieta povera o una mancanza di esercizio fisico possono aumentare il rischio di demenza di una persona”, ha detto la prima autrice dello studio Sarah Floud PhD, dell'Università di Oxford in GB. “Tuttavia, il nostro studio ha trovato che questi fattori non sono legati al rischio a lungo termine di demenza. Associazioni a breve termine tra questi fattori e il rischio di demenza sono suscettibili di riflettere i cambiamenti nel comportamento, come mangiare male ed essere inattivi, causati dai primi sintomi della demenza”.


Lo studio ha coinvolto una donna ogni quattro nata nel Regno Unito tra il 1935 e il 1950, quasi 1.137.000 persone. All'inizio dello studio avevano un'età media di 56 anni ed erano senza demenza e sono state intervistate circa la loro altezza, peso, alimentazione ed esercizio fisico.


L'indice di massa corporea (IMC) è una misura della dimensione del corpo di una persona in base alla sua altezza e peso. Per lo studio, un IMC tra 20 e 25 è stato considerato desiderabile, e da 30 in su è stato considerato obesità. Le donne che hanno riferito di esercitarsi meno di una volta alla settimana sono state considerate inattive. Coloro che hanno fatto esercizio più spesso sono state considerate attive. L'alimentazione abituale riferita dalle donne è stata usata per calcolare il loro apporto calorico.


I ricercatori hanno poi seguito le donne per una media di 18 anni. Dopo 15 anni dall'inizio dello studio, 18.695 donne avevano avuto la diagnosi di demenza.


Dopo aver aggiustato i dati per età, istruzione, fumo e molti altri fattori, i ricercatori hanno scoperto che le donne che erano obese all'inizio dello studio avevano avuto, nel lungo termine, un rischio del 21% più alto di demenza rispetto alle donne con un IMC desiderabile. Tra le donne obese, il 2,1% (3.948 su 177.991) ha avuto la diagnosi di demenza, in confronto all'1,6% di quelle con IMC desiderabile (7.248 su 434.923) che hanno avuto la diagnosi della malattia.


Tuttavia, mentre l'alimentazione a basso contenuto calorico e l'inattività sono state associate a un rischio più elevato di demenza durante i primi 10 anni dello studio, queste associazioni in seguito si sono indebolite notevolmente, e dopo 15 anni, non c'era nessun legame forte con il rischio di demenza.


“Altri studi hanno dimostrato che le persone diventano inattive e perdono peso fino a dieci anni prima di essere diagnosticate con demenza”, ha detto la Floud. “I collegamenti a breve termine tra demenza, inattività e basso apporto calorico sono suscettibili di essere il risultato dei primi segni della malattia, prima che i sintomi inizino ad apparire”.


E, continua la Floud, “dall'altra parte, l'obesità nella mezza età è stata collegata alla demenza 15 anni più tardi e oltre. L'obesità è un fattore di rischio ben noto per la malattia cerebrovascolare, che contribuisce alla demenza più tardi nella vita”.


Un limite dello studio è stato che ha guardato solo alle donne, quindi i risultati potrebbero non essere gli stessi per gli uomini.

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Sarah Floud, Rachel F. Simpson, Angela Balkwill, Anna Brown, Adrian Goodill, John Gallacher, Cathie Sudlow, Phillip Harris, Albert Hofman, Sarah Parish, Gillian K. Reeves, Jane Green, Richard Peto, Valerie Beral. Body mass index, diet, physical inactivity, and the incidence of dementia in 1 million UK women. Neurology, 18 Dec 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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