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Emicrania è un fattore di rischio per demenza e Alzheimer

Le emicranie potrebbero aumentare il rischio di sviluppare demenza, incluso il morbo di Alzheimer (MA), secondo gli autori di uno studio pubblicato sull'International Journal of Geriatric Psychiatry, che ha coinvolto 679 canadesi over-65 non affetti da demenza.


I partecipanti hanno compilato questionari sulla loro storia medica, incluso se avevano emicranie. Dopo cinque anni, i ricercatori hanno verificato i partecipanti e hanno notato se avevano sviluppato una demenza. Il campione era composto al 61,9% da donne con un'età media di 75 anni.


Il 7,5% dei partecipanti ha sviluppato la demenza: un gruppo di condizioni con sintomi correlati che includono perdita di memoria, in cui il MA è il più comune. Tra i pazienti con demenza, il 5,1% ha ricevuto la diagnosi di MA e l'1,9% di demenza vascolare. A nessuno degli uomini che hanno riferito di avere emicrania è stata diagnosticata la demenza.


Le persone con demenza avevano una probabilità tre volte più alta di avere emicranie rispetto a quelle senza demenza. Non è stato trovato alcun collegamento tra emicrania e demenza vascolare. Circa il 23,5% dei partecipanti con MA aveva anche una storia di emicrania, rispetto al 9,9% di chi non l'aveva.


Il legame tra demenza ed emicrania, così come il mal di testa più in generale, rispecchia i risultati di studi precedenti, hanno scritto gli autori dell'articolo.


Demenza ed emicrania sono tra le condizioni neurologiche più comuni al mondo. Quasi 1 famiglia su 4 negli Stati Uniti ha almeno una persona che soffre di emicrania. Negli USA sono più comuni nelle donne, e in quelle da 18 a 44 anni di età. Nel frattempo, circa 50 milioni di persone in tutto il mondo hanno la demenza, e il MA costituisce tra il 60 e il 70% dei casi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità.


Poiché gli esseri umani vivono in media più a lungo e sempre più persone anziane svilupperanno condizioni legate all'età come la demenza, identificare i potenziali rischi potrebbe aiutare a diagnosticare la malattia il più presto possibile, secondo i ricercatori.


Il dottor James Pickett, capo della ricerca della no-profit britannica Alzheimer's Society, non coinvolto nello studio, ha detto a Newsweek:

"È interessante vedere una connessione tra emicrania e demenza, ma come per tutti gli studi osservazionali, deve essere preso con un pizzico di sale poiché non dimostra che l'emicrania causa la demenza.

"Dobbiamo esplorare tutte le opzioni in modo da poter comprendere appieno come diversi fattori possono aumentare il nostro rischio di sviluppare la condizione.

"È importante capire di più l'impatto dell'emicrania sulle aree del cervello associate alle prime fasi della demenza e come ciò può influenzare il pensiero e la memoria, prima di trarre conclusioni".


James Connell, responsabile della ricerca alla no-profit Alzheimer's Research UK, ha dichiarato a Newsweek:

"In questo studio di popolazione relativamente piccolo, i ricercatori hanno trovato un legame tra lo sviluppo di demenza e una storia di emicrania. Alcune ricerche precedenti hanno indicato un potenziale legame tra queste condizioni neurologiche, ma è difficile trarre conclusioni certe dalle prove attuali.

"L'emicrania è una condizione di salute comune, quindi è importante vedere studi più ampi per far luce su questa associazione e capire se fattori come i farmaci per l'emicrania potrebbero influenzare qualsiasi legame.

"Sappiamo che ci sono cose che possiamo fare per mantenere il nostro cervello sano mentre invecchiamo. Restare attivi fisicamente e mentalmente, seguire una dieta sana ed equilibrata, non fumare, bere solo entro i limiti raccomandati e mantenere il peso, il colesterolo e la pressione sotto controllo possono contribuire a ridurre il rischio di demenza".

 

 

 


Fonte: Kashmira Gander in Newsweek (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rebecca E. Morton, Philip D. St. John, Suzanne L. Tyas. Migraine and the risk of all‐cause dementia, Alzheimer's disease, and vascular dementia: A prospective cohort study in community‐dwelling older adults. International Journal of Geriatric Psychiatry, 4 Sep 2019, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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