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Ricercatori italiani dicono che un RNA non codificante può promuovere l'Alzheimer

Ricercatori affermano che un piccolo RNA [polimero organico, chimicamente simile al DNA] spinge le cellule a produrre una variante di giunzione particolare di una proteina neuronale chiave, promuovendo potenzialmente l'Alzheimer (AD) o altri tipi di neurodegenerazione.

Lo studio, pubblicato sul numero del 30 maggio di The Journal of Cell Biology, è firmato da S. Massone e colleghi del Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica dell'Università di Genova.

Nell'immagine, la Var IV (verde) prevale nelle cellule che producono extra 38A (sinistra) ma è rara nelle cellule di controllo (destra).

Come un film con un doppio finale, una proteina può risultare in più di una versione. Anche se gli scienziati hanno identificato numerose proteine e RNA che influenzano lo splicing ["saldatura"] alternativo, non hanno decifrato il meccanismo in cui le cellule ottimizzano il processo per produrre versioni specifiche di proteina. Quattro anni fa, i ricercatori hanno identificato un insieme di 30 piccoli RNA non codificanti che si sospetta aiutano a regolare l'espressione genica.

I ricercatori italiani hanno ora determinato la funzione di uno dei frammenti di RNA, chiamato 38A, che proviene da una parte non codificante del gene che codifica la proteina KCNIP4. La KCNIP4 aiuta a garantire che i neuroni generino impulsi in un caratteristico motivo lento e ripetuto. I ricercatori hanno scoperto che la 38A spinge le cellule a produrre una variante di splicing alternativo della KCNIP4, la Var IV, che sconvolge questa corrente, portando potenzialmente alla neurodegenerazione.

La KCNIP4 interagisce normalmente con la gamma-secretasi, il complesso enzima che aiuta a generare beta-amiloide (Abeta), una proteina che si accumula nel cervello dei pazienti di Alzheimer. Ma la Var IV non riesce ad effettuare la connessione, disturbando il lavoro dell'Abeta. A sostegno di questo concetto, i ricercatori hanno trovato che i livelli di 38A erano più di 10 volte maggiori nelle cellule del cervello di pazienti con AD rispetto ai controlli e che la 38A ha causato la produzione di Abeta  nella isoforma più pericolosa Abeta 1-42.

 


Riferimento: Massone, S., et al. 2011. J. Cell Biol. doi: 10.1083/jcb.201011053.

Pubblicato in EurekAlert! il 30 maggio 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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