Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Sistema di memoria protesica provato con successo negli esseri umani

Sistema di memoria protesica provato con successo negli esseri umani

Gli scienziati del Wake Forest Baptist Medical Center e della University of Southern California (USC) hanno dimostrato la riuscita dell'implementazione di un sistema protesico che usa i modelli di memoria di una persona per facilitare la capacità del cervello di codificare e richiamare i suoi ricordi.


Nello studio pilota, pubblicato oggi nel Journal of Neural Engineering, le prestazioni della memoria a breve termine dei partecipanti hanno mostrato un miglioramento del 35-37% rispetto alle misurazioni di base.


"Questa è la prima volta che gli scienziati sono riusciti a identificare il codice o lo schema cellulare cerebrale della memoria di un paziente e, in sostanza, 'includere' quel codice per far funzionare meglio la memoria esistente, un primo passo importante per ripristinare potenzialmente la perdita di memoria", ha detto il primo autore dello studio Robert Hampson PhD, professore di fisiologia / farmacologia e neurologia della Wake Forest Baptist.


Lo studio si è concentrato sul miglioramento della memoria episodica, che è il tipo più comune di perdita di memoria nelle persone con Alzheimer, ictus e trauma cranico. La memoria episodica è un'informazione nuova e utile per un breve periodo di tempo, ad esempio dove hai parcheggiato l'auto in un dato giorno. La memoria di riferimento è l'insieme delle informazioni che sono conservate e usate per un lungo periodo, come ad esempio ciò che viene appreso a scuola.


I ricercatori hanno arruolato pazienti con epilessia del Wake Forest Baptist, che stavano partecipando a una procedura diagnostica del cervello che prevede l'impianto chirurgico di elettrodi, posizionati in varie parti del cervello per individuare l'origine delle crisi dei pazienti.


Con il sistema elettronico protesico del team, basato su un modello matematico non lineare multi-ingresso e multi-uscita (MIMO), i ricercatori hanno influenzato i modelli di 'sparo' di più neuroni nell'ippocampo, una parte del cervello coinvolta nella creazione di nuovi ricordi, in 8 di quei pazienti.


Prima, hanno registrato i modelli neurali o 'codici' mentre i partecipanti allo studio eseguivano un compito di memoria computerizzato. Ai pazienti è stata mostrata un'immagine semplice, ad esempio un blocco di colore, e dopo un breve ritardo in cui lo schermo è stato oscurato, è stato quindi chiesto di identificare l'immagine iniziale in mezzo a 4 o 5 sullo schermo.


Il team della USC, guidato dagli ingegneri biomedici Theodore Berger PhD e Dong Song PhD, ha analizzato le registrazioni delle risposte corrette e ha sintetizzato un codice basato su MIMO per prestazioni di memoria corrette. La squadra del Wake Forest Baptist ha riprodotto quel codice per i pazienti, mentre eseguivano il compito di richiamo dell'immagine. In questo test, le prestazioni della memoria episodica dei pazienti hanno mostrato un miglioramento del 37% rispetto al basale.


In una seconda prova, ai partecipanti è stata mostrata un'immagine fotografica altamente distintiva, seguita da un breve ritardo, e si è chiesto loro di identificare la prima foto tra altre 4 o 5 sullo schermo. Gli esperimenti di memoria sono stati ripetuti con immagini diverse mentre venivano registrati i modelli neurali durante il test, per identificare e fornire i codici della risposta corretta.


Dopo un altro lungo ritardo, il gruppo di Hampson ha mostrato ai partecipanti delle serie di tre foto alla volta, con una foto originale e una nuova incluse nei set, e ha chiesto ai pazienti di identificare le foto originali, che erano state viste circa 75 minuti prima. Quando stimolati con i codici di risposta corretta, i partecipanti allo studio hanno mostrato un miglioramento del 35% della memoria rispetto al basale.


Hampson ha affermato:

"Abbiamo dimostrato che possiamo attingere al contenuto della memoria di un paziente, rinforzarlo e restituirlo al paziente.

"Anche quando la memoria di una persona è compromessa, è possibile identificare gli schemi di attivazione neurali che indicano la corretta formazione della memoria e separarli dagli schemi errati. Possiamo quindi alimentare gli schemi corretti per aiutare il cervello del paziente a formare con precisione nuovi ricordi, non in sostituzione della memoria innata, ma come un suo potenziamento.

"Fino ad oggi abbiamo cercato di determinare se siamo in grado di migliorare le capacità residue di memorizzare. In futuro, speriamo di essere in grado di aiutare le persone a conservare ricordi specifici, come dove vivono o come sono i loro nipotini, quando la loro memoria complessiva comincia a scemare".


Lo studio attuale è basato su oltre 20 anni di ricerca preclinica sui codici di memoria, guidata da Sam Deadwyler PhD, professore di fisiologia e farmacologia alla Wake Forest Baptist, insieme a Hampson, Berger e Song. Il lavoro preclinico ha applicato lo stesso tipo di stimolazione per ripristinare e facilitare la memoria nei modelli animali con il sistema MIMO, sviluppato alla USC.

 

 

 


Fonte: Wake Forest Baptist Medical Center (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Robert E Hampson, Dong Song, Brian S Robinson, Dustin Fetterhoff, Alexander S Dakos, Brent M Roeder, Xiwei She, Robert T Wicks, Mark R Witcher, Daniel E Couture, Adrian W Laxton, Heidi Munger-Clary, Gautam Popli, Myriam J Sollman, Christopher T Whitlow, Vasilis Z Marmarelis, Theodore W Berger and Sam A Deadwyler. Developing a hippocampal neural prosthetic to facilitate human memory encoding and recall. Journal of Neural Engineering, Volume 15, Number 3, Published 28 Mar 2018, DOI: 10.1088/1741-2552/aaaed7

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)