In uno studio su topi e scimmie, dei ricercatori hanno dimostrato di poter prevenire e invertire alcuni dei danni cerebrali causati dalla forma tossica della proteina tau.
I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine, suggeriscono che si dovrebbe perseguire lo studio di composti, chiamati «oligonucleotidi antisenso tau», progettati geneticamente per bloccare la produzione della linea di assemblaggio della tau di una cellula, come trattamento efficace per vari disturbi.
E' normale per le cellule di tutto il corpo produrre proteine tau. Però delle forme tossiche della tau si raggruppano all'interno di cellule morenti del cervello e formano i grovigli neurofibrillari in diverse malattie, compreso l'Alzheimer, la demenza frontotemporale associata a tau, l'encefalopatia traumatica cronica e la paralisi sopranucleare progressiva. Attualmente non ci sono trattamenti efficaci contro la tau tossica.
"Questo composto può letteralmente aiutare a districare i danni cerebrali causati dalla tau", ha detto Timothy Miller MD/PhD, professore di neurologia alla Washington University di St. Louis, e autore senior dello studio.
Gli oligonucleotidi antisenso sono brevi sequenze di DNA o RNA programmate per attivare o disattivare i geni. I ricercatori, guidati da Sarah L. DeVos del laboratorio del dottor Miller, hanno testato sequenze progettate per spegnere i geni tau nei topi modificati geneticamente per produrre livelli anormalmente elevati di una forma mutante della proteina umana. I grumi di tau cominciano ad apparire nel cervello dei topi di 6 mesi e si accumulano con l'età. I topi sviluppano problemi neurologici e muoiono prima rispetto ai topi di controllo.
Le iniezioni del composto negli spazi pieni di liquido del cervello dei topi hanno impedito la formazione di grumi di tau nei topi di 6-9 mesi di età e sembrano averne invertito il raggruppamento nei topi anziani. Il composto ha anche permesso ai topi anziani di vivere più a lungo e di avere un cervello più sano rispetto ai topi che hanno ricevuto un placebo. Inoltre, il composto ha impedito ai topi anziani di perdere la capacità di costruire nidi.
"Questi risultati aprono una nuova porta promettente", ha detto Margaret Sutherland PhD, direttrice del programma al National Institute of Neurological Disorders and Stroke dei NIH. "Essi suggeriscono che gli oligonucleotidi antisenso possono essere strumenti efficaci per affrontare i disturbi associati alla tau".
Attualmente i ricercatori stanno conducendo studi clinici preliminari sulla sicurezza e l'efficacia degli oligonucleotidi antisenso progettati per trattare diversi disturbi neurologici, compreso l'Huntington e la sclerosi laterale amiotrofica. La Food and Drug Administration ha recentemente approvato l'uso di un oligonucleotide antisenso per il trattamento dell'atrofia muscolare spinale, una malattia ereditaria che indebolisce i muscoli di neonati e bambini.
Ulteriori esperimenti su primati non umani hanno suggerito che gli oligonucleotidi antisenso testati nei topi potrebbero raggiungere importanti aree di cervelli più grandi e spegnere la tau. In confronto al placebo, sembra che due iniezioni spinali del composto abbiano ridotto i livelli di proteina tau nel cervello e nel midollo spinale di macaco cinomolgo (Macaca fascicularis). Come già visto dai ricercatori nei topi, le iniezioni del composto non hanno causato quasi alcun effetto collaterale.
Tuttavia, i ricercatori hanno concluso che il composto deve essere testato per intero per la sicurezza prima di provarlo nell'uomo. Essi stanno facendo i prossimi passi per trasformarlo in un possibile trattamento per vari disturbi legati alla tau.
Fonte:Christopher G. Thomas PhD in NIH/National Institute of Neurological Disorders and Stroke (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Paul D. Morton, Ludmila Korotcova, Bobbi K. Lewis, Shivaprasad Bhuvanendran, Shruti D. Ramachandra, David Zurakowski, Jiangyang Zhang, Susumu Mori, Joseph A. Frank, Richard A. Jonas, Vittorio Gallo, Nobuyuki Ishibashi. Abnormal neurogenesis and cortical growth in congenital heart disease. Science Translational Medicine, 2017; 9 (374): eaah7029 DOI: 10.1126/scitranslmed.aah7029
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