Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il test dell'odorato per la diagnosi di Alzheimer è ancora lontano dalla pratica



Alla Conferenza Internazionale dell'Alzheimer's Association di Toronto gli autori di due studi hanno segnalato che un test dell'odore potrebbe aiutare a prevedere il declino cognitivo e la demenza, ma è ancora lontano dall'uso clinico.


***********

Nel primo studio, lo «University of Pennsylvania Smell Identification Test» (UPSIT) ha previsto lo sviluppo del declino cognitivo, ma le domande sulla specificità del test per distinguere tra i diversi tipi di disfunzione cognitiva e la demenza precludono la sua diffusione capillare, hanno detto i ricercatori.


"I deficit olfattivi sono studiati come strumento biomarcatore per il Parkinson, la demenza a corpi di Lewy, e altri tipi di demenza, quindi potrebbero essere un indicatore interessante della fase iniziale di un processo neurodegenerativo, ma non credo che sia molto specifico per l'Alzheimer o il Parkinson, o per altre patologie neurodegenerative", ha detto Eliezer Masliah MD, responsabile di neuroscienze al National Institute on Aging, non coinvolto nella ricerca.


In uno studio, William Kreisl MD, della Columbia University, e i suoi colleghi, hanno valutato 84 anziani, alcuni con sintomi di deterioramento cognitivo, altri senza, con età media di 71 anni, che sono stati selezionati da uno studio di ricerca più ampio. Tutti si sono sottoposti a test UPSIT così come ai test della memoria al basale. I pazienti sono stati valutati anche per il carico di amiloide, sia tramite imaging PET amiloide che via fluido cerebrospinale.


Sui 6 mesi di follow-up, il 67% dei pazienti ha avuto un declino della memoria. Nelle analisi iniziali, Kreisl e colleghi hanno scoperto che, dopo la correzione per età, sesso e istruzione, la positività all'amiloide ha predetto il declino cognitivo, ma il punteggio UPSIT non l'ha fatto. Tuttavia, dopo ulteriori analisi, hanno trovato che i pazienti con un punteggio UPSIT inferiore a 35 avevano più probabilità di avere il declino della memoria rispetto a quelli con un punteggio superiore (OR 4,03, 95% CI 1,026-15,84, P = 0.05).


Kreisl ha osservato che c'era "una qualche relazione tra amiloide e punteggio UPSIT", e coloro che avevano punteggi più alti nel test dell'odore avevano punteggi più bassi sulla PET amiloide, ma ha avvertito che "non c'era un accordo perfetto tra lo stato dell'amiloide e il punteggio UPSIT".


"I due test non sono intercambiabili", ha detto durante una conferenza stampa. "Questo probabilmente dipende dal fatto che l'amiloide-beta non è l'unica cosa che guida il rapporto tra l'identificazione dell'odore e il declino della memoria. Altre cose, come la positività allo sviluppo di grovigli neurofibrillari tau e la rottura/danno nelle aree del cervello responsabili del trattamento olfattivo possono essere responsabili della relazione tra l'identificazione degli odori e il declino della memoria".


********

In un secondo studio, Seonjoo Lee PhD, anch'essa alla Columbia, e i colleghi, hanno valutato 397 pazienti provenienti dal nord Manhattan che erano arruolati nello studio WHICAPII, età media di 80 anni, e li hanno seguiti per 4 anni.


I pazienti si sono sottoposti sia all'esame olfattivo che a una risonanza magnetica per misurare lo spessore corticale entorinale al basale e di nuovo al follow-up. In quel periodo, 50 pazienti hanno sviluppato una demenza, 49 dei quali l'Alzheimer.


Essi hanno scoperto che una identificazione compromessa degli odori, e in misura minore, lo spessore della corteccia entorinale, erano predittivi della transizione alla demenza, e che c'era una significativa interazione tra i due. Anche l'UPSIT era significativo per predire il declino cognitivo, ma c'era solo una tendenza per lo spessore corticale entorinale, ha riferito la Lee. I risultati "supportano l'idea che i deficit di identificazione dell'odore siano legati ai cambiamenti neurodegenerativi nella corteccia entorinale durante la progressione dell'Alzheimer", ha detto la Lee nel corso di una conferenza stampa.


Kreisl ha avvertito che l'uso di un test dell'olfatto per individuare l'Alzheimer è ben lungi dall'essere pronto per l'uso clinico, rilevando che sono ancora molti i passi necessari per convalidare la sua utilità. Egli ha aggiunto che ci sono molti fattori che devono essere presi in considerazione per interpretare il punteggio UPSIT di un paziente, tra cui l'età e il sesso.


Inoltre, non ci sono ancora soglie ben definite per predire il declino cognitivo o la demenza, ha detto: "Variano da uno studio all'altro, a causa delle dimensioni dei campioni, della qualità delle persone di ogni studio, da come viene eseguito ogni studio, e dal modo in cui si definisce il declino cognitivo e la demenza".


Anche una volta che saranno fatti studi più grandi e le soglie saranno assodate, e se i test trovano la strada per l'uso clinico, "C'è ancora bisogno di usarli con cautela, come uno dei diversi strumenti della cassetta degli attrezzi del medico", ha detto Kreisl. "Non dovrebbe essere usato da solo per la diagnosi della demenza o per il rischio di demenza. Deve essere usato nel contesto del paziente, dell'anamnesi del paziente, di altri test accessori, dei risultati degli esami clinici, e così via".

 

 

 


Fonte: Kristina Fiore in MedPage Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Kreisl W, et al "Both odor identification and amyloid status predict memory decline in older adults" AAIC 2016; Abstract O3-12-01.
  2. Lee S, et al "Predictive utility of entorhinal cortex thinning and odor identification test for transition to dementia and cognitive decline in an urban community population" AAIC 2016; Abstract O3-12-02.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

 

 


 

Notizie da non perdere

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.