Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il sonno REM è coinvolto direttamente nella formazione della memoria

Il sonno REM è coinvolto direttamente nella formazione della memoriaSchema delle ore di sveglia (awake)/sonno (sleep): le fasi del sonno sono divise tra REM (fase 1) e non-REM (fasi 2,3,4). Alle fasi REM corrisponde l'apparizione dei sogni (dreams). Fonte: Coon and Mitterer, 2007
Da decenni gli scienziati stanno discutendo animatamente se il sonno REM (Rapid Eye Movement - movimento rapido dell'occhio), la fase in cui compaiono i sogni, è coinvolta direttamente nella formazione della memoria.


Ora, uno studio pubblicato su Science da ricercatori del Douglas Mental Health University Institute (della McGill University) e dell'Università di Berna, fornisce la prova che il sonno REM ha veramente questo ruolo, perlomeno nei topi.


"Sapevamo già che le informazioni appena acquisite sono registrate in diversi tipi di memorie, spaziali o emotive, prima di essere consolidate o integrate", dice Sylvain Williams, ricercatore e professore di psichiatria della McGill, co-autore dello studio con Antoine Adamantidis, ricercatore del Dipartimento di ricerca clinica dell'Università di Berna e del Sleep Wake Epilepsy Center dell'Ospedale dell'Università di Berna. "Fino ad ora, però, questo meccanismo del cervello era rimasto confuso. Siamo riusciti a dimostrare per la prima volta che il sonno REM è in effetti fondamentale per la normale formazione della memoria spaziale nei topi".


Alla ricerca di un sogno

Centinaia di studi precedenti hanno tentato, senza successo, di isolare l'attività neurale durante il sonno REM, usando i metodi sperimentali tradizionali. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno usato la optogenetica, una tecnologia di recente sviluppo che consente agli scienziati di puntare con precisione una popolazione di neuroni e controllare la sua attività attraverso la luce.


"Abbiamo scelto di puntare i neuroni che regolano l'attività dell'ippocampo, una struttura che è fondamentale per la formazione della memoria durante lo stato di veglia ed è anche chiamato 'sistema GPS' del cervello", dice Williams.


Per testare la memoria spaziale a lungo termine dei topi, gli scienziati hanno addestrato i roditori a individuare un nuovo oggetto posto in un ambiente controllato, dove stavano due oggetti di forma e volume simile. I topi passano spontaneamente più tempo ad esplorare un oggetto nuovo rispetto a uno familiare, mostrando il loro uso dell'apprendimento e del richiamo.


Quando questi topi erano nel sonno REM, tuttavia, i ricercatori hanno usato impulsi luminosi per spegnere i neuroni associati alla memoria, per determinare se questo danneggia il consolidamento dei ricordi. Il giorno dopo, gli stessi roditori non sono riusciti ad eseguire il ​​compito di memoria spaziale imparato il giorno prima. Rispetto al gruppo di controllo, la memoria sembrava cancellata, o almeno compromessa.


"Il silenziamento degli stessi neuroni, per durate simili, al di fuori degli episodi REM non ha avuto effetto sulla memoria. Ciò indica che, per il normale consolidamento della memoria, è necessaria l'attività neuronale specifica durante il sonno REM", dice l'autore dello studio Richard Boyce, studente di dottorato che, ironia della sorte, è rimasto sveglio spesso tutta la notte durante l'esecuzione degli esperimenti.


Implicazioni per le malattie del cervello

Il sonno REM è considerato una componente cruciale del sonno in tutti i mammiferi, compreso l'uomo. La scarsità di sonno di qualità è sempre più associata all'insorgenza di varie patologie cerebrali come l'Alzheimer e il Parkinson.


In particolare, il sonno REM è spesso notevolmente perturbato nell'Alzheimer (AD), ed i risultati di questo studio suggeriscono che l'alterazione del sonno REM può contribuire direttamente al deficit di memoria osservato in AD, dicono i ricercatori.

 

********
Questo lavoro è stato finanziato in parte dal Canadian Institutes of Health Research, dal Natural Science and Engineering Research Council of Canada, dal Fonds de la recherche en Santé du Québec e da Alexander Graham Bell Canada.

 

 

 


Fonte: Bruno Geoffroy McGill University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: R. Boyce, S. D. Glasgow, S. Williams, A. Adamantidis. Causal evidence for the role of REM sleep theta rhythm in contextual memory consolidation. Science, 2016; 352 (6287): 812 DOI: 10.1126/science.aad5252

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.