Diagnosticare correttamente l'Alzheimer rimane una sfida per i professionisti medici. Ora, un nuovo studio pubblicato sul Journal of Alzheimer, rivela un nuovo indizio per possibili diagnosi errate.
Lo studio ha scoperto che gli anziani con una storia di problemi di lettura, in alcuni test neuropsicologici ottengono risultati simili a quelli di chi mostra segni di decadimento cognitivo lieve (MCI) associati all'inizio dell'Alzheimer.
La scoperta, basata sui risultati di un gruppo di ricerca della Stony Brook University, in collaborazione con la Boston University, enfatizzano la necessità per i professionisti di prendere in considerazione la storia dello sviluppo e di avere una visione ampia nei test neuropsicologici per interpretare il significato di punteggi bassi dei test sulla memoria.
MCI è un termine usato per identificare le persone con le lamentele di memoria e con scarse prestazioni nei test neuropsicologici, ma che per il resto hanno un funzionamento normale. L'MCI è considerato un fattore di rischio per la successiva diagnosi di Alzheimer.
Nella ricerca, l'autore principale Brian K. Lebowitz PhD, assistente professore clinico di Neurologia alla Stony Brook Medicine e ricercatore associato al Dipartimento di Psichiatria della Harvard Medical School, e i colleghi, hanno valutato il rapporto tra la classificazione MCI e il sospetto disturbo della lettura in 1.804 anziani seguiti dal Framingham Heart Study dal 1999 al 2005. In media, i partecipanti avevano 62 anni. Gli individui con demenza, ictus e altri disturbi neurologici precedenti sono stati esclusi dallo studio.
"Abbiamo trovato una forte relazione tra scarse capacità di lettura e punteggi bassi dei test di memoria", ha detto il dottor Lebowitz. Un esempio chiave dai risultati è che gli individui con evidenza di difficoltà di lettura da tutta la vita hanno avuto una probabilità da 2 a 3 volte e mezza maggiore, rispetto ai loro coetanei, di ottenere un punteggio indicativo del possibile declino della memoria su due prove di solito usate per valutare le lamentele di memoria degli anziani.
Lo studio ha valutato il richiamo dei ricordi, la lettura, l'elaborazione visiva e le funzioni esecutive mediante dei test spesso impiegati nella valutazione delle lamentele cognitive degli anziani. Le aree specifiche della memoria analizzate comprendevano il richiamo di racconti e coppie di parole sentiti in precedenza, e la possibilità di attingere dalla memoria figure viste prima.
Il dottor Lebowitz ha detto che, poiché i problemi di memoria sono estremamente comuni negli anziani, nel valutare il significato clinico delle preoccupazioni sulla memoria di un paziente si mette molta enfasi sui risultati dei test di memoria. Tuttavia, i test di memoria sono spesso eseguiti da soli, senza una serie completa di test neuropsicologici che include la capacità di lettura, e senza una chiara comprensione del modello di punti di forza e di debolezza cognitivi di tutta la vita del paziente.
"Capire il significato clinico della nostra scoperta è la prossima sfida", ha detto il dottor Lebowitz. "Potrebbe significare che la storia di disturbi della lettura o dell'apprendimento può aumentare le diagnosi errate di malattie neurodegenerative, compreso l'Alzheimer. In alternativa, un disturbo della lettura può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo dell'Alzheimer in età avanzata".
Il Dr Lebowitz e i colleghi sottolineano che i risultati evidenziano la necessità per chi valuta le lamentele di memoria degli anziani di fare un'attenta anamnesi e di prendere in considerazione le ragioni alternative per cui i punteggi dei test di memoria possono essere basse per un dato individuo.
La ricerca è stata finanziata dal National Heart, Lung and Blood Institute, dal National Institute of Neurological Disorders and Stroke e dal National Institute on Aging.
Fonte: Stony Brook University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Brian K. Lebowitz, Cheryl Weinstein, Alexa Beiser, Sudha Seshadri, Philip A. Wolf, Sandford Auerbach, Rhoda Au. Lifelong Reading Disorder and Mild Cognitive Impairment: Implications for Diagnosis. Journal of Alzheimer's Disease, 2015; 50 (1): 41 DOI: 10.3233/JAD-150543
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