Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il nostro orologio interno svanisce nell'invecchiamento, ma ne subentra un altro

Il nostro orologio interno svanisce nell'invecchiamento, ma ne subentra un altroLe funzioni del corpo attivate dal nostro orologio interno: ore 2 sonno più profondo, ore 4:30 temperatura minima del corpo, ore 6:45 aumento più marcato della pressione, ore 7:30 si ferma la secrezione di melatonina (che induce il sonno), ore 8:30 inizia movimento intestino, ore 9:00 massimo di secrezione di testosterone, ore 10 vigilanza al massimo, ore 14:30 Massima coordinazione, ore 15:30 tempo di reazione più veloce, ore 17 massima effcenza cardiovascolare e forza muscolare, ore 18:30 pressione massima, ore 19 temperatura corporea più alta, ore 21 inizia secrezione melatonina, ore 22:30 si ferma il movimento dell'intestino.

L'esame di migliaia di geni di quasi 150 cervelli umani indica che il ritmo circadiano dell'attività genica cambia con l'invecchiamento, secondo uno studio primo nel suo genere, condotto da ricercatori dell'Università di Pittsburgh. I risultati, pubblicati ieri online su Proceedings of the National Academy of Sciences, suggeriscono anche che un nuovo orologio biologico inizia il suo ticchettio solo nel cervello più vecchio.


Un ritmo circadiano di 24 ore controlla quasi tutti i processi cerebrali e del corpo, come il ciclo sonno / veglia, il metabolismo, la vigilanza e la cognizione, ha detto la ricercatrice senior Colleen McClung PhD, professoressa associata di psichiatria alla Pitt School of Medicine. Questi modelli di attività giornaliera sono regolati da alcuni geni che si trovano in quasi tutte le cellule, ma che raramente sono stati studiati nel cervello umano.


"Gli studi hanno riferito che gli anziani tendono a svolgere meglio al mattino i compiti cognitivi complessi e che peggiorano con il passare del giorno", ha detto la dott.ssa McClung. "Sappiamo anche che il ritmo circadiano cambia con l'invecchiamento, portando a svegliarsi prima al mattino, a un minor numero di ore di sonno e a ritmi meno robusti della temperatura del corpo".


Inoltre, la presenza di alterazioni geniche ("invecchiamento molecolare") nel cervello era stata dimostrata in precedenza dal co-autore senior Etienne Sibille PhD, ex professore di psichiatria della Pitt e ora Cattedra di Neuroscienze Cliniche alla Università di Toronto. Entrambi i team hanno deciso di esaminare gli effetti dell'invecchiamento normale sui ritmi molecolari nella corteccia prefrontale umana, un'area del cervello coinvolta nell'apprendimento, nella memoria e in altri aspetti della prestazione cognitiva.


Il team ha esaminato campioni di cervello di 146 persone senza storia di salute mentale o di problemi neurologici, donati dalle rispettive famiglie per la ricerca medica e per i quali si conosceva l'ora della morte. Tali cervelli sono stati classificati secondo l'età del proprietario, meno di 40 anni o più di 60, e i ricercatori hanno usato una tecnica statistica di nuova concezione per analizzare due campioni di tessuto della corteccia prefrontale per individuare l'attività ritmica (l'espressione) di migliaia di geni.


Con le informazioni sul momento della morte, hanno identificato 235 geni fondamentali che compongono l'orologio molecolare in questa parte del cervello. "Come ci aspettavamo, i giovani avevano quel ritmo quotidiano in tutti i geni del classico «orologio»", ha detto la dott.ssa McClung. "Ma nelle persone anziane c'era una perdita del ritmo in molti di questi geni, il che potrebbe spiegare alcune delle alterazioni presenti durante il sonno, la cognizione e l'umore in età avanzata".


Con grande sorpresa, il team ha anche scoperto una serie di geni che avevano guadagnato ritmicità negli individui più anziani.


Queste informazioni potrebbero alla fine essere utili per sviluppare trattamenti dei problemi cognitivi e del sonno che possono verificarsi con l'invecchiamento, così come un possibile trattamento del "Sundowning", la sindrome che induce gli anziani con demenza a diventare agitati, confusi e ansiosi di sera.


"Dal momento che la depressione è associata con un invecchiamento molecolare accelerato, e con interruzioni nella routine quotidiana, questi risultati possono anche far luce sui cambiamenti molecolari presenti negli adulti con depressione", ha detto il dottor Sibille.


In seguito i ricercatori esploreranno la funzione dei geni circadiani-ritmici del cervello in modelli di laboratorio e sugli animali, così come controllare se sono alterati nelle persone che hanno malattie psichiatriche o neurologiche.

 

**********
Hanno collaborato Cho-Yi Chen, Ryan W. Logan PhD, Tianzhou Ma, David A. Lewis MD, e George C. Tseng PhD, tutti dell'Università di Pittsburgh. Questo lavoro è stato finanziato dal National Institute of Mental Health.

 

 

 


Fonte: University of Pittsburgh (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Cho-Yi Chen, Ryan W. Logan, Tianzhou Ma, David A. Lewis, George C. Tseng, Etienne Sibille and Colleen A. McClung. Effects of aging on circadian patterns of gene expression in the human prefrontal cortex. PNAS 2015 ; published ahead of print 22Dec2015, doi:10.1073/pnas.1508249112

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

 


 

Notizie da non perdere

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)