Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Confermato collegamento tra vitamina D e rischio di demenza

La carenza di vitamina D è associata ad un sostanziale aumento del rischio di demenza e Alzheimer nelle persone anziane, secondo lo studio più esauriente nel suo genere mai condotto.


Un team internazionale, guidato dal dottor David Llewellyn dell'Università di Exeter, ha scoperto che i partecipanti allo studio che erano gravemente carenti di vitamina D hanno avuto una probabilità più che doppia di sviluppare la demenza e l'Alzheimer.


Il team ha studiato degli anziani americani che prendevano parte al Cardiovascular Health Study, scoprendo che quelli che erano moderatamente carenti di vitamina D avevano un rischio maggiore del 53 per cento di sviluppare la demenza di qualsiasi tipo, e un rischio maggiore del 125 per cento (oltre il doppio) per coloro che ne erano gravemente carenti.


Risultati simili sono stati registrati per l'Alzheimer, dove il gruppo moderatamente carente aveva una probabilità superiore del 69 per cento di sviluppare questo tipo di demenza, che saliva al 122 per cento per coloro che erano gravemente carenti.


Lo studio è stato in parte finanziato dall'Alzheimer's Association, ed è stato pubblicato il 6 agosto 2014 on line su Neurology, la rivista medica dell'American Academy of Neurology. Esso ha esaminato 1.658 adulti over-65, che erano in grado di camminare senza aiuto ed erano senza demenza, malattie cardiovascolari e ictus all'inizio dello studio. I partecipanti sono stati poi seguiti per sei anni per capire chi avrebbe sviluppato l'Alzheimer o altre forme di demenza.


Il dottor Llewellyn ha detto: "Ci aspettavamo di trovare un'associazione tra bassi livelli di vitamina D e il rischio di demenza e Alzheimer, ma i risultati sono stati sorprendenti: in realtà abbiamo scoperto che l'associazione era due volte più forte di quello che ci aspettavamo. Sono ora necessari studi clinici per stabilire se assumere pesce azzurro o integratori di vitamina D può ritardare o addirittura prevenire l'insorgenza dell'Alzheimer e della demenza. Dobbiamo essere prudenti in questa fase iniziale perchè questi risultati NON dimostrano che bassi livelli di vitamina D causano la demenza. Detto questo, i dati sono molto incoraggianti, e anche se ci fossero benefici per un piccolo numero di persone, avrebbe comunque enormi implicazioni per la salute pubblica data la natura devastante e costosa della demenza".


Alla ricerca hanno collaborato esperti dell'Angers University Hospital, della Florida International University, della Columbia University, dell'Università di Washington, dell'Università di Pittsburgh e dell'Università del Michigan. Lo studio è stato finanziato dall'Alzheimer's Association, dal Maria Kinross Charitable Trust, dalla James Tudor Foundation, dall'Halpin Trust, dal The Age Related Diseases and Health Trust, dal Norman Family Charitable Trust, e dal National Institute for Health Research Collaboration for Leadership in Applied Research and Care South West Peninsula.


La demenza è una delle più grandi sfide del nostro tempo, con 44 milioni di casi in tutto il mondo, un numero destinato a triplicare entro il 2050 a causa del rapido invecchiamento della popolazione. Si ritiene che 1 miliardo di persone nel mondo sia carente di vitamina D e molti anziani possono avere una salute peggiore come risultato.


Questa ricerca è il primo grande studio ad indagare la relazione tra vitamina D e rischio di demenza, dove la diagnosi è stata fatta da un team multidisciplinare di esperti, usando una vasta gamma di informazioni, compreso il neuroimaging. Le ricerche precedenti avevano stabilito che le persone con bassi livelli di vitamina D hanno più probabilità di sperimentare problemi cognitivi, ma questo studio conferma che questo si traduce in un notevole aumento del rischio di Alzheimer e demenza.


La vitamina D proviene da tre fonti principali: esposizione della pelle alla luce solare, alimenti come il pesce azzurro, e gli integratori. La pelle delle persone anziane può essere meno efficiente nel convertire la luce solare in vitamina D, rendendole più propense ad essere carenti e a dover affidarsi ad altre fonti. In molti paesi la quantità di radiazioni UVB in inverno è troppo bassa per consentire la produzione di vitamina D.


Lo studio ha anche trovato le prove che esiste una soglia di vitamina D circolante nel sangue al di sotto della quale aumenta il rischio di sviluppare demenza e Alzheimer. Il team aveva già ipotizzato che questo potrebbe essere attorno ai 25-50 nmol/L, e le loro nuove scoperte confermano che i livelli di vitamina D superiori a 50 nmol/L sono associati molto di più ad una buona salute del cervello.


Commentando lo studio, il dottor Doug Brown, Direttore di Ricerca e Sviluppo all'Alzheimer's Society, ha dichiarato: "Fare luce sui fattori di rischio per la demenza è uno dei compiti più importanti dei ricercatori sanitari di oggi. Anche se gli studi precedenti avevano suggerito che la mancanza della vitamina del sole è legata ad un maggiore rischio di Alzheimer, questo studio ha trovato che le persone con livelli molto bassi di vitamina D hanno più del doppio di probabilità di sviluppare qualsiasi tipo di demenza".

"Durante l'estate restare in spiaggia anche per prendere solo 15 minuti di sole è sufficiente per aumentare il livello di vitamina D. Tuttavia, non siamo ancora pronti per dire che la luce solare o gli integratori di vitamina D riducono il rischio di demenza. Sono necessari studi clinici su larga scala per determinare se l'aumento della quantità di vitamina D nei soggetti carenti può aiutare a prevenire lo sviluppo della demenza".

 

 

 

 

 


FonteUniversity of Exeter  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Thomas J. Littlejohns, William E. Henley, Iain A. Lang, Cedric Annweiler, Olivier Beauchet, Paulo H.m. Chaves, Linda Fried, Bryan R. Kestenbaum, Lewis H. Kuller, Kenneth M. Langa, Oscar L. Lopez, Katarina Kos, Maya Soni, and David J. Llewellyn. Vitamin D and the risk of dementia and Alzheimer disease. Neurology, August 2014 DOI: 10.1212/WNL.0000000000000755

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)