Un team di ricercatori di psicologia ha concluso che la capacità della nostra memoria di lavoro è spiegata meglio dalla qualità dei ricordi che possiamo memorizzare che dal loro numero.
La loro analisi, che appare sull'ultimo numero della rivista Psychological Review, aiuta a chiarire un dibattito di lunga data in psicologia sulla capacità della nostra "memoria di lavoro": i limiti sulla quantità di informazioni che possiamo ricordare per un breve periodo (come ad esempio un numero di telefono o l'istantanea di una situazione di traffico), si capiscono meglio come un limite al numero totale di ricordi che possiamo memorizzare o, piuttosto, come un limite sulla loro qualità?
"I nostri risultati mostrano che noi non memorizziamo semplicemente un determinato numero di oggetti e poi li ricordiamo quasi perfettamente", dice Weiji Ma, professore associato nel Center for Neural Science e del Dipartimento di Psicologia della New York University, e autore senior dello studio. "Piuttosto, cerchiamo di memorizzare tutti gli oggetti rilevanti, ma la qualità di questi ricordi è irregolare e peggiora con la necessità di ricordarne di più".
La memoria di lavoro (WM) ha una funzione simile a quella della memoria ad accesso casuale dei computer (RAM), ma i suoi meccanismi non sono ancora così chiari. Negli ultimi anni, i ricercatori di psicologia sono giunti a conclusioni contrastanti sui limiti della memoria di lavoro. Alcuni hanno postulato che esiste un numero fisso di ricordi che possiamo memorizzare; per esempio, potremmo essere in grado di memorizzare la posizione solo di quattro auto diverse nella nostra memoria di lavoro in un qualsiasi momento.
Tuttavia, altri hanno sostenuto che la registrazione della memoria di lavoro non è definita dal numero di elementi che può contenere; anzi, questi studiosi vedono i suoi limiti definiti meglio dalla qualità dei ricordi. Ad esempio, nel ricordare i colori in un dipinto, si può ricordare di aver visto la luce blu nel lavoro quando, in realtà, il colore reale era verde acqua. In altre parole, i limiti della memoria di lavoro sono una questione di precisione piuttosto che di quantità.
Nel tentativo di risolvere questo dibattito, Ma e i suoi colleghi hanno esaminato i dati di 10 esperimenti condotti in precedenza da sei diversi laboratori, che consistevano di un totale di più di 130.000 risposte dei soggetti. In un tipico esperimento, ai soggetti veniva chiesto di ricordare un massimo di otto colori che avevano visto pochi secondi prima, una misura consolidata per misurare la memoria. Questo ha permesso ai ricercatori di testare diversi modelli che spiegano la capacità della nostra memoria di lavoro: cioè, se è una funzione di qualità o di quantità.
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"Questo è il primo studio in questa area che usa questa quantità di dati, e speriamo che il nostro set di dati possa servire da punto di riferimento per gli studi futuri", spiega Ma. L'analisi dimostra che la capacità della memoria di lavoro è spiegata meglio in termini di qualità dei ricordi. Questa qualità diminuisce gradualmente quando ai soggetti viene chiesto di ricordare sempre più colori. Contrariamente a quanto sostengono molti libri di testo, le prestazioni della memoria non possono essere spiegate da un numero fisso di ricordi. I ricercatori aggiungono un avvertimento: "I nostri risultati non significano assolutamente che ricordiamo sempre tutto ciò che conta. Tuttavia «ricordare tutto un po'» sembra molto più vicino alla realtà del «ricordare poche cose perfettamente, e niente del resto» ".
Il professor Ma punta a come ci si muove nel traffico per illustrare quanto conta la qualità nella memoria di lavoro. Quando si guida, possiamo memorizzare le posizioni di automobili e pedoni, i colori dei segnali stradali, e la distanza fino al prossimo semaforo. Tuttavia, la qualità di alcuni di questi ricordi può essere molto elevata (ad esempio, la posizione di altre macchine) mentre per altri può essere scadente (ad esempio, il colore dei segnali stradali).
Hanno collaborato allo studio: Ronald van den Berg, borsista postdottorato del Baylor College of Medicine al momento dello studio e ora all'Università di Cambridge, ed Edward Awh, professore di psicologia alla University of Oregon. La ricerca è stata finanziata dal National Eye Institute e dall'Army Research Office.
Fonte: New York University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Ronald van den Berg, Edward Awh, Wei Ji Ma. Factorial comparison of working memory models.. Psychological Review, 2014; 121 (1): 124 DOI: 10.1037/a0035234
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