Ai primi segni di perdita di memoria, la maggior parte delle persone iniziano a preoccuparsi e a chiedersi: "E se avessi l'Alzheimer?".
Eppure, la malattia è spesso diagnosticata in ritardo nel suo sviluppo e, a volte, fino a dieci anni dopo che i primi cambiamenti patologici hanno iniziato ad influenzare il cervello. Un obiettivo importante nel trattamento della malattia è formulare una diagnosi precoce in modo che i pazienti possano ricevere un trattamento il più presto possibile.
Uno studio condotto da Sylvie Belleville, PhD, direttore della ricerca all'Institut universitaire de gériatrie de Montréal, un ente affiliato con l'Université de Montréal, ha mostrato un modo per fare proprio questo. Nello studio, pubblicato nel prestigioso Journal of Alzheimer's Disease, Sylvie Belleville e il suo team hanno accuratamente previsto (con una precisione del 90%) quale dei partecipanti con decadimento cognitivo lieve (MCI-Mild Cognitive Impairment) avrebbe ricevuto una diagnosi clinica di Alzheimer entro i due anni successivi e quali soggetti non avrebbero sviluppato questa malattia.
Combinando l'analisi delle scansioni cerebrali con una valutazione neuropsicologica, Sylvie Belleville ha raggiunto una notevole sensibilità (individuando le persone che svilupperanno la malattia) e specificità (eliminando i falsi positivi, cioè coloro che rimarranno stabili). Il livello di accuratezza di questo sistema di classificazione è un passo avanti importante dello studio. "Quando sono usati singolarmente, il neuroimaging e la neuropsicologia sono efficaci, ma solo fino a un certo punto. E' solo combinando e analizzando i risultati di entrambi i metodi che si può raggiungere un tale livello di precisione", ha spiegato Sylvie Belleville.
I principali vantaggi per i malati di Alzheimer e per la ricerca
"Per il momento, non possiamo diagnosticare questa malattia molto presto a causa della mancanza di protocolli affidabili. Quindi, c'è il rischio di identificare erroneamente la malattia quando si cerca di diagnosticarla troppo presto. Identificare i marcatori che predicono correttamente la comparsa successiva dei sintomi più gravi, sensibili e specifici, riduce notevolmente l'incertezza della diagnosi precoce. Questa innovazione dimostra che due diversi approcci possono essere combinati per favorire la diagnosi", ha detto Sylvie Belleville.
I ricercatori che lavorano sull'Alzheimer possono capitalizzare questi progressi per andare anche oltre. "I benefici clinici di questi due anni extra sono enormi. Possiamo ora valutare l'efficacia delle terapie farmacologiche e non farmacologiche sui risultati di una diagnosi clinica di Alzheimer nelle persone identificate con questi strumenti. Potremmo valutare se questi trattamenti sono più efficaci se somministrati prima. Le domande a cui ora dobbiamo rispondere sono: il trattamento farmacologico iniziato al momento della comparsa dei primi segni rallenta la malattia? La plasticità cerebrale può essere stimolata in modo più strutturato per ritardare i sintomi che causano disabilità?".
La ricerca in sintesi
L'obiettivo di questo lavoro era esaminare il potenziale beneficio della combinazione di due tipi di misure per individuare la demenza incipiente in soggetti con decadimento cognitivo lieve (MCI).
Le misure di base comprendevano i risultati della risonanza magnetica sul volume dell'ippocampo, lo spessore corticale e l'iperintensità della materia bianca, nonché diverse misure sulla funzionalità della memoria episodica e del controllo esecutivo. Lo studio ha identificato le misure che predicono meglio quali pazienti con MCI dovrebbero progredire verso la demenza, rispetto a coloro che rimarranno stabili. I più forti predittori di neuroimaging sono lo spessore corticale basale del cingolato anteriore destro e nel giro medio frontale.
Per quanto riguarda i predittori cognitivi, i ricercatori hanno scoperto che i deficit nei compiti sia di rievocazione libera che di riconoscimento di memoria episodica suggeriscono con forza la progressione verso la demenza. L'assottigliamento corticale nel giro cingolato anteriore destro, abbinato ai deficit di recupero, controllati e basati sulla familiarità, hanno raggiunto una precisione di classificazione del 87,5%, una specificità del 90,9% e una sensibilità del 83,3%.
Fonte: Université de Montréal.
Riferimenti: S. Belleville, F. Peters, S. Villeneuve. Predicting Progression to Dementia in Elderly Subjects with Mild Cognitive Impairment Using Both Cognitive and Neuroimaging Predictors. Journal of Alzheimer’s Disease, Volume 38, Number 2 / 2014, Pages307-318, DOI: 10.3233/JAD-130842
Pubblicato in nouvelles.umontreal.ca (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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