Ricercatori della Scuola di Medicina Perelman delll'Università della Pennsylvania hanno scoperto che, per una serie di malattie neurodegenerative, le malattie cerebrovascolari (che danneggiano la circolazione del sangue nel cervello) sono associate significativamente alla demenza.
I ricercatori sostengono che le persone che presentano già le caratteristiche cliniche dell'Alzheimer e altri deficit di memoria possono beneficiare delle terapie efficaci attualmente disponibili per ridurre i problemi vascolari.
Pertanto la gestione precoce dei fattori di rischio vascolari, come pressione alta e colesterolo, e l'adozione di una dieta 'sana per il cuore', di esercizio fisico e altri stili di vita nella mezza età, possono ritardare o prevenire l'insorgenza della demenza dovuta all'Alzheimer e al Parkinson.
Il legame tra malattia cerebrovascolare è più forte con l'Alzheimer rispetto ad altre malattie neurodegenerative (che comprendono la degenerazione frontotemporale lobare, il morbo di Lou Gehrig o SLA e il Parkinson) e ha l'effetto più pronunciato nei pazienti più giovani di Alzheimer, secondo lo studio, pubblicato nel numero del 10 Luglio di Brain.
"Anche se ci sono già prove del ruolo svolto dalle malattie vascolari nelle malattie neurodegenerative, questo è il primo studio che confronta l'onere delle malattie vascolari nelle neurodegenerazioni con origini multiple, distinte o diverse", scrive l'autore senior John Q. Trojanowski , MD, PhD, direttore del Alzheimer's Disease Core Center, finanziato dal National Institute on Aging, all'Università della Pennsylvania e professore di Patologia e Medicina di Laboratorio. "Siamo stati sorpresi di trovare nell'Alzheimer un forte legame con le malattie vascolari, soprattutto nei pazienti più giovani, in confronto ai soggetti con altre malattie neurodegenerative".
I ricercatori della Penn hanno analizzato 5.715 casi della banca dati del National Alzheimer's Coordinating Center (NACC), raccolti da 35 centri di Alzheimer passati e presenti, finanziati dal NIA, in tutti gli Stati Uniti dal 1999, anno di fondazione del NACC. Questo è il primo studio che confronta la presenza di malattie cerebrovascolari nell'intero spettro di malattie neurodegenerative.
Quasi l'80 per cento degli oltre 4.600 pazienti di Alzheimer ha mostrato un certo grado di patologia vascolare (definito come vasi sanguigni induriti o bloccati, morte dei tessuti per mancanza di afflusso di sangue, o emorragia) nel cervello, rispetto al 67 per cento del gruppo di controllo di persone senza notevoli patologie di malattie cerebrali, e il 66 per cento nel gruppo di patologia di Parkinson.
"In assenza di terapie modificanti la malattia che possano cambiare il corso dell'Alzheimer e del Parkinson, ci auguriamo che l'uso diligente dei trattamenti esistenti per le condizioni vascolari e l'attuazione di campagne di promozione di stili di vita sani per i giovani e le persone di mezza età, possano avere un impatto positivo sulla prevenzione o riduzione dei sintomi della demenza per Alzheimer e Parkinson", conclude l'autore dello studio, Jon B. Toledo, MD, ricercatore post-dottorato della Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania.
Lo studio ha implicazioni dal punto di vista della salute pubblica e per programmare coorti di studi clinici che rappresentino meglio la popolazione di persone con deficit cognitivo. Inoltre, i farmaci testati per l'Alzheimer e altre demenze correlate dovrebbero prendere in considerazione l'impatto della frequente compresenza di malattie cerebrovascolari sulla risposta di trattamento di nuove terapie per l'Alzheimer, visto che la maggior parte degli esperimenti attuali escludono pazienti con fattori di rischio vascolari o malattie cardiovascolari.
Data la prevalenza dei problemi vascolari, i ricercatori fanno notare che questo grande sottogruppo di pazienti affetti da demenza dovrebbe essere incluso in studi clinici per rappresentare con precisione la vera popolazione che affronta queste malattie neurodegenerative, o almeno essere preso in considerazione quando si deve predire l'impatto clinico sui pazienti del mondo reale.
Altri membri del gruppo di studio della Penn includono Steven Arnold, MD, co-direttore dell'Alzheimer's Disease Core Center della Penn e Murray Grossman, MD, EDD, direttore del Penn Frontotemporal Disease Center; Kevin Raible e Johannes S Brettschneider dal Centro per la ricerca sulle malattie neurodegenerative; e Sharon Xie, del Dpt of Biostatics and Epidemiology. Hanno contribuito a questo rapporto anche i colleghi del National Alzheimer's Coordinating Center dell'Università di Washington. Il finanziamento è stato fornito dal National Institute on Aging, con il sostegno aggiuntivo della Fundacion Alfonso Martin Escudero.
Fonte: University of Pennsylvania School of Medicine.
Riferimenot: Jon B. Toledo, Steven E. Arnold, Kevin Raible, Johannes Brettschneider, Sharon X. Xie, Murray Grossman, Sarah E. Monsell, Walter A. Kukull and John Q. Trojanowski. Contribution of cerebrovascular disease in autopsy confirmed neurodegenerative disease cases in the National Alzheimer’s Coordinating Centre. Brain, 2013 DOI: 10.1093/brain/awt188
Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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