Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Meccanismo molecolare spiega perché un ambiente stimolante protegge dall'Alzheimer

"Usalo o lo perdi": il detto potrebbe applicarsi in particolare al cervello quando si tratta di proteggersi dall'Alzheimer. Studi precedenti hanno dimostrato che tenere la mente attiva, fare esercizio e coltivare interazioni sociali può aiutare a ritardare l'insorgenza della demenza nell'Alzheimer.

Ora un nuovo studio fornisce prove scientifiche, pre-cliniche specifiche, a sostegno del concetto che la stimolazione intensa e prolungata da parte di un ambiente arricchito, soprattutto l'esposizione regolare a nuove attività, può avere effetti benefici nel ritardare uno dei principali fattori negativi nell'Alzheimer.


Lo studio, guidato da Dennis Selkoe (in piedi nella foto), MD, condirettore del Centro per le Malattie Neurologiche del Dipartimento di Neurologia del Brigham and Women's Hospital (BWH) di Boston nel Massachusetts, è pubblicato online dal 6 Marzo 2013 in Neuron.


L'Alzheimer insorge quando una proteina chiamata amiloide-beta si accumula e forma "placche senili" nel cervello. Questo accumulo di proteine può impedire alle cellule nervose del cervello di comunicare correttamente tra loro, e portare ad una graduale erosione dei processi mentali di una persona, come la memoria, l'attenzione e la capacità di apprendere, comprendere ed elaborare le informazioni.


I ricercatori del BWH hanno usato un modello di topo wild-type per valutare come l'ambiente potrebbe influenzare l'Alzheimer. A differenza di altri modelli pre-clinici utilizzati nella ricerca sull'Alzheimer, i topi wild-type tendono a imitare più da vicino la situazione dell'essere umano medio mentre sviluppa la malattia in condizioni ambientali normali, piuttosto che essere fortemente predisposti geneticamente alla malattia.


Selkoe e il suo team hanno scoperto che l'esposizione prolungata ad un ambiente arricchito attiva alcuni recettori cerebrali legati all'adrenalina che innescano una via di segnalazione che impedisce alla proteina amiloide-beta di affievolire la comunicazione tra le cellule nervose del "centro della memoria" del cervello, l'ippocampo. L'ippocampo ha un ruolo importante nella memoria sia a breve che a lungo termine.


La capacità di un ambiente arricchito e innovativo di evitare che la proteina amiloide-beta possa colpire la forza di segnalazione e di comunicazione tra le cellule nervose è stata osservata sia nei topi wild-type giovani che in quelli di mezza età. "Questa parte del nostro lavoro suggerisce che l'esposizione prolungata a un ambiente più ricco e innovativo, iniziata anche nella mezza età, potrebbe aiutare a proteggere l'ippocampo dagli effetti negativi dell'amiloide-beta, che si accumula a livelli tossici nel cento per cento dei malati di Alzheimer", afferma Selkoe.



Inoltre, gli scienziati hanno scoperto che esporre il cervello a nuove attività, fornisce in particolare una maggiore protezione contro l'Alzheimer, rispetto al solo esercizio aerobico. Secondo i ricercatori, questa osservazione può essere dovuta alla stimolazione che avviene non solo fisicamente, ma anche mentalmente, quando i topi si muovono rapidamente da un oggetto nuovo ad un altro.


"Questo lavoro aiuta a capire il meccanismo molecolare per cui un ambiente più ricco può contribuire a ridurre gli effetti da erosione della memoria derivanti dall'accumulo di proteina amiloide-beta nell'invecchiamento", dice Selkoe. "Essi indicano le ragioni scientifiche di base dell'apparente diminuzione del rischio di AD nelle persone con esperienze cognitivamente più ricche e complesse nel corso della vita".

 

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
The original English version EnFlag
of this article is here.

 

 

 

 


Fonte: Brigham and Women's Hospital, via EurekAlert!, a service of AAAS.

Riferimento:
Shaomin Li, Ming Jin, Dainan Zhang, Ting Yang, Thomas Koeglsperger, Hongjun Fu, Dennis J. Selkoe. Environmental Novelty Activates β2-Adrenergic Signaling to Prevent the Impairment of Hippocampal LTP by Aβ Oligomers. Neuron, 2013 DOI: 10.1016/j.neuron.2012.12.040.

Pubblicato in Science Daily il 6 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari - Foto: Brigham and Women's Hospital
<
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)