Potrebbe il principio attivo della marijuana, responsabile della sua caratteristica "alta", contribuire a rovesciare la marea contro l'epidemia dell'Alzheimer in accelerazione?
Uno studio notevole pubblicato sulla rivista Molecular Pharmacology nel 2006, ha scoperto che questa pianta, a lungo denigrata, contiene un composto con non solo uno, ma addirittura due proprietà terapeutiche ideali per affrontare sia il sintomo di superficie (problemi di memoria) che la causa principale (placca cervello) dell'Alzheimer.
Questa è pura ironia, considerando che lo stereotipo prevalente è che l'uso di marijuana "frigge" il cervello, portando a problemi di memoria debilitanti. I ricercatori hanno scoperto che il componente psicoattivo della marijuana, il Δ 9 -tetraidrocannabinolo (THC), "inibisce competitivamente l'enzima acetilcolinesterasi (AChE), e impedisce l'aggregazione del peptide amiloide-β (Aβ) indotta dall'AChE".
- Sul primo punto, la capacità del THC di inibire l'enzima AChE, non è diverso dal meccanismo d'azione che sta dietro la maggior parte dei farmaci di Alzheimer oggi sul mercato. Farmaci come il donepezil (nome commerciale Aricept), per esempio, puntando e inibendo l'enzima acetilcolinesterasi cerebrale (AChE), comportano un aumento dei livelli cerebrali di questo neurotrasmettitore, che a sua volta, si traduce nella riduzione dei sintomi, cioè migliora la memoria. Il donepezil, tuttavia, è pieno di polemiche a causa sua ben nota associazione con le crisi epilettiche, che riflette probabilmente la sua neurotossicità intrinseca. È, infatti, una sostanza chimica nella stessa classe chimica generale dei veleni, insetticidi e agenti di guerra chimica, come il gas nervino.
- Sul secondo punto, la capacità del THC di prevenire aggregazione associata all'acetilcolinesterasi del peptide amiloide-β (Aβ), cioè la placca del cervello, indica che essa può, come i ricercatori hanno notato, "impattare direttamente la patologia di Alzheimer". Infatti, hanno trovato che "rispetto ai farmaci attualmente approvati, prescritti per il trattamento dell'Alzheimer, il THC è un inibitore molto superiore dell'aggregazione dell'Aβ, e questo studio fornisce un meccanismo molecolare non riconosciuto finora attraverso il quale le molecole cannabinoidi possono influenzare direttamente la progressione di questa debilitante malattia".
Ciò che è così incoraggiante in questa ricerca, e che i ricercatori hanno descritto come "degno di nota," è:
Il THC è un inibitore molto più efficace della deposizione di Aβ indotta dall'AChE rispetto ai farmaci approvati per il trattamento dell'Alzheimer (donepezil e tacrina), che riducono l'aggregazione di Aβ solo del 22% e del 7%, rispettivamente, a una concentrazione doppia di quella utilizzata nei nostri studi. Pertanto, gli inibitori AChE come il THC e suoi analoghi possono fornire un miglioramento terapeutico per l'Alzheimer, aumentando i livelli di acetilcolina impedendo la degradazione del neurotrasmettitore e riducendo l'aggregazione di Aβ, trattando in tal modo contemporaneamente sia i sintomi che la progressione della malattia.
Il THC, naturalmente, è solo uno nella una vasta gamma di cannabinoidi della pianta di marijuana. Non solo ci sono informazioni già abbondanti sulle proprietà neuroprotettive di composti di marijuana, ma c'è anche un corpo considerevole di ricerca clinica e/o biomedica che indica il valore medicinale di questa pianta in più di 150 condizioni di salute.
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Riferimento: Lisa M Eubanks, Claude J Rogers, Albert E Beuscher, George F Koob, Arthur J Olson, Tobin J Dickerson, Kim D Janda.A molecular link between the active component of marijuana and Alzheimer's disease pathology. Mol Pharm. 2006 Nov-Dec;3(6):773-7. PMID: 17140265
Pubblicato da Sayer Ji in GreenMedInfo il 13 Settembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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