Uno studio condotto da ricercatori del Banner Sun Health Research Institute (BSHRI) suggerisce che i livelli plasmatici di tau, una proteina che si forma nel cervello, sembrano essere un biomarcatore e un forte predittore dell'Alzheimer.
Lo studio, condotto dal Dr. Larry Speaks (foto sotto) del BSHRI, è pubblicato sul numero di giugno di American Journal of Neurodegenerative Disease.
Sparks e altri ricercatori hanno misurato i livelli di tau nel plasma umano e hanno trovato "differenze significative" tra gli individui cognitivamente normali e quelli con lieve compromissione cognitiva o con Alzheimer. E' significativo che Sparks e il suo team abbiano scoperto che i livelli di tau erano decisamente più bassi nel plasma dei soggetti con diagnosi di Alzheimer rispetto a quelli senza alcun segno di declino cognitivo.
"I livelli circolanti di tau si riducono assieme al declino delle prestazioni cognitive", Sparks osserva nello studio. "Abbiamo evidenziato una diminuzione significativa dei livelli plasmatici di tau tra le persone con decadimento cognitivo lieve, con una ulteriore riduzione altamente significativa nei pazienti di Alzheimer".
Sparks e i suoi colleghi ricercatori dicono che i dati del recente studio suggeriscono che i cambiamenti nei livelli circolanti di tau possono rappresentare un valido biomarcatore per il monitoraggio della progressione dell'Alzheimer e dell'efficacia dei farmaci nel suo trattamento.
Il gruppo del BSHR ha rilevato che i livelli di tau negli adulti e negli anziani cognitivamente normali erano quasi tre volte maggiori rispetto a quelli con un qualche deficit cognitivo. "Nel complesso, i dati suggeriscono che i cambiamenti nei livelli plasmatici totali di tau possono fornire una nuova strada per identificare l'insorgenza del decadimento cognitivo lieve e il successivo Alzheimer. E' molto vicino il momento in cui potremo diagnosticare l'Alzheimer con un semplice esame del sangue", ha concluso Sparks.
----------------------
Chi è il Dott. Larry Sparks (dal sito dell'Istituto)
Larry Sparks, Ph.D., direttore e ricercatore responsabile del Laboratorio per la Ricerca Neurodegenerativa, è un pioniere della ricerca che indica la forte associazione tra ipertensione / malattia coronarica e un rischio maggiore di Alzheimer. Egli è stato il primo a scoprire il legame neuropatologico tra le malattie cardiache e l'Alzheimer.
La vasta gamma di successi della ricerca di Sparks ha portato all'attenzione nazionale e internazionale il Banner Sun Health Research Institute. In effetti, uno studio clinico diretto da Sparks ha mostrato che il Lipitor™ (farmaco per la riduzione del colesterolo) rallenta la progressione e riduce il deterioramento dell'Alzheimer. Due terzi dei pazienti che assumono il farmaco trovano un qualche beneficio clinico e la metà dei sintomi di quei pazienti si sono stabilizzati o addirittura sono migliorati.
Lo studio di 3 anni di Sparks al Cleo Roberts Center for Clinical Research dell'Istituto (uno studio sul modo in cui elevati livelli di colesterolo potrebbero prevedere il rischio di sviluppare l'Alzheimer) è stato confermato da test a livello nazionale. Sparks è convinto che le informazioni di questo studio potrebbero aiutare a sviluppare un test per scoprire l'insorgenza dell'Alzheimer.
Sparks ha anche scoperto che il rame nell'acqua potabile, accoppiato con il colesterolo alto, potrebbe essere collegato alla comparsa dell'Alzheimer, e che bere acqua purificata o distillata potrebbe ridurre sostanzialmente il rischio di contrarre la malattia. Altre ricerche in atto nel laboratorio Roberts comprendono gli effetti della nicotina sulle malattie cardiovascolari, sull'Alzheimer e sull'ictus.
Sparks è anche il co-autore di un documento di ricerca che suggerisce che la Sudden Infant Death Syndrome [Sindrome della morte improvvisa del lattante] è una malattia neurodegenerativa, l' "Alzheimer dell'infanzia". Questa ricerca suggerisce che i genitori soggetti a colpa, auto-biasimo, stress e preoccupazione per la morte del loro bambino da SIDS non sono assolutamente da biasimare.
***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
***********************
Fonte: American Journal of Neurodegenerative Disease
Pubblicato in Alzheimer's Reading Room il 6 Giugno 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |