Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Vivere in quartieri più verdi in mezza età può rallentare il declino cognitivo

Un nuovo studio ha scoperto che una maggiore esposizione al verde residenziale può aiutare a evitare il declino cognitivo di un ritmo annuale di 8 mesi. Questo ritardo è stato osservato più tra le persone di stato socioeconomico basso e dei quartieri altamente popolati, nonché tra i portatori del gene ApoE-ɛ4, che è associato ad un aumento del rischio di Alzheimer.

urban landscape with treesImage by freepik.com

La ricerca ha dimostrato che circa il 40% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto o ritardato in tutto il mondo, affrontando i fattori di rischio modificabili associati alla condizione, in particolare durante la mezza età. Un nuovo studio guidato da un ricercatore della Boston University ha esaminato in profondità come un fattore di rischio, vivere vicino al verde (parchi, alberi) durante gli anni della mezza età, potrebbe fornire benefici cognitivi più avanti nella vita.


Lo studio, pubblicato su Environmental Health Perspectives,  ha scoperto che risiedere in aree con maggiori quantità di verde durante la mezza età può rallentare di circa 8 mesi il tasso annuale di declino cognitivo di una persona. Questa associazione era più forte tra le persone che vivevano in quartieri a stato socioeconomico (SES) basso, e in quelli altamente popolati. Ed è stata osservata anche tra le persone con il gene ApoE-ɛ4, una variante del gene ApoE che è un importante fattore di rischio del morbo di Alzheimer (MA).


I portatori di ApoE-ɛ4 esposti a più verde avevano una riduzione tripla del declino cognitivo, rispetto alle persone senza il gene, il che è un importante sviluppo della ricerca, in quanto non vi sono modi noti per i portatori di questo gene per ridurre il rischio di sviluppare la demenza.


L'esposizione al verde era già stata collegata a un migliore funzionamento cognitivo, ma questo nuovo studio include un gruppo di studio molto più ampio e un periodo di osservazione più lungo rispetto alle analisi precedenti. È anche il primo studio a esplorare come diverse caratteristiche ambientali possono influenzare la relazione tra verde e cognizione nei portatori del gene ApoE-ɛ4.


Considerando che i casi di MA e delle demenze relative possono svilupparsi fino a 20 anni prima che appaiano sintomi riconoscibili, è fondamentale identificare quali popolazioni sono più suscettibili a queste condizioni, e le misure protettive che possono essere implementate quanto prima nella vita per contrastare o rallentare la compromissione cognitiva.


"I nostri risultati sono importanti perché hanno fatto luce nei benefici cognitivi dell'aumento dell'esposizione allo spazio verde a livello di popolazione, in particolare tra i sottogruppi vulnerabili della popolazione, come i portatori del gene ApoE-ɛ4", afferma la prima autrice dello studio Marcia Pescador Jimenez, assistente prof.ssa di epidemiologia.


Per esaminare l'associazione tra verde residenziale e funzione cognitiva e declino, la Pescador Jimenez e i colleghi del Rush Medical College, del Rush Alzheimer's Disease Center e della Facoltà di Sanità Pubblica di Harvard hanno usato i dati del Nurses’ Health Study (NHS), uno studio prospettico iniziato nel 1976, tra le maggiori indagini sui fattori di rischio per le malattie croniche tra le donne statunitensi.


Il team si è concentrato su 16.962 infermiere over-70 che sono state iscritte a un sottostudio NHS iniziato tra il 1995 e il 2001 e durato fino al 2008. Le partecipanti sono state valutate per la funzione cognitiva attraverso sondaggi telefonici e i ricercatori hanno usato una metrica basata sull'immagine satellitare per misurare i livelli di verde intorno alla residenza delle partecipanti. Hanno valutato l'esposizione al verde fino a 9 anni prima del primo test cognitivo e la valutazione cognitiva totale includeva 5 test cognitivi somministrati fino a 4 volte in una media di 6 anni.


Dopo aver aggiustato i dati all'età e ai fattori socioeconomici, una maggiore esposizione media al verde durante la mezza età era collegata a livelli più elevati di funzione cognitiva, nonché a un declino cognitivo più lento, in base ai punteggi cognitivi globali, ma non a quelli della memoria verbale.


È importante sottolineare che questa associazione era più forte per le partecipanti che vivevano in quartieri a SES basso e altamente popolati, suggerendo che gli sforzi per aumentare la vegetazione nelle aree svantaggiate potrebbe aiutare a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche tra queste popolazioni.


"La nostra scoperta per le partecipanti che vivono in quartieri con uno stato socioeconomico inferiore è coerente con la teoria degli ambienti equigenici, che suggerisce che il verde potrebbe essere importante per ridurre le disuguaglianze socioeconomiche della sanità", afferma la Pescador Jimenez.


Lo studio ha anche esplorato il ruolo della salute mentale nella relazione tra esposizione al verde in mezza età e la cognizione. Mentre ricerche precedenti avevano suggerito che un'esposizione limitata al verde nella mezza età può ridurre il funzionamento cognitivo attraverso la depressione, i nuovi dati estendono questa connessione suggerendo che il verde potrebbe essere associato al declino cognitivo nel tempo attraverso la salute mentale.


"I risultati sottolineano l'importanza di dare la priorità alla conservazione e alla creazione di spazi verdi, in particolare nei quartieri a SES basso, come mezzo per promuovere la salute cognitiva più avanti nella vita", afferma la Pescador Jimenez.

 

 

 


Fonte: Jillian McKoy in Boston University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: M Pescador Jimenez, [+4], PJames. Midlife Residential Greenness and Late-Life Cognitive Decline among Nurses’ Health Study Participants. Envir Health Persp, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.