Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Professioni cognitivamente stimolanti possono proteggere dalla demenza in tarda età

Un nuovo studio eseguito alla Columbia University di New York e al Norwegian Institute of Public Health, pubblicato su Neurology, ha rilevato che le persone con una storia di professioni cognitivamente stimolanti dai 30 ai 70 anni avevano un rischio inferiore di lieve compromissione cognitiva (MCI) e di demenza dopo i 70 anni.


I risultati evidenziano l'importanza della stimolazione cognitiva in mezza età per mantenere la funzione cognitiva in vecchiaia. Questo è il primo studio a confermare in pieno questa associazione con valutazioni oggettive piuttosto che soggettive.


“Il nostro studio evidenzia l'importanza dei lavori mentalmente sfidanti per mantenere il funzionamento cognitivo in tarda età", ha affermato Vegard Skirbekk PhD, professore del Dipartimento di Sanità Pubblica e Famigliare e del Columbia Aging Center, che ha avviato il progetto.

Secondo la prima autrice Trine Holt Edwin, dell'ospedale universitario di Oslo, "questo studio mostra l'importanza dell'istruzione e di una vita lavorativa cognitivamente stimolante per la salute cognitiva in età avanzata".


I ricercatori hanno raccolto dati dal registro amministrativo norvegese e li hanno accoppiati con gli attributi professionali di oltre 300 posti di lavoro dal database17 dell'Occupational Information Network (O*NET) dell'US Department of Labor, Employment & Training Administration. Come valore delle esigenze cognitive professionali è stato calcolato l'«indice di intensità delle attività di routine» (RTI, routine task intensity) sulla base di misure O*NET. Un indice RTI più basso indica occupazioni cognitivamente più esigenti. Questa ricerca si è basata su risultati precedenti che mostrano le traiettorie dell'attività fisica professionale.


La modellizzazione della traiettoria di gruppo ha identificato quattro gruppi distinti di esigenze cognitive professionali in base al grado di compiti di routine nelle professioni dei partecipanti dai 30 ai 70 anni. I ricercatori hanno analizzato il legame tra questi gruppi di traiettorie e MCI / demenza diagnosticati clinicamente nei partecipanti allo studio HUNT4 70+ (2017-19). In più, i ricercatori hanno tenuto in considerazione importanti fattori di rischio della demenza come età, genere, livello di istruzione, reddito, salute generale e abitudini di vita presi dalle valutazioni effettuate nel 1984-86 e 1995-97.


Nell'ambito dei raggruppamenti di età i ricercatori hanno esaminato professioni come insegnante di scuola elementare, venditore, infermiere e caregiver, pulitore uffici, ingegnere civile e meccanico, tra gli altri. Dopo l'aggiustamento per età, sesso e istruzione, il gruppo con esigenze cognitive professionali basse (gruppo con RTI alto) aveva un rischio di demenza più elevato del 37% rispetto al gruppo con esigenze cognitive professionali elevate.


"L'istruzione ha confuso gran parte, ma non tutta, l'associazione tra esigenze cognitive professionali e MCI / demenza, suggerendo che sia l'istruzione che la complessità del lavoro sono importanti per il rischio di MCI e demenza", afferma la Edwin.


I risultati fanno avanzare il campo in diversi modi, secondo gli autori.


"Primo, le esigenze cognitive professionali sono state spesso calcolate con valutazioni retrospettive e soggettive. Inoltre, il nostro uso dei dati del registro sulle storie professionali rafforza le prove esistenti", ha affermato Yaakov Stern PhD, del Dipartimento di Neurologia del Medical Center della Columbia University e capo investigatore del progetto della Columbia.


"Nel complesso, il nostro studio dimostra che esigenze cognitive professionali elevate sono correlate a minori rischi di MCI e demenza in tarda età", ha osservato Skirbekk, indicando che sia l'educazione che le esigenze cognitive professionali hanno un ruolo cruciale nel ridurre il rischio di compromissione cognitiva in età avanzata. "Tuttavia, auspichiamo ulteriori ricerche per convalidare questi risultati e individuare le specifiche richieste cognitive professionali che sono più vantaggiose per mantenere la salute cognitiva in vecchiaia".


È importante notare che questo studio identifica delle associazioni piuttosto che la causalità diretta della demenza. Inoltre, lo studio non ha distinto tra diversi requisiti cognitivi all'interno della stessa categoria professionale, né ha preso in considerazione l'evoluzione delle responsabilità lavorative nel corso degli anni.

 

 

 


Fonte: Columbia University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: TH Edwin, [+14], BH Strand. Trajectories of Occupational Cognitive Demands and Risk of Mild Cognitive Impairment and Dementia in Later Life. The HUNT4 70+ Study. Neurology, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 



Notizie da non perdere

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.