Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperti collegamenti diretti tra il cervello e l'ambiente che lo circonda

La scoperta ha implicazioni per le risposte del sistema immunitario neurale e l'invecchiamento.

In uno studio recente sul sistema di drenaggio dei rifiuti del cervello, ricercatori della Washington University di St. Louis, in collaborazione con colleghi del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), hanno scoperto una connessione diretta tra il cervello e la sua robusta copertura protettiva, la dura mater.

Questi collegamenti possono consentire al liquido di scarto di lasciare il cervello, ma espongono anche il cervello alle cellule immunitarie e altri segnali provenienti dalla dura. Ciò contrasta con le conoscenze precedenti che suggeriscono che il cervello è tagliato fuori da ciò che lo circonda da una serie di barriere protettive, proteggendolo da sostanze chimiche pericolose e tossine in agguato nell'ambiente.

"Il fluido dei rifiuti si sposta dal cervello al corpo in modo molto simile al modo in cui le acque reflue lasciano la nostra casa", ha dichiarato Daniel S. Reich MD/PhD del NINDS. "In questo studio, ci siamo chiesti cosa succede una volta che i 'tubi di drenaggio' lasciano la 'casa' - in questo caso, il cervello - e si collegano al sistema fognario della città all'interno del corpo".

Il laboratorio di Jonathan Kipnis PhD, professore della Washington University di St. Louis, che ha collaborato con il gruppo di Reich, ha usato la risonanza magnetica ad alta risoluzione (MRI) per osservare la connessione tra il cervello e i sistemi linfatici del corpo nell'uomo. Allo stesso tempo usava in modo indipendente cellule vive e altre tecniche microscopiche di scansione cerebrale per studiare questi sistemi nei topi.

I ricercatori hanno scansionato con la MRI il cervello di un gruppo di volontari sani che avevano ricevuto iniezioni di gadobutrol, una tintura magnetica usata per visualizzare le rotture della barriera emato-encefalica o altri tipi di danni ai vasi sanguigni. Sappiamo che la barriera aracnoide è attraversata da grandi vene che portano il sangue lontano dal cervello, e queste sono state chiaramente osservate sulle scansioni MRI.

Man mano che la scansione procedeva, un anello di colorante appariva attorno a quelle grandi vene, diffondendosi lentamente nel tempo, e suggerendo che il fluido poteva farsi strada nello spazio attorno a quelle grandi vene nel punto dove attraversano la barriera aracnoide, nel percorso verso la dura.

Il laboratorio di Kipnis stava facendo osservazioni simili nei topi. Il suo gruppo ha iniettato molecole a emissione di luce nei topi. Come con gli esperimenti della MRI, si è visto che il fluido contenente queste molecole a emissione di luce scivolava attraverso la barriera aracnoidea dove passavano i vasi sanguigni.

Insieme, i due laboratori hanno trovato un 'bracciale' di cellule che circonda i vasi sanguigni mentre attraversano lo spazio aracnoideo. Queste aree, che hanno chiamato punti di 'uscita del bracciale aracnoideo' (ACE, arachnoid cuff exit), sembrano fungere da aree in cui fluidi, molecole e persino alcune cellule possono passare dal cervello alla dura e viceversa, senza permettere la miscelazione completa dei due fluidi.

In alcuni disturbi come nell'Alzheimer, la pulizia compromessa dei rifiuti può provocare l'accumulo di proteine che causano la malattia. Continuando l'analogia della fognatura, Kipnis ha spiegato la possibile connessione ai punti ACE:

"Se il lavandino è intasato, puoi rimuovere l'acqua dal lavandino o riparare il rubinetto, ma alla fine è necessario riparare lo scarico", ha detto. “Nel cervello, le ostruzioni nei punti ACE possono impedire che i rifiuti se ne vadano. Se riuscissimo a trovare un modo per pulire queste ostruzioni, potremmo proteggere il cervello".

Un'implicazione dei punti ACE è che sono aree in cui il sistema immunitario può essere esposto e reagire ai cambiamenti che si verificano nel cervello. Quando i topi nel laboratorio del dott. Kipnis sono stati indotti ad avere un disturbo per cui il sistema immunitario attacca la mielina del cervello e del midollo spinale, si potevano osservare cellule immunitarie attorno ai punti ACE e persino tra la parete dei vasi sanguigni e le cellule del bracciale; ciò ha portato nel tempo a una rottura del punto ACE stesso.

Quando è stata bloccata la capacità delle cellule immunitarie di interagire direttamente con i punti ACE, la gravità dell'infezione si è ridotta.

"Il sistema immunitario usa molecole per comunicare, che attraversano il cervello nella dura mater", ha detto Kipnis. "Questo passaggio deve essere strettamente regolato, altrimenti possono verificarsi effetti dannosi sulla funzione cerebrale".

Reich e il suo team hanno osservato anche un'interessante connessione tra l'età dei partecipanti e la perdita dei punti ACE: nei partecipanti più anziani, fuoriusciva più colorante nel fluido circostante e nello spazio attorno ai vasi sanguigni.

"Ciò potrebbe indicare una lenta rottura dei punti ACE nel corso dell'invecchiamento", ha detto Reich, "e questo potrebbe essere consequenziale in quanto il cervello e il sistema immunitario possono ora interagire in modi che non dovrebbero".

La connessione con l'invecchiamento e la rottura di una barriera che separa il cervello dal sistema immunitario, corrispondono a ciò che è stato osservato nei topi invecchiati e nei disturbi autoimmuni come la sclerosi multipla.

Questo nuovo legame tra il cervello e il sistema immunitario potrebbe anche aiutare a spiegare perché il nostro rischio di sviluppare malattie neurodegenerative aumenta man mano che invecchiamo, ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questa connessione.

 

 

 


Fonte: NIH/National Institute of Neurological Disorders and Stroke (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: LCD Smyth, [+20], J Kipnis. Identification of direct connections between the dura and the brain. Nature, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.