Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Difficoltà a prendere sonno? Potrebbe influire sul tuo rischio di demenza

Un nuovo studio collega la difficoltà a mantenere il sonno a una riduzione del rischio di demenza, ma associa l'insonnia a prendere sonno inizialmente, e l'uso di sonniferi, a rischi più alti.

Allungando il crescente corpo di prove sui disturbi del sonno e sul deterioramento cognitivo, una nuova ricerca ha trovato legami significativi tra 3 misure di disturbo del sonno e il rischio di sviluppare la demenza in un periodo di 10 anni.


I risultati, riportati sull'American Journal of Preventive Medicine, associano la difficoltà ad addormentarsi (entro 30 minuti) e l'uso di sonniferi con un rischio maggiore di sviluppare la demenza. Gli investigatori hanno anche scoperto che le persone che hanno riferito di avere difficoltà a riprendere sonno (dopo essersi svegliati di notte) avevano meno probabilità di sviluppare la demenza nel corso dello studio.


"Ci aspettavamo che la difficoltà ad addormentarsi e i sonniferi aumentassero il rischio di demenza, ma siamo rimasti sorpresi di trovare che la difficoltà a riprendere sonno riduce tale rischio"
, ha spiegato il primo autore Roger Wong PhD/MPH/MSW, assistente professore del dipartimento di sanità pubblica e medicina preventiva della SUNY Upstate Medical University di Syracuse/NY/USA. “La motivazione alla base di questa ricerca era personale. Mio padre ha disturbi cronici del sonno da quando è iniziata la pandemia Covid-19, ed ero preoccupato di come ciò avrebbe influenzato la sua cognizione in futuro. Dopo aver letto la letteratura esistente, sono stato sorpreso di vedere risultati contrastanti sulla relazione sonno-demenza, quindi ho deciso di indagare su questo argomento".


Questa ricerca è innovativa perché è la prima a esaminare quanto i valori di disturbo del sonno a lungo termine sono associati al rischio di demenza su un campione di anziani rappresentativo dell'intera nazione. Ricerche precedenti avevano associato il comportamento del sonno REM, la privazione del sonno (meno di 5 ore di sonno) e l'uso di benzodiazepine ad azione breve con il declino cognitivo. I nuovi risultati sulla difficoltà a riprendere sonno confermano altri studi recenti che avevano usato campioni più piccoli e separati di dati.


Questo studio ha usato 10 ondate annuali (2011-2020) di dati prospettici del National Health and Aging Trends Study (NHATS), uno studio longitudinale che esamina un campione nazionale di beneficiari Medicare over-65 degli Stati Uniti. Questo studio includeva solo persone senza demenza al basale nel 2011. Per la demenza non esiste una cura e i recenti approcci farmaceutici per il suo trattamento hanno avuto un successo limitato, indicando invece l'importanza di approcci preventivi.


"Concentrandosi sulle variazioni dei disturbi del sonno, i nostri risultati possono aiutare a informare i cambiamenti dello stile di vita che possono ridurre il rischio di demenza"
, ha spiegato l'autrice senior Margaret Anne Lovier MPH, della stessa istituzione.


Anche se non è ancora chiaro il meccanismo della riduzione del rischio di demenza in coloro che hanno difficoltà a riprendere sonno, gli investigatori teorizzano che un maggiore impegno nelle attività che preservano o aumentano la riserva cognitiva può ridurre il rischio di demenza.


Prove recenti indicano che c'è una maggiore prevalenza di disturbi del sonno tra gli anziani rispetto alle altre fasce di età. Ciò potrebbe essere attribuito a vari fattori, come l'ansia per la pandemia Covid-19 o a notti più calde per il cambiamento climatico. Il dott. Wong ha aggiunto:

“Gli anziani perdono il sonno per un'ampia varietà di preoccupazioni. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio le cause e le manifestazioni, e per limitare le conseguenze a lungo termine. I nostri risultati evidenziano l'importanza di considerare la storia dei disturbi del sonno nel valutare il profilo di rischio di demenza per gli anziani.

"Sono necessarie altre ricerche per esaminare altre misure di disturbo del sonno con un campione longitudinale nazionale, per chiarire se questi risultati demenza-sonno siano veri per sottotipi specifici di demenza e come alcune caratteristiche socio-demografiche possano interagire con i disturbi del sonno per influenzare il rischio di demenza".

 

 

 


Fonte: Elsevier (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: R Wong, MA Lovier. Sleep Disturbances and Dementia Risk in Older Adults: Findings From 10 Years of National U.S. Prospective Data. American Journal of Preventive Medicine, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.