Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricordi a lungo termine: questione di ordine, non solo di ripetizione

Aplysia californicaGli scienziati della New York University hanno studiato l'Aplysia Californica, la lumaca di mare della California, per far luce sulla natura dei ricordi a lungo termine. Foto: Natalie Ruffing/Getty Images

I ricordi a lungo termine si basano sia sulla ripetizione degli eventi sia su un intricato processo di apprendimento neurologico per far durare questi ricordi. Queste le scoperte del nuovo studio di un team di neuroscienziati che ci fanno capire più in dettaglio come si formano questi tipi di ricordi, e ci informano su ciò che può interrompere la loro creazione.


Nikolay Kukushkin della New York University, il primo autore dello studio, apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), spiega:

"La ripetizione è un innesco ben documentato della formazione della memoria: più volte si ripete qualcosa, meglio si ricorda. Tuttavia, il macchinario del cervello è più complicato di così.

"La nostra ricerca mostra che gli effetti dei singoli eventi ripetuti interagiscono in modo più sfumato e hanno ruoli distinti nella formazione dei ricordi a lungo termine: i neuroni possono percepire non solo la ripetizione, ma anche l'ordine di esperienze ripetute e possono usare tali informazioni per discriminare diversi schemi di questi eventi nella costruzione dei ricordi".

"Ad esempio, i neuroni possono vedere la differenza tra due eventi in ordine crescente di intensità e quegli stessi due eventi nell'ordine opposto, formando un ricordo solo se l'intensità aumenta nel tempo".


I ricercatori, che includevano anche Thomas Carew, professore del Center for Neural Science della NYU e Tasnim Tabassum, ricercatore della NYU, hanno cercato di capire meglio cosa si nasconde dietro un processo neurologico ben documentato, nello specifico che eventi ripetuti inducono memoria a lungo termine laddove i singoli eventi non riescono a farlo. Ciò che non era chiaro è come gli eventi ripetuti interagiscono tra loro per formare una memoria.


Per rispondere a questa domanda, gli scienziati hanno studiato l'Aplysia Californica, la lumaca di mare della California. L'Aplysia è un organismo modello per questo tipo di ricerca, perché i suoi semplici ricordi sono ben compresi a livello molecolare e cellulare. I neuroni che li controllano possono essere isolati e studiati in una piastra di Petri, come hanno fatto gli autori di questo studio, riproducendo tutti i componenti essenziali della formazione della memoria.


I ricercatori hanno 'addestrato' questi neuroni applicando ripetuti impulsi chimici che replicavano le risposte dell'Aplysia agli stimoli, come le lievi scosse elettriche usate di solito negli esperimenti. Hanno quindi monitorato il rafforzamento a lungo termine delle connessioni tra i neuroni, imitando così e poi osservando la formazione di una memoria a lungo termine.


"L'apprendimento a due processi è una tecnica con cui l'Aplysia, o addirittura il singolo neurone di Aplysia, può formare una memoria a lungo termine dopo due esperienze", spiega Kukushkin, ricercatore del Center for Neural Science e assistente professore clinico di Liberal Studies alla NYU. "I tentativi singoli non hanno alcun effetto, ma due tentativi, se sono adeguatamente distanziati nel tempo, lo hanno".


Nell'ambito di questi esperimenti, i ricercatori hanno esaminato specificamente l'attività risultante della proteina ERK, che è necessaria per la memoria. In precedenza, gli scienziati avevano pensato che l'attivazione dell'ERK dovesse accumularsi durante il processo di apprendimento. Ma nello studio su PNAS, i ricercatori hanno trovato una dinamica più complicata: un 'tiro alla fune' tra molecole che attivano ERK (e quindi favoriscono la memoria) e quelle che la disattivano (e quindi si oppongono alla memoria).


Dopo un singolo tentativo, notano, il lato disattivante del 'tiro alla fune' prevaleva e l'attività dell'ERK si arrestava, impedendo la formazione della memoria. Al contrario, un secondo tentativo  preveniva la diminuzione dell'attività ERK, consentendo così ai ricordi di formarsi.


Gli scienziati hanno usato diverse variazioni della procedura di addestramento, alterazioni che hanno influenzato in modo differenziato la memoria a seconda del modello di stimolazione. Hanno modificato l'«intensità» degli singoli eventi di allenamento, variando la concentrazione di sostanze chimiche usate per imitare le scosse elettriche. Quando l'allenamento a due fasi includeva eventi di diversa intensità, solo il modello di allenamento 'debole' produceva memoria a lungo termine, mentre la sequenza inversa 'forte-debole' non riusciva a farlo.


In altre parole, la stessa combinazione di tentativi ha avuto un effetto solo se aumentava di intensità, ma non se la diminuiva nel tempo. Gli scienziati suggeriscono che ciò potrebbe rappresentare un adattamento evolutivo per dare la priorità alla memoria di stimoli crescenti, poiché gli eventi che aumentano di intensità hanno più potere predittivo di quelli che diminuiscono di intensità.


"La formazione di memoria a lungo termine, quindi, dipende da quale dei due lati del tiro alla fune in competizione dell'ERK vince nel tempo"
, spiega Kukushkin. “Ma forse ancora più significativo è che il lavoro dimostra che gli effetti di eventi ripetuti non si accumulano semplicemente. In effetti, hanno ruoli distinti, come per iniziare e confermare l'impegno delle informazioni sulla memoria a lungo termine. I neuroni possono percepire non solo la ripetizione, ma l'ordine degli stimoli, e usano tali informazioni per discriminare tra diversi modelli di esperienza".

 

 

 


Fonte: New York University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: NV Kukushkin, T Tabassum, TJ Carew. Precise timing of ERK phosphorylation/dephosphorylation determines the outcome of trial repetition during long-term memory formation. PNAS, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.