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Anziani con problemi di memoria prendono diversi farmaci, ma vorrebbero ridurli

Circa il 58% degli anziani con demenza probabile o possibile hanno una salute altrimenti buona o eccellente, ma più della metà di loro ha l'esigenza di 6 o più farmaci regolari, un'abitudine che può, al meglio, pesare sui costi di assicurazione e sui bilanci, e nel peggiore dei casi causare interazioni avverse tra farmaci, ed esiti scadenti, e persino esacerbare i sintomi cognitivi.


Ma lungi dal rifiutare la riduzione dei farmaci, che sono sia prescritti che da banco come pure integratori, secondo un nuovo studio guidato dalla University of California di San Francisco, l'87% di loro ha risposto che sarebbe disposto a smettere con almeno uno "se il loro dottore dicesse che è possibile".


Nello studio i ricercatori hanno tracciato un campione nazionale di 422 anziani, che rappresentano 1,8 milioni di beneficiari Medicare, reclutati dal National Health and Aging Trends Study (NHATS). Circa tre quarti erano over-75, il 44% aveva la demenza possibile e il 56% aveva demenza probabile, secondo i dati pubblicati il 10 marzo nel Journal of American Geriatrics Society.


La demenza probabile e possibile è stata determinata dai criteri NHATS, che includevano test cognitivi, rapporti del partecipante o del suo delegato (di solito un familiare) che un medico aveva dichiarato che aveva la demenza, o dalle risposte relative alla memoria, all'orientamento, al giudizio e alla funzione coerenti con la demenza date dai delegati, che rappresentavano il 26% dei partecipanti.

 

Diversi farmaci possono contribuire all'uso improprio

Oltre alle interazioni e agli esiti avversi, anche la politerapia "contribuisce alle sfide con la coerenza, poiché regimi di farmaci più complicati richiedono più tempo e attenzione, e aumentano il potenziale di errori e uso improprio involontario", ha detto il primo autore Matthew Growdon MD, ricercatore di invecchiamento nella divisione di geriatria dell'UCSF e nel Centro Medico VA di San Francisco.


"Molti farmaci possono essere particolarmente dannosi per gli anziani con deterioramento cognitivo, come le benzodiazepine, usate per trattare l'ansia, e l'ossibutinina, usata per trattare l'incontinenza urinaria. Questi farmaci hanno effetti di sedazione che aumentano il rischio di delirio e possono peggiorare la demenza", ha detto.


Mentre l'87% dei partecipanti ha dichiarato di essere disposto a bloccare almeno uno dei farmaci, questo numero è aumentato al 92% di coloro che stavano prendendo 6 o più farmaci. Inoltre, il 29% in questo gruppo ha concordato "che almeno un farmaco non era più necessario". Questo si confronta con il 13% dei partecipanti che prendeva meno di 6 pillole. Growdon attribuisce questa scoperta alla "cultura biomedica di prescrizioni", nonché alla "deferenza da parte di pazienti e medici al medico che aveva effettuato la prescrizione".


Uno studio dello scorso anno, guidato da Growdon e Michael Steinman MD, coautore senior della ricerca attuale, aveva scoperto che il numero medio di farmaci tra gli anziani con demenza era di 8 rispetto ai 3 degli anziani senza demenza. Questa disparità può riflettere "meno coordinamento delle cure, con più medici che si prendono cura dello stesso paziente, portando all'accumulo di più farmaci", ha detto Steinman, anch'egli della divisione di geriatria dell'UCSF e del Centro Medico VA di San Francisco.

 

Il deterioramento cognitivo può portare a più medicine

"Inoltre, il trattamento della disabilità cognitiva stessa e le sue complicazioni possono portare ad un uso maggiore di farmaci. Ciò può includere farmaci per aiutare la memoria e l'umore e farmaci per i sintomi che possono avere sempre di più le persone con deterioramento cognitivo, come l'incontinenza urinaria", ha detto.


Gli autori hanno notato che altri farmaci comunemente prescritti includono la vitamina D e il calcio e i farmaci per l'ipertensione, il diabete, la stitichezza e l'artrite.


"Il nostro obiettivo come geriatri è prescrivere farmaci per aiutare le persone anziane a raggiungere i loro obiettivi di salute e di funzionamento, specialmente quelli con demenza"
, ha dichiarato il coautore senior Kenneth Banockvar MD, del Mount Sinai e del James J. Peters VA Medical Center del Bronx. "Dobbiamo evitare o smettere di prendere farmaci che non favoriscono quegli obiettivi. È qui che entra la de-prescrizione".


E Growdon riassume:

"La de-prescrizione riguarda l'ottimizzazione medica, piuttosto che togliere farmaci. Dovremmo sforzarci di garantire che i benefici superino i rischi, che le prescrizioni siano in linea con gli obiettivi di cura e che si stiano tenendo in considerazione dei fattori degli anziani, come la fragilità, la multimorbidità, la disabilità cognitiva e lo stato funzionale. Una cosa che può aggiungere questo studio, si spera, è che la resistenza di paziente/famiglia alla de-prescrizione non sia vista come una barriera".

 

 

 


Fonte: Suzanne Leigh in University of California San Francisco (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Matthew Growdon, E Espejo, B Jing, WJ Boscardin, AR Zullo, K Yaffe, KS Boockvar, Michael A. Steinman. Attitudes toward deprescribing among older adults with dementia in the United States. J Am Geriatr Soc, 10 Mar 2022, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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