Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Solitudine associata ad un aumento del rischio di demenza negli anziani

Poiché l'isolamento sociale è aumentato negli Stati Uniti, un nuovo studio mostra un legame evidente tra solitudine e rischio di demenza, molto impressionante perché riguarda il gruppo di individui che rappresenta una grande parte della popolazione.


Nello studio, pubblicato il 7 febbraio in Neurology, i ricercatori hanno riscontrato un aumento triplo del rischio di demenza futura tra le persone isolate con meno di 80 anni, che altrimenti avrebbero un rischio relativamente basso in base all'età e ai fattori di rischio genetico.


Lo studio ha anche scoperto che la solitudine era associata a una funzione esecutiva più carente (elaborazione cognitiva che comprende processo decisionale, pianificazione, flessibilità mentale e controllo dell'attenzione) e cambiamenti nel cervello indicatori di vulnerabilità al morbo di Alzheimer (MA) e alle demenze correlate (DCMA).


Il primo autore Joel Salinas MD/MBA/MSC, assistente professore di neurologia alla NYU e al Centro di Neurologia Cognitiva, afferma:

"Questo studio sottolinea l'importanza della solitudine e dei problemi del legame sociale nell'affrontare il nostro rischio di sviluppare la demenza mentre invecchiamo.

"Riconoscere i segni della solitudine in te stesso e in altri, costruire e mantenere relazioni di supporto, fornire il sostegno così necessario alle persone della nostra vita che si sentono sole, sono cose importanti per tutti. Ma sono particolarmente importanti mentre invecchiamo, per aumentare le possibilità di ritardare, o forse anche di prevenire, il declino cognitivo".


Dall'inizio della pandemia da coronavirus, i sentimenti di solitudine hanno colpito circa 46 milioni di americani, e sentimenti più frequenti di isolamento sono stati trovati negli over-60.


Ancora il dott. Salinas:

"Questo studio ci ricorda che, se vogliamo dare la priorità alla salute del cervello, non possiamo ignorare il ruolo dei fattori psicosociali, come la solitudine, e degli ambienti sociali dove viviamo giorno per giorno. A volte, il modo migliore per prendersi cura di noi stessi e delle persone che amiamo è semplicemente contattarle regolarmente e passare da loro per riconoscerle e farsi riconoscere".

"Possiamo condividere tempo ed esperienze quando ci sentiamo soli, realizzare con gli altri quanto la solitudine è comune e accettare che dare e chiedere supporto può essere difficile. Fortunatamente, la solitudine può essere curata. E anche se potremmo aver bisogno di essere vulnerabili e creativi nel trovare nuovi modi per connetterci, è probabile che anche il gesto più piccolo possa essere importante".

 

Come è stato condotto lo studio

Usando i dati retrospettivi dello Studio Framingham basato sulla popolazione, i ricercatori hanno esaminato 2.308 partecipanti che al basale erano privi di demenza e con un'età media di 73 anni. All'inizio sono stati effettuati esami neuropsicologici e scansioni cerebrali a risonanza magnetica, e ai partecipanti è stato chiesto la frequenza con cui si sentivano soli, e con cui percepivano altri sintomi depressivi, come sonno irrequieto o scarso appetito.


Ai partecipanti è stata anche controllata la presenza di un fattore di rischio genetico del MA: l'allele ε4 del gene ApoE (ApoE4). Nel complesso, 144 dei 2.308 partecipanti hanno riferito di essersi sentiti soli per tre o più giorni della settimana precedente. Nel decennio di controllo della demenza con metodi clinici rigorosi da parte dello studio, 329 dei 2.308 partecipanti hanno ricevuto la diagnosi della malattia. Tra i 144 partecipanti isolati, 31 hanno sviluppato la demenza.


Anche se non c'era un'associazione significativa tra la solitudine e la demenza nei partecipanti over-80, quelli più giovani, di età compresa tra i 60 e i 79 anni, che erano soli, avevano più del doppio delle probabilità di sviluppare la demenza. La solitudine è stata associata a un rischio triplo per i partecipanti più giovani non portatori dell'ApoE4.


I ricercatori hanno concluso che la triplicazione del rischio è probabilmente legata alle associazioni tra la solitudine e i primi marcatori cognitivi e neuroanatomici di vulnerabilità alle DCMA, aumentando le potenziali implicazioni sanitarie nella popolazione per le tendenze osservate nella solitudine.


Scoperte ulteriori hanno mostrato che la solitudine era legata a una funzione esecutiva più carente, a un volume cerebrale totale inferiore e a più lesioni della sostanza bianca, tutti indicatori di vulnerabilità al declino cognitivo.

 

 

 


Fonte: New York University via EurekAlert! (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Joel Salinas, Alexa Beiser, Jasmeet Samra, Adrienne O'Donnell, Charles DeCarli, Mitzi Gonzales, Hugo Aparicio, Sudha Seshadri. Association of Loneliness With 10-Year Dementia Risk and Early Markers of Vulnerability for Neurocognitive Decline. Neurology, 7 Feb 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)