Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ripristinare il sonno normale riduce l'accumulo di amiloide nei topi modello di Alzheimer

Thalamus hypothalamus pituitary gland by OpenStax CollegeTalamo, ipotalamo e ghiandola pituitaria (Foto: OpenStax College)

Studi multipli negli esseri umani e nei topi modello indicano che le interruzioni del sonno alzano il rischio di morbo di Alzheimer (MA) aumentando l'accumulo nel cervello di proteine ​​rilevanti per la malattia, come l'amiloide-beta (Aβ).


Nell'attuale studio, un gruppo guidato dai ricercatori del Baylor College of Medicine ha scoperto che, in un modello animale del MA, il ripristino del sonno normale, facendo tornare alla normalità l'attività del nucleo reticolare talamico (TRN), una regione del cervello coinvolta nel mantenere stabile il sonno, ha ridotto l'accumulo di placche di Aβ nel cervello.


Pubblicato su Science Translational Medicine, lo studio suggerisce che il TRN non solo può avere un ruolo guida finora insospettato dei sintomi associati al MA, ma anche che il ripristino della sua attività normale potrebbe essere un potenziale approccio terapeutico per questa condizione grave.

 

Il TRN è tranquillo nel MA

"Il nostro interesse a studiare il TRN nel contesto del MA è iniziato quando abbiamo osservato in un modello animale che l'attività del TRN è generalmente ridotta rispetto all'attività TRN degli animali senza la condizione", ha detto l'autrice senior dott.ssa Jeannie Chin, professoressa associata di neuroscienze al Baylor.


Quando dormiamo, il TRN è in generale più attivo di quando siamo svegli, spiega la Chin. Questa maggiore attività del TRN riduce la percezione delle informazioni sensoriali periferiche. Di conseguenza, quando dormiamo, in genere non siamo consapevoli di suoni, luci e altre sensazioni, il che ci aiuta a dormire bene.


"Osservando che il TRN nel nostro modello animale era meno attivo che negli animali senza la condizione, abbiamo studiato la possibilità che un TRN tranquillo possa essere una ragione delle interruzioni del sonno che sono comuni nelle persone con MA"
, ha detto il primo autore dott. Rohan Jagirdar, istruttore del Chin Lab.


I ricercatori hanno iniziato determinando se i topi con MA si svegliavano più spesso dei topi senza la malattia durante le normali ore di sonno. Usando un sistema senza fili per registrare l'attività cerebrale degli animali, i ricercatori hanno scoperto che, in effetti, i topi con MA si svegliavano il 50% in più rispetto ai topi non-MA. Inoltre, i topi con MA dormivano meno della quantità normale di sonno a onde lente, il sonno riparatore profondo durante il quale vengono eliminati dal cervello i prodotti di scarto e i metaboliti. Ciò è stato osservato nelle prime fasi della progressione della malattia, prima che gli animali sviluppassero deficit di memoria.


"Questa scoperta è rilevante per la condizione umana, poiché la ricerca ha dimostrato che la frammentazione del sonno e altri disturbi del sonno nelle persone cognitivamente normali sono associate a un aumento del rischio di MA", ha detto la Chin. "Quando i topi MA sono invecchiati, raggiungendo da 3 a 5 mesi, il loro sonno ha continuato a essere interrotto e hanno anche presentato deficit di memoria".

 

TRN silenzioso collegato al carico di placca Aβ

Nell'animale modello di MA, i livelli misurabili di Aβ hanno iniziato ad apparire nel cervello quando i topi hanno raggiunto circa un mese di età ed è cominciato il deposito di placche a circa 6 mesi.


"Abbiamo valutato se la frammentazione del sonno e la riduzione dell'onda lenta del sonno che abbiamo osservato nel nostro topo modello di MA potrebbero essere associate all'accumulo di Aβ nelle fasi successive, esaminando i topi a 6-7 mesi di età"
, ha detto Jagirdar. "Abbiamo scoperto che l'entità della frammentazione del sonno era direttamente correlata al carico di placca nel cervello dei topi MA di 6 mesi".


Presi insieme, questi risultati mostrano che i topi con MA presentano interruzioni nel sonno che potrebbero influenzare l'accumulo di proteine ​​coinvolte nella progressione della malattia.


In più la Chin, Jagirdar e i loro colleghi hanno analizzato i tessuti postmortem di pazienti che avevano il MA, un lieve deterioramento cognitivo o nessuna di queste condizioni. Hanno scoperto che, come avevano trovato nel topo modello, i neuroni nel TRN dei pazienti di MA avevano segni di essere stati meno attivi se confrontati con i controlli. Inoltre, il cervello dei pazienti MA con il TRN meno attivo aveva una deposizione più alta di placca Aβ. Queste scoperte supportano la possibilità di una relazione tra la riduzione dell'attività del TRN e l'aumento dell'accumulo di proteine causative nel MA.

 

Riattivare il TRN potrebbe migliorare la condizione?

Attraverso un sistema chemogenetico, una tecnologia che consente di attivare chimicamente cellule specifiche, il team ha attivato i neuroni TRN nel modello animale. Dopo un singolo giro di attivazione chemogenetica del TRN, i topi con MA si sono svegliati meno spesso e hanno trascorso più tempo nel sonno a onda lenta, segni di miglioramento dell'attività del sonno.


"È stato entusiasmante vedere che, dopo aver ricevuto quotidianamente l'attivazione chemogenetica del TRN per un mese, i topi MA hanno mostrato attivazione sostenuta dei neuroni TRN, miglioramenti coerenti nel sonno e, importante, riduzione dell'accumulo di Aβ", ha detto la Chin.


I ricercatori sottolineano che, sebbene questo approccio sembra migliorare l'interruzione del sonno e una deposizione di Aβ in questo topo modello di MA, non tutti i disturbi del sonno coinvolgono il TRN.


"I disturbi del sonno sono associati a un certo numero di disturbi e sorgono da diverse cause", ha spiegato Jagirdar. "Puntare il TRN potrebbe non essere efficace se il disturbo del sonno è dovuto a cause non correlate, come l'apnea ostruttiva del sonno o la sindrome delle gambe irrequiete".


"I nostri risultati dicono che l'attivazione selettiva del TRN è un intervento terapeutico promettente per migliorare i disturbi del sonno e rallentare l'accumulo di Aβ nel MA", ha detto la Chin.

 

 

 


Fonte: Graciela Gutierrez in Baylor College of Medicine (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rohan Jagirdar, Chia-Hsuan Fu, Jin Park, Brian Corbett, Frederik Seibt, Michael Beierlein, Jeannie Chin. Restoring activity in the thalamic reticular nucleus improves sleep architecture and reduces Aβ accumulation in mice. Science Translational Medicine, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)