Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I 60enni socialmente attivi hanno un rischio più basso di demenza

Essere più attivi socialmente da 50 a 70 anni prevede un rischio inferiore di sviluppare la demenza in seguito, secondo un nuovo studio condotto alla University College London (UCL).


Lo studio longitudinale, pubblicato su PLOS Medicine, riporta le evidenze più solide emerse fino ad oggi che i contatti sociali un po' prima nella vita potrebbero svolgere un ruolo importante per evitare la demenza in vecchiaia.


Il primo autore dello studio, il dott. Andrew Sommerlad (Psichiatria UCL), ha affermato:

"La demenza è una grande sfida globale per la salute, con un milione di persone che dovrebbero avere la demenza nel Regno Unito entro il 2021. Ma sappiamo anche che un caso su tre è potenzialmente prevenibile.

"Qui abbiamo scoperto che il contatto sociale, nell'età di mezzo e in quella avanzata, sembra ridurre il rischio di demenza. Questa scoperta potrebbe alimentare le strategie per ridurre il rischio di tutti di sviluppare la demenza, aggiungendo un'altra ragione per promuovere comunità connesse e trovare i modi per ridurre l'isolamento e la solitudine".


Il team di ricerca ha usato i dati dello studio Whitehall II, che segue 10.228 partecipanti, ai quali era stato chiesto in sei occasioni tra il 1985 e il 2013 di riferire la frequenza di contatti sociali con amici e parenti. Gli stessi partecipanti hanno anche completato test cognitivi dal 1997 in poi, e i ricercatori hanno consultato le loro cartelle cliniche elettroniche fino al 2017 per vedere se era mai stata diagnosticata loro la demenza.


Per l'analisi, il team di ricerca si è concentrato sulle relazioni tra i contatti sociali a 50, 60 e 70 anni di età e la successiva incidenza di demenza, e se il contatto sociale era collegato al declino cognitivo, dopo aver tenuto conto di altri fattori come l'istruzione, l'occupazione, lo stato coniugale e quello socioeconomico.


I ricercatori hanno scoperto che un aumento del contatto sociale a 60 anni è associato a un rischio significativamente più basso di sviluppare la demenza più avanti nella vita. L'analisi ha mostrato che chi vedeva amici quasi ogni giorno a 60 anni aveva il 12% in meno di probabilità di sviluppare demenza rispetto a chi vedeva solo uno o due amici su vari mesi.


Hanno trovato associazioni altrettanto forti tra il contatto sociale a 50 e 70 anni e la successiva demenza; sebbene tali associazioni non abbiano raggiunto un significato statistico, i ricercatori affermano che il contatto sociale a qualsiasi età può avere un impatto simile sulla riduzione del rischio di demenza.


Il contatto sociale tra la metà e la fine della vita era similmente correlato con le misure cognitive generali.


Studi precedenti avevano trovato un legame tra il contatto sociale e il rischio di demenza, ma non avevano tempi di studio così lunghi, quindi non potevano escludere la possibilità che l'inizio del declino cognitivo potesse aver indotto le persone a vedere meno persone, invece del contrario. Il lungo seguito del presente studio rafforza l'evidenza che l'impegno sociale potrebbe proteggere le persone dalla demenza a lungo termine.


I ricercatori affermano che ci sono alcune spiegazioni su come il contatto sociale potrebbe ridurre il rischio di demenza.


L'autore senior Professor Gill Livingston (Psichiatria UCL) che in precedenza aveva condotto un importante studio internazionale delineando i fattori del ciclo di vita che influenzano il rischio di demenza, ha affermato:

"Le persone socialmente impegnate esercitano le capacità cognitive come la memoria e il linguaggio, che possono aiutarle a sviluppare la riserva cognitiva; mentre potrebbe non impedire ai loro cervelli di cambiare, la riserva cognitiva potrebbe aiutare le persone a far fronte meglio agli effetti dell'età e ritardare ogni sintomo di demenza.

"Trascorrere più tempo con gli amici potrebbe anche essere positivo per il benessere mentale e potrebbe essere correlato all'attività fisica, entrambi i quali possono anche ridurre il rischio di demenza".

 

 

 


Fonte: University College London via Science Daily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andrew Sommerlad, Séverine Sabia, Archana Singh-Manoux, Glyn Lewis, Gill Livingston. Association of social contact with dementia and cognition: 28-year follow-up of the Whitehall II cohort study. PLOS Medicine, 2 Aug 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.