Un sonno scadente può essere un segno che delle persone per il resto sane possono avere un rischio più alto di Alzheimer più avanti nella vita, rispetto a coloro che non hanno problemi con il sonno, secondo uno studio pubblicato ieri 5 luglio 2017 su Neurology®.
I ricercatori hanno trovato un legame tra i disturbi del sonno e i marcatori biologici del morbo nel fluido spinale. "Le evidenze precedenti hanno dimostrato che il sonno può influenzare lo sviluppo o la progressione dell'Alzheimer in vari modi", ha dichiarato l'autrice senior dello studio Barbara B. Bendlin PhD dell'Università del Wisconsin di Madison. "Ad esempio, il sonno interrotto o la mancanza di sonno possono portare all'accumulo di placca amiloide, perché è durante il sonno che entra in azione il sistema di pulitura del cervello. Il nostro studio non ha guardato solo all'amiloide ma anche altri marcatori biologici del fluido spinale".
L'amiloide è una proteina che può piegarsi e formare placche. La tau è una proteina che forma grovigli. Queste placche e grovigli si trovano nel cervello delle persone con Alzheimer. Per lo studio, i ricercatori hanno reclutato 101 persone con un'età media di 63 anni che avevano una capacità normale di pensare e memorizzare, ma che erano considerate a rischio di Alzheimer, avendo un genitore con la malattia o essendo portatori di un gene che aumenta il rischio della malattia, chiamato apolipoproteina E (APOE).
I partecipanti sono stati intervistati sulla qualità del loro sonno. Essi hanno inoltre fornito campioni di fluidi spinali dove sono stati cercati i marcatori biologici della malattia. I ricercatori hanno scoperto che le persone che avevano riferito una qualità peggiore di sonno, più problemi di sonno e una sonnolenza diurna avevano più marcatori biologici dell'Alzheimer nel fluido spinale di quelle che non avevano problemi di sonno.
Questi marcatori biologici includevano segni di amiloide, tau e danno alle cellule cerebrali e infiammazione. "È importante identificare i fattori di rischio modificabili per Alzheimer dato che le stime suggeriscono che ritardare l'inizio della malattia di soli cinque anni potrebbe ridurre di 5,7 milioni il numero di casi nei prossimi 30 anni e farci risparmiare 367 miliardi di dollari in spese sanitarie", ha detto la Bendlin.
Anche se alcune di queste relazioni erano forti guardando a tutti come gruppo, non tutti coloro che avevano problemi di sonno hanno anomalie nel fluido spinale. Ad esempio, non esisteva alcun legame tra i marcatori biologici del fluido spinale e l'apnea ostruttiva del sonno. I risultati si sono mantenuti validi quando i ricercatori li hanno aggiustati per altri fattori come l'uso di farmaci per i problemi di sonno, la quantità di istruzione, i sintomi di depressione o l'indice di massa corporea.
"Non è ancora chiaro se il sonno riesce a influenzare lo sviluppo della malattia o se la malattia influenza la qualità del sonno", ha dichiarato la Bendlin. "È necessaria altra ricerca per definire ulteriormente il rapporto tra il sonno e questi biomarcatori. Ci sono già molti modi efficaci per migliorare il sonno. È possibile che un intervento precoce nelle persone a rischio di Alzheimer possa prevenire o ritardare l'insorgenza della malattia".
Una limitazione dello studio era che i problemi del sonno erano auto-segnalati. Negli studi futuri può essere utile il monitoraggio dei modelli del sonno da parte di professionisti sanitari.
Fonte: American Academy of Neurology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Kate E. Sprecher, Rebecca L. Koscik, Cynthia M. Carlsson, Henrik Zetterberg, Kaj Blennow, Ozioma C. Okonkwo, Mark A. Sager, Sanjay Asthana, Sterling C. Johnson, Ruth M. Benca and Barbara B. Bendlin. Poor sleep is associated with CSF biomarkers of amyloid pathology in cognitively normal adults. Neurology, published ahead of print July 5, 2017, doi:10.1212/WNL.0000000000004171
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