La caratteristica dell'Alzheimer è l'accumulo di placche e proteine disfunzionali nel cervello. Mentre molta ricerca di Alzheimer si è concentrata sull'accumulo della proteina amiloide-beta, i ricercatori hanno cominciato a prestare maggiore attenzione a un'altra proteina associata da molto tempo a questa malattia, la tau, che non non è stata finora studiata molto a fondo, in parte perché gli scienziati solo di recente hanno sviluppato dei metodi efficaci per scansionare la tau.
Usando un nuovo agente di scansione che si lega alla proteina tau e la rende visibile nella tomografia ad emissione di positroni (PET), gli scienziati della Washington University di St. Louis hanno dimostrato che le misure della tau sono marcatori migliori del declino cognitivo caratteristico dell'Alzheimer, rispetto alle misure dell'amiloide-beta viste nelle scansioni PET.
Il nuovo studio è stato pubblicato ieri 11 maggio sulla rivista Science Translational Medicine.
Confrontando le immagini del cervello di persone cognitivamente normali con pazienti con Alzheimer lieve, i ricercatori hanno scoperto che le misure della tau prevedono meglio i sintomi di demenza rispetto alle misure dell'amiloide-beta. Per determinare i gradi di deterioramento cognitivo, alcuni dei partecipanti che si sono sottoposti a scansioni cerebrali sono stati valutati anche con la tradizionale scala clinica di punteggio della demenza (CDR), con misure del liquido cerebrospinale, e con test di carta e penna della memoria e di altre funzioni cerebrali usati comunemente.
"Il nostro lavoro e quello di altri ha dimostrato che livelli elevati di amiloide-beta sono i primi marcatori dello sviluppo dell'Alzheimer", ha detto l'autore senior Beau M. Ances MD/PhD, professore associato di neurologia. "Ma nelle prime fasi della malattia, pur con accumulo di amiloide, molti pazienti sono cognitivamente normali, il che significa che i loro processi di memoria e di pensiero sono ancora intatti. Quello che sospettiamo è che prima cambi l'amiloide e poi la tau, ed è la combinazione delle due che fa passare il paziente dall'assenza di sintomi al decadimento cognitivo lieve".
Lo studio includeva 36 partecipanti di controllo cognitivamente normali e 10 pazienti con Alzheimer lieve. Anche se Ances auspica che siano fatti studi più grandi, egli ha detto che questa analisi contribuisce a stabilire che il nuovo agente tau, chiamato T807, è uno strumento importante per la comprensione della cronologia della progressione dell'Alzheimer e per definire quali aree del cervello sono coinvolte.
"Di solito siamo in grado di fare la diagnosi più avanti nel processo della malattia, quando la funzione del cervello è già compromessa", ha detto. "Vogliamo sviluppare dei modi per fare una diagnosi precoce e quindi progettare esperimenti per testare farmaci contro l'accumulo di amiloide e di tau. Anche se al momento non possiamo prevenire o curare l'Alzheimer, ritardare la comparsa dei sintomi di 10-15 anni farebbe una grande differenza per i nostri pazienti, le loro famiglie e i caregiver, e per l'economia globale".
Oltre a stabilire una linea temporale, Ances ha detto che il nuovo strumento è di vitale importanza per la raccolta di informazioni spaziali sulle aree cerebrali colpite. L'aumento della tau nel liquido cerebrospinale è da lungo tempo un marcatore della demenza, ma Ances ha detto che questo tipo di dati non può individuare in quali parti del cervello si stanno radunando le proteine anomale.
"Le misure del liquido spinale sono molto importanti, ma non ci danno un quadro completo dello spazio", ha detto. "Il nostro nuovo studio suggerisce che si può tollerare una certa quantità di tau ammucchiata nell'ippocampo, ma una volta che inizia a diffondersi in altre aree, in particolare i lobi laterali temporali e parietali, quello sembra essere il punto di svolta".
Con la disponibilità di agenti di scansione per l'amiloide-beta e ora per la tau, Ances dice che i ricercatori hanno gli strumenti necessari per valutare l'efficacia delle terapie sperimentali contro l'accumulo di entrambe le proteine. Il nuovo agente è approvato per l'uso nel contesto di studi di ricerca clinica e probabilmente si rivelerà importante per l'imaging del cervello per altri tipi di disturbi che coinvolgono l'eccesso di accumulo di tau, comprese le lesioni cerebrali traumatiche.
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Questo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla National Science Foundation, dalla Charles F. and Joanne Knight Alzheimer’s Research Initiative, dall'Hope Center for Neurological Disorders, dal Fred Simmons and Olga Mohan Fund e dal Paula and Rodger Riney Fund. La Avid Radiopharmaceuticals (una consociata della Eli Lilly) ha fornito le dosi di florbetapir e un sostegno finanziario parziale per le sessioni di scansione con florbetapir. La Avid Radiofarmaci ha anche fornito il precursore del T807, la chimica del radiofarmaco AQ4 e la tecnologia per questo studio.
Fonte: Washington University in St. Louis (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Brier MR, Gordon B, Friedrichsen K, McCarthy J, Stern A, Christensen J, Owen C, Aldea P, Su Y, Hassenstab J, Cairns NJ, Holtzman DM, Fagan AM, Morris JC, Benzinger TLS, Ances BM. Tau and Ab imaging , CSF measures, and Cognition in Alzheimer's disease. Science Translational Medicine, May 2016, Vol. 8, Issue 338, pp. 338ra66
DOI: 10.1126/scitranslmed.aaf2362
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