Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Svelati i fattori di rischio per un invecchiamento più rapido nel cervello

Ricercatori dell'Università di Oxford hanno usato i dati della UK Biobank per rivelare che il diabete, l'inquinamento atmosferico legato al traffico e l'assunzione di alcol sono i più dannosi tra i 15 fattori di rischio modificabili per la demenza.

Brain ageing risk factorsA sinistra: in giallo-rosso le regioni che degenerano prima del resto del cervello e sono vulnerabili all'Alzheimer. A destra: ogni punto rappresenta i dati di un cervello esaminato; la curva dice che in queste regioni molto fragili c'è una degenerazione accelerata dall'età. (Fonte: G. Douaud e J. Manuello)

I ricercatori avevano identificato in precedenza un 'punto debole' nel cervello, una rete specifica di regioni di ordine superiore che non solo si sviluppano più tardi nell'adolescenza, ma che anche mostrano prima la degenerazione in vecchiaia. Hanno dimostrato che questa rete cerebrale è anche particolarmente vulnerabile alla schizofrenia e al morbo di Alzheimer (MA).


In questa nuova ricerca, pubblicata su Nature Communications, hanno studiato le influenze genetiche e modificabili su queste regioni cerebrali fragili osservando le scansioni cerebrali di 40.000 iscritti over-45 alla UK Biobank.


I ricercatori hanno esaminato 161 fattori di rischio della demenza e hanno classificato il loro impatto su questa rete cerebrale vulnerabile, oltre agli effetti naturali dell'età. Hanno classificato questi cosiddetti fattori di rischio 'modificabili', in quanto possono potenzialmente essere cambiati in tutta la vita per ridurre il rischio di demenza, in 15 ampie categorie:

  1. pressione sanguigna
  2. colesterolo
  3. diabete
  4. peso
  5. consumo di alcol
  6. fumo
  7. umore depressivo
  8. infiammazione
  9. Inquinamento
  10. udito
  11. sonno
  12. socializzazione
  13. dieta
  14. attività fisica
  15. istruzione.


La prof.ssa Gwenaëlle Douaud, che ha guidato questo studio, ha dichiarato:

"Sappiamo che una costellazione di regioni cerebrali si degenera precocemente nell'invecchiamento e in questo nuovo studio abbiamo dimostrato che queste parti specifiche del cervello sono più vulnerabili al diabete, all'inquinamento dell'aria legato al traffico - sempre più importante come attore nella demenza - e alcol, di tutti i fattori di rischio comuni per la demenza.

"Abbiamo scoperto che diverse variazioni nel genoma influenzano questa rete cerebrale e sono implicate in morte cardiovascolare, schizofrenia, MA e Parkinson, come pure nei due antigeni di un gruppo sanguigno poco conosciuto, il 'sistema antigene XG elusivo', una scoperta completamente nuova e inaspettata".


Il professor Lloyd Elliott, coautore della Simon Fraser University di Vancouver/Canada, concorda:

"In effetti, due delle nostri sette scoperte genetiche si trovano in questa particolare regione contenente i geni del gruppo sanguigno XG e quella regione è altamente atipica perché è condivisa da entrambi i cromosomi sessuali X e Y. Questo è davvero abbastanza intrigante in quanto non sappiamo molto su queste parti del genoma; il nostro lavoro mostra che dovremmo esplorare ulteriormente questa terra incognita genetica".


È da riilevare che, come sottolinea il professor Anderson Winkler, coautore dei National Institutes of Health e dell'Università del Texas Rio Grande Valley:

"Quello che rende speciale questo studio è che abbiamo esaminato il contributo unico di ogni fattore di rischio modificabile, vedendoli tutti insieme per valutare la degenerazione risultante di questo particolare 'punto debole' del cervello. È con questo tipo di approccio olistico e completo - e dopo aver considerato gli effetti dell'età e del sesso - che 3 sono emersi come i più dannosi: diabete, inquinamento atmosferico e alcol".


Questa ricerca fa luce su alcuni dei fattori di rischio più critici per la demenza e fornisce nuove informazioni che possono contribuire alla prevenzione e alle strategie future per un intervento mirato.

 

 

 


Fonte: University of Oxford (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: J Manuello, [+], G Douaud. The effects of genetic and modifiable risk factors on brain regions vulnerable to ageing and disease. Nat Commun, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.